Evoluzione urbanistica di Palermo
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Lo sviluppo urbanistico di Palermo ha risentito molto delle varie dominazioni che si sono succedute nel corso dei secoli presentando ora una grande varietà di ambienti e scorci che rendono il centro storico come un luogo a sè stante rispetto alla cosiddetta Palermo Nuova, frutto dell'espansione incontrollata del secondo novecento.
[modifica] Contesto geografico
Il territorio su cui adesso sorge la città di Palermo si presentava come una zona semi pianeggiante, ricca di acquitrini e torrenti e protetta alle spalle da una catena montuosa (i Monti di Palermo) e a nord dal promontorio del monte Pellegrino.
[modifica] La fondazione e il periodo Punico - Romano
Il primo nucleo della Palermo fenicia venne edificato intorno al VIII secolo a. C. su una piccola altura nei pressi dell'attuale Palazzo dei Normanni posta all'interno di una ristretta penisola creata da due fiumi. Le catene montuose alle spalle e la presenza di un insenatura su cui sfociavano i due fiumi Kemonia e Papireto detta Cala, resero la città facilmente difensibile e quindi un importante sede portuale. Il primo asse viario fu il cosiddetto Cassaro, una sorta di Decumano con orientamento Nord-Est Sud-Ovest (Mare - monti) corrispondente all'attuale Corso Vittorio Emanuele. Questo asse metteva in comunicazione la Paleopolis, il primo nucleo abitato, con la Neapolis, il nuovo quartiere nei pressi del porto. Alle spalle della Paleopolis, nell'attuale Corso Calatafimi, vi era invece la Necropoli risalente al VII secolo a. C.. Durante il periodo Romano e Bizantino l'impianto urbanistico rimase pressocchè immutato con l'aggiunta di alcune opere infrastrutturali e difensive.
[modifica] La Palermo Arabo - Normanna
In seguito alla conquista Araba del 831 la città conobbe un grande periodo di splendore che si rifletté in un grande sviluppo urbanistico. I primi arabi si insediarono nella parte più antica della città che chiamarano al-qasr (luogo fortificato), da qui la denominazione del Cassaro. L'incremento della popolazione si tradusse nella nascita di nuovi quartieri posti aldilà dei fiumi come l'Albergheria, vicino il Kemonia, o quello degli Schiavoni alle spalle del Papireto. Gli Arabi, mantenendo comunque l'originario impianto Punico-Romano, ampliarono ulteriormente la città con la costruzione di importanti opere cittadine come mercati e moschee. Nel 937 nella zona ad est della Cala venne costruita una cittadella fortificata chiamata al-halisah, meglio nota come Kalsa, in cui aveva sede l'emirato. Quando nel 1072 i Normanni espugnarono la cittadella della Kalsa, iniziò un nuovo periodo fatto di integrazione culturale e di fioritura delle arti. Scelsero come sede governativa il Palazzo Reale che venne fortificato e abbellito con la Cappella Palatina. Venne ripristinato il culto cristiano, quindi molte moschee vennero riconvertite, come la Cattedrale, ma la convivenza fra le diverse culture rimase pacifica. La struttura urbanistica mutò in maniera considerevole: oltre ai quartieri del Cassaro, Kalsa e Albergheria venne ampliata la zona degli Schiavoni, detta poi del Seracaldio, abitata soprattutto da arabi e, in seguito a opere di interramento del porto, questa zona venne edificata e chiamata Amalfitania (successivamente quartiere di Porta Patitelli). Grazie alle conoscenze in campo agricolo ereditate dagli arabi, durante questo periodo sorsero molte residenze nobiliari e giardini oltre le mura cittadine, come la Zisa e la Cuba, che contribuiro alla denominazione della zona col nome di Conca d'Oro.
[modifica] Dagli Svevi agli Angioini
In poco più di due secoli la città passò dal dominio Svevo a quello Aragonese passando per quello Angioino e Chiaramontano. Nel XIII secolo Palermo venne suddivisa in cinque quartieri: i quattro quartieri storici con l'aggiunta della Conceria, zona che prendeva il nome dalle numerose botteghe di conciatori che vi erano presenti. Questo assetto rimase invariato fino al XV secolo. Durante il XIV secolo si intervenne più che altro alla sistemazione edilizia cittadina e al ripristino di vecchie abitazioni. In seguito alla bonifica dell'attuale Piazza Marina, venne edificato il Palazzo Chiaramonte di proprietà di una delle famiglie più importanti della nobiltà palermitana. Venne costruita la cinta muraria fra la Kalsa e il Castello a Mare, si sistemò Piazza Ballarò e iniziarono i lavori di risistemazione del porto della Cala in seguito ai passati interramenti.
[modifica] Il periodo spagnolo
Nel 1412 la Sicilia divenne dominio spagnolo e lo sarà fino al 1713. I primi interventi urbanistici ebbero inizio nella seconda metà del XVI secolo con il prolungamento fino a mare del Cassaro e l'apertura di Porta Felice. Ma la svolta significativa si ebbe con l'apertura della via Maqueda, che prese il nome dal viceré spagnolo Duca di Maqueda. Questa strada divenne il secondo asse principale della città che, tagliando perpendicolarmente il Cassaro, divideva il centro storico "in quattro nobili parti" che divennero i nuovi quartieri della città. Si identificarono così i "quattro mandamenti" che presero anche il nome delle rispettive sante patrone e dagli edifici principali che vi avevano sede.
- Albergheria o Palazzo Reale (con patrona Santa Cristina). Corrispondeva alla Paleopolis e al centro amministrativo della città dove si trova appunto il Palazzo dei Normanni
- Seralcadio o Monte di Pietà (con patrona Santa Ninfa) dove hanno sede oltre al monte di pietà anche la Cattedrale e il mercato del Capo.
- La Loggia o Castellammare (con patrona Santa Oliva) nei pressi del porto antico. Vi erano il quartiere degli Schiavoni e la fortezza del Castello a mare.
- Kalsa o Tribunali (con patrona Sant'Agata) la zona della fortezza araba e dei tribunali dell'inquisizione, come Palazzo Chiaramonte.
L'incrocio fra il Cassaro e la via Maqueda divenne il nuovo salotto della città con la realizzazione della piazza ottagonale nota come "Quattro canti", terminata nel 1620. Altri interventi vennero svolti per il miglioramento del sistema difensivo, con la costruzione dei bastioni e il Castello a mare venne ulteriormente fortificato. Iniziarono i lavori di bonifica dei fiumi Kemonia e Papireto resosi necessari in seguito alle frequenti alluvioni (devastante quella del 1557). In seguito alla costruzione del Cardo, nel nuovo asse proliferarono i palazzi nobiliari e gli edifici religiosi caratterizzati dallo stile barocco tipico del periodo.
[modifica] Lo sviluppo delle ville extraurbane
Nel XVIII secolo la zona limitrofa della città muta considerevolmente grazie all'introduzione del sistema delle ville. Già in periodo medievale in tutta la Conca d'oro erano disseminati i cosiddetti "bagli", cortili dalla forma quadrangolare, circondati da mura e muniti di torri d'avvistamento. La tipologia edilizia del baglio aveva principalmente una funzione difensiva ma, terminata l'era della pirateria, questi cadono in disuso e sostituiti dalle "casene" che nel XVII secolo lasceranno progressivamente il posto alle ville. La decisione di spostarsi all'esterno della città consolidata non deriva soltanto dalla "moda della villeggiatura" incalzante nel periodo, ma è dovuta anche all'aumento della pressione fiscale all'interno della città e alla volontà dei nobili di avere una maggiore presenza nei loro fondi agricoli così da poterne tenere sotto controllo la produzione. Le ville si dislocarono prevalentemente secondo tre direttrici: la prima a sud verso la zona di Bagheria, la seconda ad ovest verso Monreale, la terza a nord nella cosiddetta Piana dei Colli. Le prime ville sorgeranno nei pressi del paese di Bagheria, seguendo la via già percorsa dal Principe di Butera che, costruendo una villa nella località palermitana, sposterà qui la sua residenza. Successivamente, con lo sviluppo di nuove colture e tecniche agricole, sorgeranno una moltitudine di ville nella zona semipianeggiante della Piana dei Colli. I bagli e le casene verranno convertite in ville mentre nuove residenze nobiliari verranno costruite in zone non edificate così da superare complessivamente la cinquantina di fabbricati.
[modifica] Alcune ville del palermitano
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[modifica] Le borgate storiche
A cavallo fra il XVII e XVIII secolo a causa della crescita la popolazione non trova spazio sufficiente per edificare nuove abitazioni in una città rinchiusa ancora dalle mura bastionate. È in questo periodo che nascono i primi insediamenti al di fuori delle mura, primo fra tutti il Borgo marinaro di Santa Lucia, corrispondente all'attuale Borgo Vecchio, che, posto poco più a nord del centro, divenne in breve tempo un importante approdo per la città. Altri centri erano già presenti in tutto il territorio limitrofo, le cosiddette borgate storiche, alcune di queste sorte in epoca molto antica come Sferracavallo o Mondello. Il sistema delle ville invece spinse parte della popolazione a lasciare il centro cittadino verso la ricca zona agricola. Così nei pressi delle residenze nobiliari, collegate al centro da una capillare rete viaria, sorgeranno questi nuovi insediamenti corrispondendenti a delle appendici della città nel territorio, che avranno una notevole importanza nello sviluppo socio economico della città.
[modifica] L'espansione oltre le mura
La città però necessitava di una nuova superficie edificabile e soprattutto di una direttrice di espansione. Dopo una prima fase di sviluppo verso il vicino paese di Monreale lungo il Cassaro, si decise di cambiare versante e di optare per il proseguimento della via Maqueda. I territori a sud erano però poco adatti all'edificabilità, vista la presenza del fiume Oreto che rendeva malsana la zona. Così, dopo aver costruito il quartiere Oreto subito oltre le mura, si tentò di incrementare l'espansione verso il fiume costruendo anche due grandi zone di verde, l'orto botanico e la villa giulia, ma ciò non ottenne i risultati sperati anche per motivi economici: la zona a sud era infatti quella più densamente coltivata. A questo punto la direttrice di espansione si orientò a nord, verso la Piana dei colli, una zona semi pianeggiante, fertile e arieggiata.
[modifica] L'inizio della pianificazione
La decisione di spostare il baricentro cittadino verso nord avviene definitivamente nel 1778 quando il pretore, il marchese Regalmici, affida all'ingegnere Nicolò Palma il compito di creare una nuova zona che mettesse in collegamento la città antica col Borgo di Santa Lucia secondo un ordine geometrico e razionale. La cosiddetta addizione Regalmici ripropone così l'ordine ortogonale dei Quattro canti ricreandolo all'esterno della città grazie all'incrocio fra il prolungamento della via Maqueda (ora via Ruggero Settimo) e una nuova via a essa perpendicolare, lo stradone dei Ventimiglia, oggi via Mariano Stabile che giungeva sino al mare. Si venne a creare così un'altra piazza ottagonale, chiamata Quattro canti di campagna in contrapposizione a quella cittadina mentre grazie alla strada del Mulino a vento si creò il collegamento fra la città e il Borgo di Santa Lucia. Nei primi decenni del XIX secolo la popolazione comincia sempre più a spostarsi all'esterno delle mura, tanto che l'amministrazione comunale nel 1819 istituisce i due nuovi quartieri Oreto e Molo e iniziano i lavori di miglioramento dei tracciati viari di collegamento. A conferma della corretta intuizione dell'amministrazione Regalmici, nel 1848 venne tracciata verso nord la via della Libertà, chiamata dai Borboni Strada della Real Favorita, completata nel 1861 con la piazza Alberigo Gentili.
[modifica] I progetti del 1860
In seguito agli attacchi al sistema bastionato da parte dei borboni e visto lo stato di degrado di molte abitazioni del centro, il pretore Duca di Verdura promosse un concorso per la presentazione di un progetto di pianificazione della città. Il 25 settembre 1860 un gruppo di architetti e ingegneri composto fra gli altri da Giovan Battista Filippo Basile, presentò due progetti, uno "Economico", uno "Grandioso" ed alcuni elementi di quello "Medio" tutto questo poiché non si conosceva il bilancio a disposizione del comune. Il primo, "Economico", prevedeva soprattutto miglioramenti alla maglia viaria del centro e la creazione di nuove strade nella zona nord, la lottizzazione dei terreni presso la via Libertà e l'edificazione di bagni pubblici e di due teatri. Quello "Grandioso" si concentrava soprattutto sulla viabilità interna prevedendo un reticolato composto da altri quattro assi perpendicolari fra loro che intersecando le vie Maqueda e Cassaro dividevano la città in sedici quadranti rettangolari. Alla fine nessuno di questi progetti venne realizzato, ma le proposte da questi lanciate influenzeranno molto la successiva pianificazione cittadina. Nel 1866 l'Uffico tecnico comunale redige il "Piano generale di bonifica e ampliamento" che riprende alcuni elementi del progetto "Grandioso", ma favorendo uno sviluppo disomogeneo proponendo la lottizzazione e i piani ad opera di privati. È anche grazie alla grande crescita demografica che nella zona Ovest della città vengono identificati due nuovi mandamenti in prossimità delle antiche residenze normanne: Cuba e Zisa. La città viene anche dotata di importanti infrastrutture come il prolungamento del Molo Nord per difendersi dalle frequenti inondazioni e la prima circonvallazione ferroviara che congiunge la zona portuale con la stazione centrale.
[modifica] Il Piano Giarrusso e il taglio di Via Roma
Per approfondire, vedi la voce Piano Regolatore 1885 (Palermo). |
La situazione igienico-sanitaria all'interno del centro peggiorava sempre di più. La maggior parte della popolazione infatti abitava i cosiddetti "catoi", una sorta di monolocali con cortile interno e solitamente privi di pavimentazione. In queste condizioni erano molto frequenti le epidemie tanto che l'amministrazione decise di intervenire proponendo un piano di bonifica. Nel 1885 venne approvato il "Piano regolatore di risanamento" dell'ing. Felice Giarrusso (noto appunto come Piano Giarrusso) che sostituì quello dell'ing. Luigi Castiglia che venne bocciato. Questo piano, rifacendosi al progetto "Grandioso", prevedeva l'apertura di quattro strade perpendicolari agli assi preesistenti che creassero degli incroci ortogonali al centro di ogni mandamento. Queste strade, dalla larghezza prevista intorno ai 20 metri, avrebbero avuto il compito di aprire la stretta e disordinata maglia viaria antica permettendo il passaggio dell'aria e della luce rendendo più salubri le varie zone. Per dislocare la popolazione dalle zone interessate dai lavori si vennero a creare nuovi quartieri posti soprattutto in riva al mare, come nei pressi delle borgate di Romagnolo nella zona sud e dell'Acquasanta alle falde del monte Pellegrino. Delle quattro grandi strade previste vennero realizzate soltanto l'attuale via Mongitore, che taglia parallelamente al Cassaro il quartiere dell'Albergheria, e la via Roma.
La via Roma presenta un iter realizzativo molto contorto ricco di problemi burocratici e finanziari. È l'unica via delle quattro previste ad essere stata completata, cioè è l'unica che attraversa due mandamenti (Tribunali e Castellamare correndo parallelamenta alla via Maqueda). I lavori iniziarono nel 1895 e vennero ultimati nel 1922 e causarono la demolizione di molte abitazioni e di edifici e chiese di interesse storico. Poiché i finanziamenti terminavano periodicamente, i lavori non si svolsero con continuità cosicché la strada venne realizzata a zone presentando un tracciato non esattamente parallelo alla via Maqueda (si dice anche che questa leggera deviazione sia dovuta agli interessi di ricche famiglie che sul tracciato previsto vi avevano la residenza). La via Roma divenne dunque un importante asse cittadino che metteva in collegamento la Stazione centrale con la zona portuale del Borgo Vecchio. Per questo motivo sulla via si edificarono il Teatro Biondo e in epoca fascista il palazzo della Posta Centrale, senza dimenticare tutti i palazzi in stile umbertino che con la loro altezza rendevano vano lo sperato effetto di "risanamento" poiché eclissando i bassi edifici alle loro spalle impedivano il passaggio di luce e aria verso l'interno. Così la via Roma, finanziata col denaro previsto per le cosiddette opere di risanamento, divenne più che altro una strada celebrativa e a conferma di ciò all'inizio della stessa venne posto un ingresso monumentale in piazza Giulio Cesare.
[modifica] L'Esposizione Nazionale e la crisi degli anni Venti
Nel 1891 si svolse un evento che anche se non lasciò prove tangibili del suo passaggio influenzò decisamente la storia urbanistica della città: l' Esposizione Nazionale. Grazie all'iniziativa delle importanti e ricche famiglie palermitane, tra cui senz'altro i Florio e i Whitaker, la città si mise in "vetrina" ospitando un evento che ebbe riscontri positivi anche dal punto di vista commerciale e turistico. I padiglioni dell' Esposizione vennero costruiti nella zona a monte di via Libertà fra le attuali piazze Politeama e Croci, nella zona nota come "firriatu di Villafranca" di proprietà del principe di Radaly. Nel giro di qualche anno tutti i padiglioni vennero smontati ma la risonanza della manifestazione ebbe importanti strascichi sulla storia cittadina:
- La zona prevista confermava la volontà cittadina di spostare l'attenzione sull'area a nord del centro. Il completamento della via Libertà nel 1911 segnerà appunto fermamente questa decisione trasformando questa zona nel nuovo centro direzionale della città dedicato alle classi più abbienti e dinamiche.
- La disposizione a scacchiera che si rifaceva all'impianto ortogonale parigino influenzerà la successiva edificazione della zona che al termine della manifestazione verrà lottizzata ed occupata da ricche abitazioni poste su più piani.
- Lo stile liberty d'altro canto troverà un fecondo terreno nella nascita dei numerosi villini che le ricche famiglie edificheranno lungo la via Libertà e nelle vicine vie, come l'attuale via Notarbartolo. Anche se ormai quasi interamente demoliti per far posto ad alti condomini, lo stile liberty è ancora ben visibile nelle ville edificate nello stesso periodo soprattutto nei pressi di Mondello che, in seguito alla bonifica degli acquitrini di Valdesi, diventerà in breve tempo la spiaggia preferita dai palermitani.
I primi decenni del novecento segnano invece una profonda crisi economica che si ripercuoterà anche in ambito cittadino. Vista la proroga del piano Giarrusso fino al 1941 i proprietari degli edifici del centro, spaventati da eventuali espropri, non effettueranno nessun lavoro di mantenimento sulle abitazioni che così sprofondano sempre più in uno stato di abbandono e degrado mentre l'edificazione senza controllo segna la nascita di nuovi quartieri, come quello dell'Olivuzza. Nonostante tutto nel 1922 iniziano i lavori per l'ampliamento del porto e vengono costruiti il quartiere Matteotti, iniziato nel 1927, e il nuovo ospedale Civico progettato nel 1932.
[modifica] Il Concorso del 1939
Nel 1939, vista la necessità di dotare la città di uno strumento che desse ordine all'edificazione di una città in perenne crescita, venne indetto un concorso nazionale per la redazione di un Piano regolatore e di ampliamento previsto per una città di oltre 700.000 abitanti. Nel 1941 furono tre i progetti vincitori ad ex aequo; tutti i progettisti mostrarono l'importanza di creare una tangenziale posta al di là della città ma entro i rilievi montuosi che avrebbe svincolato il centro dal traffico pesante in direzione Messina - Trapani. Ricollegandosi alle strade statali nei pressi di Sferracavallo a nord e nella zona industriale a sud e raccordandosi alla città tramite le vie radiali che da essa si dipartivano nel territorio interno, avrebbe avuto anche la funzione di dislocare il traffico agricolo proveniente dalla conca d'oro e diretto verso il centro. Nel 1944 l'Ufficio tecnico comunale redasse poi un Piano Regolatore in collaborazione con i vincitori del concorso, ma questo piano rimase solo sulla carta. Fra le norme, decise anche in comformità della legge urbanistica del 1942, vi era anche l'istituzione di alcune aree destinate a verde e la decisione di impiantare un'area industriale nella zona sud presso il paese di Ficarazzi. In seguito ai pesanti bombardamenti subiti dalla città durante la seconda guerra mondiale, nel 1945, Palermo venne inserita fra le città che dovevano adottare un piano di ricostruzione. Fra i primi interventi vi fu la nascita di nuovi quartieri di edilizia sovvenzionata come il Villaggio S. Rosalia mentre di riflesso prese sempre più piede il fenomeno della speculazione edilizia.
[modifica] PRG del 1962
Per approfondire, vedi la voce Piano Regolatore 1962 (Palermo). |
[modifica] Palermo oggi
Oggi Palermo mostra una grande eterogeneità nel suo tessuto urbano. La "colata di cemento" che ha invaso la Conca d'Oro a partire dagli anni sessanta ha occupato una porzione di territorio che posto fra il mare e le montagne creava un paesaggio un tempo splendido. Adesso il centro storico regolato da un PPE redatto nel 1989 dai progettisti Leonardo Benevolo, Pierluigi Cervellati e Italo Insolera è ancora oggi, uno dei più grandi d'Europa risultando però fin troppo diverso dalle nuove zone, quasi separato da esse e relegato al solo ruolo di "centro servizi"; le borgate storiche, alcune di queste regolate da Piani Particolareggiati, sono state intrappolate e congelate dalla nuova città sempre in espansione. Ultimamente però grazie ai lavori di ripristino e ristrutturazione del centro storico e alla redazione nel 2003 di una Variante Generale al piano, l'attenzione dell'amministrazione si sta volgendo anche alla riqualificazione del patrimonio storico e paesaggistico senza dimenticare la salvaguardia ambientale e il miglioramento dei servizi volti alla mobilità di una città dal ricchissimo patrimonio artistico frutto di una storia millenaria. Numerosi sono infatti i progetti di riqualificazione frutto di progetti PIT ("Palermo Capitale dell'Euromediterraneo"), PRUSST o piani specificici come il Piano Regolatore Portuale.
[modifica] Voci correlate
- Sacco di Palermo
- Storia di Palermo
- Lista dei monumenti di Palermo
- Area metropolitana di Palermo
- Piano Regolatore 1885 (Palermo)
- Piano Regolatore 1962 (Palermo)
[modifica] Bibliografia
- de Spuches G., Guarrasi V., Picone M., La città incompleta, Palermo, Palumbo, 2002.
- AA.VV., Palermo , Bari, Laterza, 1988.
- Inzerillo S. M., Urbanistica e società negli ultimi duecento anni a Palermo. Piani e prassi amministrativa dall'«addizione» del Regalmici al concorso del 1939 , Palermo, Quaderni dell'Istituto di Urbanistica e Pianificazione Territoriale della Facoltà di Architettura di Palermo, 1981.