Guerra civile spagnola

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Guerra civile spagnola

Mappa politica della Spagna all'inizio della guerra.
Data: 17 luglio 1936 - 1 aprile 1939
Luogo: Spagna, colonie spagnole e Mar Mediterraneo
Esito: Vittoria dei nazionalisti
Schieramenti
Repubblica spagnola
Unione Sovietica
Brigate Internazionali
Federazione Anarchista Iberica
bandiera Messico
Nazionalisti spagnoli
Italia
Germania
bandiera Portogallo
Comandanti
Manuel Azaña
Francisco Largo Caballero
Juan Negrín
Buenaventura Durruti
Francisco Franco
Gonzalo Queipo de Llano
Emilio Mola
José Sanjurjo
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Voci principali


Categoria: Storia della Spagna

La guerra civile spagnola, nota in Italia anche semplicemente come guerra di Spagna, fu una guerra civile combattuta tra il luglio 1936 e l'aprile 1939 fra i ribelli franchisti, noti come Nacionales, ed i Republicanos ovvero le truppe governative ed i sostenitori della Repubblica Spagnola che terminò con la sconfitta della causa repubblicana, dando inizio alla dittatura di Francisco Franco.

La guerra accese un appassionato interesse nelle comunità politiche e intellettuali internazionali. Il generale Francisco Franco era appoggiato dalla Germania nazista e dall'Italia fascista. Dal regime fascista italiano fu vista come una "crociata" per la civiltà europea e per la civiltà cristiana contro la barbarie dei "rossi", la cui sconfitta rinforzò la posizione del Duce italiano sia sul piano nazionale che internazionale. Anche se la causa fondamentale furono gli ideali nazionalisti spagnoli, il conflitto venne seguito attentamente in tutto il mondo come la prima importante contesa militare tra le forze di sinistra e quelle sempre più potenti e pesantemente armate del fascismo.

Il numero delle vittime è stato a lungo dibattuto, con stime che vanno dalle 500.000 ad un milione di persone uccise dalla guerra. Molti artisti ed intellettuali spagnoli (compresa gran parte della Generazione spagnola del 1927) vennero uccisi o costretti all'esilio. L'economia spagnola ebbe bisogno di decenni per recuperare (vedi Miracolo spagnolo).

Le ripercussioni politiche ed emotive della guerra andarono ben oltre i confini della nazione. A seconda dei punti di vista è stata considerata una guerra tra tirannia e democrazia, fascismo e libertà o comunismo e civiltà. È stata in seguito guardata come un'anteprima della seconda guerra mondiale.

La guerra civile spagnola, assieme al franchismo che gli succedette, sono considerati da alcuni la realizzazione dell'anatema (cherem) che i rabbini ebrei lanciarono contro la Spagna nel 1492, quando, terminata la reconquista la regina Isabella di Castiglia cacciò tutti gli ebrei sefarditi dalle proprie terre.[1]

Indice

[modifica] Introduzione

Dal 1934 al 1936, la seconda repubblica spagnola fu governata da una coalizione di centro-destra che comprendeva i conservatori cattolici della Confederación Española de Derechas Autónomas (CEDA). In questo periodo ci furono scioperi generali a Valencia e Saragozza, scontri di piazza a Madrid e Barcellona, e una sollevazione dei minatori nelle Asturie, che venne repressa con la forza dalle truppe comandate dal generale López Ochoa e dai Legionari comandati da tenente colonnello Juan Yagüe, sotto la direzione del Ministro della Guerra Diego Hidalgo. Durante questo periodo il governo annullò molte delle riforme progressiste approvate durante il governo precedente, opponendosi specialmente alla riforma agraria.

Dopo una serie di crisi governative, le contestate elezioni del 16 febbraio 1936 portarono al potere il governo del Fronte Popolare (Frente Popular) appoggiato dai partiti della sinistra ed avversato da quelli di destra e centro.

Il 17 luglio 1936 ci fu una ribellione conservatrice contro il recentemente eletto governo del Fronte Popolare di Spagna (le elezioni furono ampiamente contestate dall'opposizione). La ribellione non fu solo un colpo di stato militare, ma ebbe anche una sostanziale componente civile. I ribelli avevano sperato di guadagnare rapidamente il controllo della capitale, Madrid, e di tutte le altre importanti città spagnole. Siviglia, Pamplona, La Coruña, Cadice, Jerez de la Frontera, Cordova, Saragozza e Oviedo caddero tutte sotto il controllo dei ribelli, conosciuti anche come nazionalisti o fascisti, ma fallirono a Barcellona e Madrid. A causa di ciò, ne risultò una lunga guerra civile.

I partecipanti attivi nella guerra coprivano l'intera gamma di posizioni politiche e ideologiche dell'epoca. Le file nazionaliste comprendevano i fascisti della Falange, i carlisti e i monarchici legittimisti, i nazionalisti spagnoli e la maggior parte dei conservatori. Appartenevano allo schieramento repubblicano la maggioranza dei liberali, i nazionalisti Baschi e Catalani, i socialisti, i comunisti Stalinisti e Trotzkyisti, e gli anarchici di varie ideologie.

Dal punto di vista sociale, i nazionalisti comprendevano la maggioranza dei cattolici praticanti e del clero (al di fuori della regione Basca), importanti elementi dell'esercito, e la gran parte dei proprietari terrieri e degli affaristi. I repubblicani erano composti dalle classi operaie urbane, dai contadini e da buona parte del ceto medio istruito, specialmente quelli che non erano imprenditori.

I capi della ribellione furono i generali Francisco Franco, Emilio Mola e José Sanjurjo. Sanjurjo fu il leader incontestato della rivolta, ma rimase ucciso in un incidente aereo il 20 luglio 1936 mentre si recava in Spagna per prendere il controllo delle forze ribelli. Franco, il comandante generale dell'esercito spagnolo fin dal 1933, e già notoriamente filo-fascista, volò dalle Canarie alle colonie spagnole del Marocco, dove prese il comando. Per i restanti tre anni di guerra Franco fu il comandante di tutti i nazionalisti e gestì gli eventi in modo tale che alla fine della guerra non ci sarebbe stata opposizione al suo governo.

Una delle motivazioni principali sostenute all'epoca dell'iniziale sollevazione nazionalista fu quella di contrastare l'anticlericalismo del regime repubblicano e di difendere la Chiesa cattolica, che era stata censurata per il suo appoggio alla monarchia e che molti, dalla parte repubblicana, incolpavano dei mali della nazione. Nel periodo immediatamente precedente alla guerra, comunisti ed anarchici distrussero, spesso incendiandoli, 160 tra chiese, conventi e altri edifici religiosi.[2] Inoltre vennero uccisi migliaia di religiosi (una stima parla di 6.832 tra preti e suore[3])sia prima che durante l'inizio della guerra (quando le autorità repubblicane erano in preda al caos e senza controllo su larghe zone di territorio)[4]. Gli articoli 24 e 26 della Costituzione della Repubblica avevano messo al bando i Gesuiti, il che aveva profondamente offeso molti dei nazionalisti. Un'eccezione a questo schema cattolici-anticattolici era rappresentata dai nazionalisti baschi, che pur essendo in maggioranza cattolici praticanti erano praticamente tutti schierati con la Repubblica. La stragrande maggioranza della chiesa cattolica salutò la vittoria di Franco come un provvidenziale intervento divino nella storia di Spagna. Nel suo radiomessaggio del 16 aprile 1939, Con inmenso gozo, papa Pio XII parlò di una vera e propria vittoria "contro i nemici di Gesù Cristo".
Nel 2004 papa Giovanni Paolo II ha approvato la canonizzazione di otto di questi martiri della Guerra Civile Spagnola uccisi solo perché erano preti o suore. Il 28 ottobre 2007 Benedetto XVI ha canonizzato altri 498 martiri uccisi in odio alla fede cristiana.

La ribellione venne contrastata dal governo (con le truppe che gli erano rimaste leali), così come da gruppi socialisti, comunisti, e anarchici. Le potenze europee, come Regno Unito e Francia, erano ufficialmente neutrali, ma imposero comunque un embargo sulle armi alla Spagna e scoraggiarono attivamente la partecipazione antifascista dei loro cittadini. Sia l'Italia Fascista di Benito Mussolini che la Germania nazista violarono l'embargo e inviarono truppe di volontari, mezzi aerei (Corpo truppe volontarie italiane e Legione Condor) e armi in supporto a Franco. In aggiunta, ci furono pochi volontari da altre nazioni che combatterono con i nazionalisti, come Eoin O'Duffy dall'Irlanda e Ion Moţa dalla Romania.

I repubblicani ricevettero supporto limitato dall'Unione Sovietica, così come da individuali volontari idealisti di molte nazioni, collettivamente conosciuti come Brigate Internazionali, anche se di fatto la partecipazione individuale straniera fu diretta anche ai contingenti di miliziani, integrandosi con gli spagnoli repubblicani e anarchici. I volontari italiani formarono la Brigata Garibaldi, gli statunitensi la Brigata Abraham Lincoln, i canadesi il Battaglione Mackenzie-Papineau (i "Mac-Paps"). Tra i più famosi partecipanti stranieri alla lotta contro il fascismo troviamo Ernest Hemingway e George Orwell, che scrisse le sue esperienze in Omaggio alla Catalogna. Anche il romanzo di Hemingway Per chi suona la campana fu ispirato dalle sue esperienze in Spagna. Norman Bethune sfruttò questa opportunità per sviluppare le sue doti speciali nella medicina da campo. Come visitatore casuale, Errol Flynn usò un falso rapporto sulla sua morte al fronte per promuovere i suoi film. Tra gli oltre 3.000 italiani troviamo Palmiro Togliatti, Luigi Longo, Pietro Nenni, Giuseppe Di Vittorio, Ettore Quaglierini, Giovanni Pesce, Camillo Berneri, Randolfo Pacciardi e Carlo Rosselli che partecipò con la sua organizzazione antifascista Giustizia e Libertà.

Comunque, anche se i nazionalisti ricevettero apertamente aiuto in forma di armi e truppe da Germania e Italia, i repubblicani non ne ricevettero alcuno dalle maggiori potenze mondiali (ovvero Regno Unito, Stati Uniti, e in minor misura la Francia). Molte di queste potenze stavano ancora praticando una politica di appeasement nei confronti dei regimi fascisti o videro con disgusto gli elementi sociali rivoluzionari all'interno delle forze antifasciste o credettero che i repubblicani fossero comunisti. In effetti la faida interna, organizzata dai servizi segreti sovietici per eliminare i non allineati all'Internazionale Comunista guidata da Mosca, aveva spaccato le Brigate Internazionali in due tronconi, che vide gli stalinisti sbarazzarsi dei loro alleati scomodi con metodi che andavano dall'arresto fino all'assassinio. Questa tattica finì col facilitare i falangisti e mise gli stalinisti in posizione di assoluto dominio del fronte antifascista limitando così lo scontro a comunisti fedeli al Governo Sovietico contro le forze nazionaliste. Una volta assicuratosi il controllo del governo repubblicano, Stalin autorizzò l'invio di grandi quantità di armi di fabbricazione russa, molte delle quali (quali i carri armati T-26, alcuni modelli di caccia) tecnologicamente superiori a quelle di provenienza Italiana e tedesca[5]

La Germania usò la guerra come campo di prova per carri armati e aerei migliori, che stavano divenendo disponibili all'epoca. Il caccia Messerschmitt Bf 109 e il bombardiere/trasporto Junkers Ju 52 vennero entrambi usati nella Guerra Civile Spagnola. Inoltre furono impiegati anche i caccia Sovietici Il-15 e Il-16. La Guerra Civile Spagnola fu anche un esempio di guerra totale, dove il bombardamento della città basca di Guernica da parte della Luftwaffe fece intravedere episodi della seconda guerra mondiale, come la campagna di bombardamenti dell'Inghilterra da parte dei nazisti o il bombardamento degli Alleati su Dresda.

[modifica] L'intervento straniero in Spagna e la situazione internazionale

  • Francia: il legittimo governo della Repubblica ebbe subito la simpatia della Francia, il cui governo era allora marcatamente di sinistra (Fronte Popolare). L'aiuto fornito dai francesi, seppur non direttamente e in via ufficiale, fu prezioso per la repubblica, soprattutto nelle fasi iniziali del conflitto. Dalle frontiere aperte della Francia transitarono armi ed equipaggiamenti, tra cui parecchi aeroplani che furono una vera manna per la legale Aviación Militar, che nel 1936 poteva contare su antiquati apparecchi, tra cui i caccia Hispano Nieuport Ni-52. Bombardieri e caccia venduti in via privata dalle industrie nazionali francesi diedero un po' di ossigeno agli aviatori repubblicani. Moltissimi volontari che confluirono nelle Brigate Internazionali arriveranno in Spagna dalla frontiera francese, come pure moltissimi profughi spagnoli troveranno scampo grazie al rifugio trovato in Francia. Secondo quanto stabilito in linea di massima dalla comunità internazionale, la Francia rimase però ufficialmente estranea al conflitto, e benché importante, il suo aiuto non si rivelò sufficientemente incisivo per la causa repubblicana.
  • Messico: il governo messicano appoggiò decisamente la repubblica spagnola, provvedendo alla raccolta e all'invio di armi. In Messico troveranno rifugio molti profughi dopo la sconfitta repubblicana.
  • Unione Sovietica: dopo un iniziale disimpegno, la nomenklatura sovietica si decise ad appoggiare la Repubblica spagnola, col preciso obiettivo, in caso di vittoria, di creare un'isola bolscevica a cavallo fra il Mediterraneo e l'Atlantico. Tuttavia una Spagna fedele a Mosca era non solo un cambio di politica, che vedeva l'Unione Sovietica accantonare la teoria del "socialismo in un solo paese", ma poneva problemi eminentemente pratici: primo fra tutti la conquista del potere assoluto da parte del partito comunista spagnolo, a danno delle altre numerose formazioni di sinistra, anarchici, trotzkyisti, internazionalisti, visti da Stalin come un pericolo al pari e forse più dei ribelli nazionalisti. Una volta presa la decisione l'intervento sovietico, anch'esso mascherato e non ufficiale, si concretizzò nell'invio di istruttori ed esperti militari, di un discreto numero di piloti, e di una quantità di materiale bellico seconda solo a quella inviata dall'Italia a favore dei ribelli. Il materiale bellico sovietico rialzò temporaneamente le sorti della Repubblica, con i temibili carri armati T-26, i velocissimi bombardieri Tupolev SB2, i caccia I-15 e I-16.
  • Italia: il governo italiano seguiva con moderato interesse le vicende di politica interna spagnola, e dei fondi segreti erano stanziati ogni anno per finanziare formazioni fasciste o vicine al fascismo, la più importante delle quali, per vicinanza di ideali, era la Falange di José Antonio Primo de Rivera. Il pronunciamiento militare vide l'immediato intervento italiano a favore dei ribelli, incominciato con l'invio di aerei da bombardamento Savoia-Marchetti S.M.81 e con la partecipazione, nell'agosto 1936, di volontari fascisti - guidati dallo squadrista bolognese Arconovaldo Bonacorsi - alla difesa dell'isola di Maiorca, occupata dai nazionalisti ma invasa da forze fedeli alla Repubblica comandate da Alberto Bayo. L'intervento militare italiano non fu ufficiale, ma basato su volontari, in ottemperanza alle decisioni non interventiste della comunità internazionale. In realtà si trattò di un intervento massiccio in uomini e mezzi. La sola entità del Corpo truppe Volontarie era pari ad un grosso Corpo d'armata, costituita da truppe regolari italiane. Dal punto di vista delle forze aeree l'Italia fornì circa 750 velivoli di tutti i tipi, lasciandone molti alle nuove forze aeree spagnole al termine del conflitto. Il contributo degli aerei italiani, e dei numerosissimi equipaggi addestrati che fecero parte prima della componente aerea del Tercio, e diedero poi vita all'Aviazione Legionaria, fu fondamentale per la supremazia aerea nazionalista. L'Italia intervenne illegalmente anche con dispiegamenti di forze navali corsare, che attaccarono navi repubblicane, e arrivarono a bombardare nottetempo le coste catalane e la città di Barcellona. Le proteste delle altre potenze indussero tuttavia a interrompere una vera e propria guerra navale non dichiarata. La guerra civile spagnola risucchiò risorse ingenti e preziose per l'Italia, è ciò risultò pesare con l'entrata in guerra contro Gran Bretagna e Francia poco più di un anno dopo la fine delle operazioni in Spagna.
  • Germania: l'intervento della Germania nazionalsocialista fu più limitato nelle cifre, ma decisamente meglio pianificato di quello italiano, ed estremamente più efficace per gli obiettivi tedeschi, che fondamentalmente erano quelli di sperimentare i nuovi armamenti in vista del confronto con le potenze occidentali e con l'URSS. Tristemente celebre, e immortalata dal capolavoro di Pablo Picasso, è il bombardamento effettuato dai Dornier Do 17 sulla cittadina basca di Guernica, primo esempio di un attacco diretto indiscriminatamente contro la popolazione civile. Nel corso delle operazioni i tedeschi (inquadrati nella Legione Condor) sperimentarono nuove efficacissime tecniche di attacco aereo, affinarono il bombardamento in picchiata collaudando i celebri Junkers Ju 87 che di lì a pochi anni saranno il terrore della Polonia, della Norvegia, dell'Olanda e della Francia. Le forniture militari agli spagnoli non mancarono, ma le armi migliori rimasero sempre sotto diretto controllo tedesco.
  • Portogallo: il regime dittatoriale del presidente Salazar manifestò subito le proprie simpatie per i ribelli spagnoli, e non pochi furono gli aiuti in uomini, mezzi e finanziamenti giunti dal Portogallo a favore della causa nazionalista.

[modifica] La guerra: 1936

Nei primi giorni di guerra, oltre 50.000 persone si trovarono prese nella parte "sbagliata" delle linee e vennero giustiziate o assassinate. Nelle cosiddette paseos ("passeggiate"), le vittime venivano prese dai loro rifugi o prigioni, da gente armata, per essere fucilati fuori dalla città. La guerra fornì anche un pretesto per molti regolamenti di conti dovuti a odi tra vicini. Probabilmente il caso più famoso tra questi fu quello del poeta e drammaturgo Federico García Lorca. I due lati delle linee ebbero circa lo stesso numero di morti.

Tutte le speranze di una rapida fine della guerra cessarono il 21 luglio, il quinto giorno di guerra, quando i nazionalisti catturarono la principale base navale spagnola di Ferrol, nella Spagna nord-occidentale. Questo incoraggiò le nazioni fasciste d'Europa ad aiutare Franco, che aveva già contattato i governi di Germania e Italia il giorno prima. Il 26 luglio queste due nazioni diedero il loro appoggio ai nazionalisti.

L'aiuto dell'Asse avvantaggiò Franco da subito. Le sue forze nazionaliste ottennero un'altra grande vittoria il 27 settembre, quando la città di Toledo venne catturata. (Una guarnigione nazionalista comandata dal colonnello Moscardó aveva tenuto l' Alcázar, nel centro della città, fin dall'inizio della ribellione). Due giorni dopo, Franco si proclamò Generalísimo e Caudillo ("capo") mentre unificava i vari elementi falangisti e realisti della causa nazionalista in un unico movimento. In ottobre, i nazionalisti lanciarono una grossa offensiva verso Madrid, ma la crescente resistenza da parte del governo e l'arrivo di "volontari" dall'Unione Sovietica fermò l'avanzata l'8 novembre. Due giorni prima, il 6 novembre, il governo si era spostato da Madrid a Valencia, fuori dalla zona di combattimento.

Il 18 novembre, Germania e Italia riconobbero ufficialmente il regime di Franco, e il 23 dicembre, l'Italia inviò dei volontari (non richiesti da Franco, ma inviati per iniziativa del governo fascista) a combattere per i nazionalisti.

[modifica] Cronologia dettagliata: 1936

16 febbraio
Il Fronte Popolare vince le elezioni
17 luglio
Sollevazione dell'esercito di stanza nelle colonie in Marocco.
18 luglio
La sollevazione si estende alla Spagna metropolitana.
19 luglio
Franco vola dalle Canarie a Tetouan e prende il comando dell'esercito in Africa.
Santiago Casares Quiroga si dimette da capo del governo repubblicano.
Diego Martínez Barrio cerca di formare un nuovo governo, ma non riesce ad ottenere un sostegno parlamentare sufficientemente ampio.
José Giral forma un governo, che ordina la distribuzione di armi alla popolazione.
20 luglio
Inizio dell'assedio dell'Alcázar di Toledo.
21 luglio
Gli insorti nazionalisti hanno il controllo delle zone spagnole del Marocco, delle Isole Canarie, delle Baleari (eccetto Minorca), della parte della Spagna a nord della Sierra de Guadarrama e del fiume Ebro (eccetto le Asturie, Santander, il nord dei Paesi Baschi, e della Catalogna). Tra le città principali, gli insorti tengono Siviglia, ma i repubblicani hanno il controllo di Madrid e Barcellona.
23 luglio
I nazionalisti formano un governo, nella forma della Junta de Defensa Nacional (Giunta di Difesa Nazionale), che si riunisce per la prima volta a Burgos.
24 luglio
Inizio dell'appoggio francese alla Repubblica.
28 luglio
Primi arrivi di aeroplani tedeschi e italiani in aiuto dei nazionalisti.
luglio-agosto
Rivoluzione sociale "spontanea"; collettivizzazioni.
8 agosto
La Francia chiude la frontiera con la Spagna.
14 agosto
Le forze nazionaliste guidate dal colonello Juan Yagüe prendono Badajoz dopo una battaglia durata 28 giorni, unendo le due parti del territorio in mano ai nazionalisti. Dopo la resa della città i franchisti commettono uno dei più gravi eccidi della guerra noto come il Macello di Badajoz.
4 settembre
I socialisti prendono la guida del governo repubblicano con Francisco Largo Caballero.
9 settembre
Conferenza di Londra sul non intervento in Spagna.
settembre
Il Comintern approva la creazione delle Brigate Internazionali.
1º ottobre
Franco si dichiara capo dello stato e Generalissimo.
Il governo repubblicano concede l'autonomia ai Paesi Baschi (in pratica, Biscaglia e Guipúzcoa) come Euzkadi, con José Antonio Aguirre come presidente.
4 novembre
Con i nazionalisti alle porte di Madrid, gli anarchici della CNT si uniscono al governo di Largo Caballero.
6 novembre
La difesa di Madrid viene organizzata sotto la direzione della recentemente creata Junta de Defensa, diretta dal generale José Miaja.
Il governo repubblicano si sposta a Valencia.
8 novembre
Inizio della battaglia di Madrid.
Arrivo delle prime Brigate Internazionali.
18 novembre
Italia e Germania riconoscono il governo di Franco.
19 novembre
Il capo anarchico Buenaventura Durruti viene ferito gravemente durante i combattimenti a Madrid. Muore il giorno seguente.
20 novembre
José Antonio Primo de Rivera, figlio del dittatore Miguel Primo de Rivera e fondatore della Falange, viene giustiziato in carcere ad Alicante, dove era stato tenuto prigioniero fin dall'inizio dell'insurrezione.
23 novembre
La battaglia di Madrid finisce con entrambe le parti esauste e il fronte stabilizzato.

[modifica] La guerra: 1937

Franco fece un altro tentativo per catturare Madrid nel gennaio e febbraio del 1937, ma fallì di nuovo. L'8 febbraio venne presa la grande città di Malaga e il 28 aprile gli uomini di Franco entrarono a Guernica due giorni dopo il bombardamento della città da parte della Legione Condor tedesca. Dopo la caduta di Guernica il governo repubblicano si riorganizzò ed iniziò a controbattere con sempre maggiore efficacia.

In maggio il governo si mosse per riconquistare Segovia, costringendo Franco a togliere truppe dal fronte di Madrid per fermarne l'avanzata. Mola, il comandante in seconda di Franco, rimase ucciso in un incidente aereo il 3 giugno. Ai primi di luglio il governo lanciò una forte controffensiva nell'area di Madrid, che i nazionalisti respinsero con difficoltà.

Successivamente Franco riprese l'iniziativa, invadendo Aragona in agosto e prendendo le città di Santander e Gijón. Il 28 agosto il Vaticano riconobbe il governo di Franco e alla fine di novembre, con i nazionalisti che premevano su Valencia, il governo si spostò di nuovo, a Barcellona.

[modifica] Cronologia dettagliata: 1937

17 gennaio
I nazionalisti iniziano la battaglia per prendere Málaga. Tre colonne nazionaliste convergono sulla città da Siviglia e Granada.
18 gennaio
Barcellona è sottoposta al primo bombardamento navale operato illegalmente dal sommergibile italiano Torricelli: in 12 minuti i pezzi da 120mm sparano 43 granate, colpendo le navi attraccate e i depositi della compagnia petrolifera Campsa.
6 febbraio
Le truppe repubblicane arrivano ad Almería, dopo una ritirata da Malaga male organizzata e sotto il costante bombardamento dell'artiglieria tedesca.
6-24 febbraio
Offensiva nazionalista di Jarama da parte delle forze guidate dal generale Orgaz, che tentano di isolare Madrid. Nei pesanti combattimenti le forze repubblicane comandate dai generali Pozas e Miaja riescono a impedire che l'obiettivo venga raggiunto.
13 febbraio
Ancora un'azione corsara da parte di una nave da guerra italiana ai danni di Barcellona: l'incrociatore Eugenio di Savoia apre il fuoco da 9 000 metri al largo e in poco meno di cinque minuti si abbattono sulla città 9 salve di 72 proiettili da 152 mm. Colpiti gli stabilimenti aeronautici dell'Elizalde, e una caserma. Si contano sedici morti, fra civili e militari.
8-18 marzo
Battaglia di Guadalajara, un altro tentativo di isolare Madrid. Dopo una rapida avanzata dei nazionalisti e delle truppe italiane, i repubblicani contrattaccano, aiutati dai carri armati e dagli aerei di fabbricazione sovietica; gli italiani soffrono una pesante sconfitta.
31 marzo
Inizio dell'offensiva nazionalista del generale Mola per prendere Bilbao, difesa dalle forze sotto il comando del generale Llano de la Encomienda.
19 aprile
Decreto di Unificazione: Franco dichiara l'unificazione della Falange e dei carlisti, creando così la Falange Española Tradicionalista y de las Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista (FET y de las JONS).
26 aprile
Bombardamento di Guernica da parte della Legione Condor della Luftwaffe, l'aviazione tedesca.
3-8 maggio
Insurrezione operaia a Barcellona (le giornate di maggio). Si scontrano il POUM (partito comunista antistalinista) e la CNT (sindacato anarchico) da una parte, contro il PSUC (partito comunista stalinista) e Guardia de Asalto (polizia) dall'altra, in seguito ai decreti governativi che imponevano lo scioglimento delle milizie non staliniste e alla presa della Telefónica (sede del servizio telefonico di Barcellona già sotto controllo operaio dei lavoratori stessi di telefonia pubblica) da parte delle forze governative. Numerosi esponenti di spicco del POUM e anarchici vengono arrestati e uccisi. Tra loro l'italiano Camillo Berneri. George Orwell, miliziano del POUM, riesce a mettersi in salvo.
17 maggio
Cade il governo di Largo Caballero. Juan Negrín, socialista, diviene capo del governo.
3 giugno
Il generale nazionalista Mola muore in un incidente aereo. Fidel Dávila prende il comando delle sue truppe, che stanno attaccando Bilbao.
16 giugno
Il POUM viene messo fuori legge e i suoi leader sono arrestati.
17 giugno
La Jaime I, una delle migliori navi dei repubblicani, viene affondata a Cartagena.
19 giugno
Bilbao viene presa dai nazionalisti, causando il collasso del sistema difensivo repubblicano, ottimisticamente chiamato Cinturón de Hierro ("Cinturone di ferro").
21 giugno
Agenti sovietici assassinano il capo del POUM, Andreu Nin.
5-28 luglio
Battaglia di Brunete. Tentando di ridurre la pressione nazionalista su Madrid, il generale Miaja ordina un'offensiva, guidata dai generali Juan Modesto e Enrique Jurado. Questi prendono Brunete, spostando il fronte di otto chilometri. Il contrattacco nazionalista, guidato dal generale José Enrique Varela annulla quasi completamente questo vantaggio.
31 novembre
Il governo repubblicano lascia Valencia per Barcellona.
15 dicembre
Inizio della battaglia di Teruel

[modifica] La guerra: 1938

FIAT C.R.32 del XVI Gruppo Autonomo "cucaracha" scortano un S.M.81 in una missione di bombardamento.

Le due parti si scontrarono sul possesso della città di Teruel durante tutto gennaio e febbraio, con i nazionalisti che infine ne presero il controllo definitivo il 22 febbraio. Il 14 aprile, i nazionalisti arrivarono al Mar Mediterraneo tagliando in due la parte di Spagna controllata dai repubblicani. Il governo cercò di trattare la pace in maggio, ma Franco chiese la resa incondizionata, e la guerra continuò a infuriare.

Il governo allora pose tutte le sue risorse in una campagna per riconnettere le due parti del suo territorio, nella Battaglia dell'Ebro, che iniziò il 24 luglio e durò fino al 26 novembre. Il fallimento dell'obiettivo determinò lo sviluppo finale della guerra. Otto giorni prima dell'anno nuovo, Franco reagì lanciando un massiccio attacco alla Catalogna.

[modifica] Cronologia dettagliata: 1938

8 gennaio
Le truppe repubblicane, comandate dai Generali Hernández Sarabia e Leopoldo Menéndez prendono la città di Teruel, dopo la resa del colonnello Rey d'Harcourt. Le dure condizioni climatiche dell'inverno impediscono il tempestivo arrivo delle truppe inviate da Franco sotto il comando dei generali Varela e Aranda.
20 febbraio
Le truppe repubblicane sono costrette ad abbandonare Teruel e a dirigersi verso Valencia, sotto la pressione delle truppe marocchine del generale Yagüe. Fine della battaglia di Teruel.
6 marzo
Battaglia navale di Capo Palos (un incrociatore nazionalista, il Baleares viene affondato da un incrociatore repubblicano).
13 marzo
La Francia riapre le frontiere per permettere il transito di armi nella zona repubblicana.
5 aprile
Il Ministro della Difesa, il socialista Indalecio Prieto si dimette per protestare contro il livello dell'influenza sovietica sull'esercito.
15 aprile
I nazionalisti raggiungono il Mediterraneo a Vinaroz, dividendo in due la zona repubblicana.
giugno
La Francia chiude nuovamente il confine.
24 luglio
Inizio della battaglia dell'Ebro. Le forze repubblicane tentano di distogliere i nazionalisti dall'attaccare Valencia e di diminuire la pressione sulla Catalogna. In un primo momento le truppe repubblicane, comandate dal generale Modesto, ottennero un considerevole successo, ma vennero limitate dalla supremazia aerea nazionalista. I pesanti combattimenti continuarono fino a novembre.
21 settembre
Negrín, capo del governo repubblicano, in un discorso alla Società delle Nazioni, annuncia che le Brigate Internazionali verranno ritirate dalle zone di combattimento.
30 ottobre
I nazionalisti contrattaccano, costringendo le truppe repubblicane a ritirarsi, riattraversando l'Ebro.
18 novembre
Fine della battaglia dell'Ebro.
23 dicembre
Inizia la battaglia per Barcellona. Viene lanciato un attacco nazionalista a sei punte, con file separate che vanno dai Pirenei all'Ebro. I franchisti prendono Borjas Blancas, circondano Tarragona e raggiungono la periferia di Barcellona. Il governo repubblicano si ritira da Barcellona a Gerona, anche se le sue truppe continuano a mantenere la difesa della città.

[modifica] La guerra: 1939

I nazionalisti conquistarono la Catalogna, con una campagna tumultuosa, durante i primi due mesi del 1939. Tarragona cadde il 14 gennaio, Barcellona il 26 gennaio e Girona il 5 febbraio. Cinque giorni dopo la caduta di Girona, l'ultima resistenza in Catalogna fu spezzata.

Il 27 febbraio, i governi di Regno Unito e Francia riconobbero con riluttanza il regime franchista.

Solo Madrid e pochi altri capisaldi rimasero nelle mani delle forze governative. Il 28 marzo, con l'aiuto di forze pro-franchiste all'interno della città (la "quinta colonna" che il generale Mola menzionò in un messaggio di propaganda del 1936), Madrid cadde nelle mani dei nazionalisti. Il giorno seguente, anche Valencia, che aveva resistito sotto i cannoni dei nazionalisti per quasi due anni, si arrese. La vittoria venne proclamata il 1° aprile, quando l'ultima delle forze repubblicane comunicò la resa.

[modifica] Cronologia dettagliata: 1939

  • 15 gennaio: La Francia, ancora una volta, permette il passaggio di armi verso la Repubblica.
  • 26 gennaio: Barcellona cade nelle mani dei nazionalisti.
  • 5 febbraio: I nazionalisti prendono Gerona, l'esercito repubblicano in Catalogna è stato virtualmente disintegrato.
  • 27 febbraio: Francia e Regno Unito riconoscono il Regime Franchista.
  • 28 febbraio: Manuel Azaña si dimette da Presidente della Repubblica.
  • 4 marzo-12 marzo: Colpo anticomunista del colonnello Segismundo Casado. Nelle strade di Madrid, c'è una guerra civile all'interno della guerra civile. Il Consejo de Defensa Nacional (Consiglio di Difesa Nazionale), guidato dal colonnello Casado, cerca senza successo di negoziare con Franco.
    Il governo repubblicano fugge in esilio in Francia.
  • 28 marzo: Con la virtuale disintegrazione dell'esercito repubblicano, i nazionalisti prendono Madrid.
  • 29 marzo: Cadono Cuenca e Almería
  • 30 marzo: Cadono Valencia e Alicante.
  • 31 marzo: Fine effettiva delle ostilità.
  • 1° aprile: Franco annuncia la fine della guerra.

[modifica] Mezzi aerei impiegati in Spagna

[modifica] Repubblica

  • Nieuport Ni-52 C1: caccia di fabbricazione francese, in carico all'aviazione spagnola prima del conflitto, vene inizialmente impiegato da entrambi i contendenti.
  • Hawker Fury: caccia di origine britannica, di prestazioni non brillantissime, utilizzato in limitato numero.
  • Dewoitine D 371: caccia monoplano ad ala alta, fornito "sotto banco" dai francesi, privo però dell'armamento originale, che prevedeva anche cannoncini da 20mm. Era complessivamente una buona macchina le cui potenzialità, per i limiti di armamento e per il modesto livello addestrativo dei piloti repubblicani,non poterono essere sfruttate a fondo.
  • Loire 46: altro apparecchio da caccia francese, risultato tuttavia nettamente inferiore al Fiat CR.32 italiano, per il difficile pilotaggio unito al mediocre addestramento della maggioranza dei piloti repubblicani.
  • Polikarpov I-15: il celebre Chato (corto) costituì un punto di forza per l'aviazione repubblicana, ma le sue mitragliatrici a tiro rapido risultarono poco precise e di calibro troppo piccolo per avere la meglio su grossi aerei.
  • Polikarpov I-16: il Rata (topo) costituì una sorpresa in negativo per i piloti nazionalisti. Sufficientemente veloce per intercettare tutti gli avversari, eccettuato il Me 109 tedesco. Tuttavia l'I-16 era una macchina di difficile pilotaggio, e presentava gli stessi limiti del Chato quanto all'armamento.
  • Breguet XIX: antiquato bombardiere leggero, apparteneva inizialmente sia alle file governative che a quelle nazionaliste, facendo parte della dotazione dell'Aviación Militar prebellica.
  • Potez 540: macchina poco riuscita e già superata al momento della sua comparsa, costituì tuttavia una ulteriore dimostrazione della non neutralità della Francia. Utilizzato come bombardiere medio, era facile preda per i caccia nazionalisti.
  • Tupolev SB-2: il Martin bomber, temibile bombardiere veloce, poteva essere intercettato solo dai Messerschmitt, e con qualche rischiosa acrobazia, dai Fiat. Le potenzialità del bimotore sovietico non vennero sfruttate a fondo.
  • Polikarpov R-Z: robusto ma antiquato biplano impiegato per l'attacco al suolo.

[modifica] Nazionalisti

  • Nieuport Ni-52 C1.
  • Heinkel He.51: biblano da caccia tedesco, costituì un aiuto prezioso, sebbene fosse inferiore ai pari classe di fabbricazione sovietica. Fu ampiamente utilizzato dalle squadriglie spagnole.
  • FIAT C.R.32: il caccia italiano costituì la vera ossatura dell'aviazione nazionalista, sino ad acquistare una fama quasi leggendaria. Oltre che dal numero di esemplari forniti (il più elevato in assoluto del conflitto) il biplano Fiat fu effettivamente avvantaggiato rispetto agli avversari dalle armi più affidabili e di maggiore calibro, e certamente dal miglior addestramento dei piloti. Il CR.32 rimase in servizio con l'aviazione spagnola ben oltre la fine del conflitto, benché fosse ormai largamente superato.
  • Heinkel He 112: moderno monoplano da caccia tedesco, venne sperimentato dalla Legione Condor.
  • Messerschmitt Bf 109: sperimentato nelle varianti C e D, dimostrò come una macchina molto più veloce dei suoi avversari, con qualche colpo bene aggiustato di armi pesanti, potesse risultare molto più efficace rispetto a un manovrabile ma lento biplano. I tedeschi inaugurarono e misero a punto nuove tattiche operative molto efficaci, impiegate poi con successo nel secondo conflitto mondiale.
  • FIAT G.50: al pari dell'He 112, venne sperimentato in Spagna con un limitato numero di macchine, armando una sola unità che a quanto pare non ebbe impiego operativo durante il conflitto.
  • Heinkel He 59: grosso e antiquato idrovolante, ottenne successi inaspettati e clamorosi come bombardiere.
  • Junkers Ju 52: il celebre trimotore tante Ju tuttofare, venne impiegato come bombardiere e trasporto ( permise di realizzare un vero e proprio ponte aereo, il primo del genere, per trasferire le truppe di Franco dal Marocco alla Spagna ). Efficientissimo in ogni occasione, risultava però troppo lento, e quindi una delle prede maggiormente ambite dalla caccia repubblicana.
  • Savoia-Marchetti S.M.81: primo aiuto di Mussolini ai nazionalisti, venne impiegato con successo per tutto il conflitto come bombardiere tattico, affiancando il più veloce e moderno S.M.79.
  • Savoia-Marchetti S.M.79: principale bombardiere fornito in aiuto ai nazionalisti, impressionò per la sua velocità e robustezza, risultando inintercettabile dalla maggioranza dei caccia repubblicani. Il Rata, che era in grado di raggiungerlo e intercettarlo, aveva spesso difficoltà ad infliggergli seri danni a causa dell'armamento troppo leggero. Le qualità di bombardiere dell'S.M.79 vennero tuttavia sopravvalutate oltre misura, cosa che risulterà chiara con la seconda guerra mondiale.
  • Dornier Do 17: uno dei primi bombardieri moderni tedeschi, nelle varianti E ed F la matita volante fu sperimentato ampiamente in Spagna, partecipando anche al famigerato attacco su Guernica.
  • Junkers Ju 86: bimotore da bombardamento e ricognizione, venne sperimentato in Spagna ma non ebbe seguito operativo con la Luftwaffe.

[modifica] Rivoluzione sociale

Nelle zone sotto controllo degli anarchici (Aragona e Catalogna), in aggiunta ai successi militari, ci fu una vasta rivoluzione sociale. Dalla metà di luglio alla fine di agosto 1936 i lavoratori e i contadini collettivizzarono i trasporti urbani e ferroviari, le industrie metallurgiche e tessili, il rifornimento d’acqua e alcuni settori del grande e piccolo commercio. Circa 20 000 imprese industriali e commerciali furono così espropriate e gestite direttamente dai lavoratori e dai loro sindacati. Un Consiglio dell’Economia venne costituito per coordinare l’attività dei diversi settori della produzione. Nel settore agricolo che la collettivizzazione fu più radicale con misure quali l’abolizione della moneta, la modifica dei limiti comunali, la creazione di organizzazioni di mutua assistenza fra collettività ricche e povere, la parificazione delle remunerazioni, la creazione di salari familiari e la messa in comune degli attrezzi e dei raccolti.

Questa rivoluzione venne avversata sia dai comunisti appoggiati dall'Unione Sovietica, che dai repubblicani democratici. Con il progredire della guerra, il governo e i comunisti furono in grado di fare leva sul loro accesso alle armi sovietiche per ripristinare il controllo del governo, sia con la diplomazia che con la forza. Nei giorni di maggio del 1937, i contrasti all’interno del campo repubblicano esplosero in conflitto aperto quando i comunisti staliniani cercano di conquistare militarmente il controllo degli edifici pubblici di Barcellona, difesi dagli anarchici. Già precedentemente il Partito Comunista, per sconfiggere Franco, aveva sostenuto l'opportunità di un blocco sociale il più esteso possibile rinviando quindi ogni prospettiva rivoluzionaria alla fine della guerra. Inoltre la necessità dell'Unione Sovietica di rimanere l'unico punto di riferimento politico ed ideologico per i comunisti di tutto il mondo spinse Stalin ad opporsi anche militarmente alla componente anarchica e trotskjsta (come il POUM, il Partito Operaio di Unificazione Marxista), dello schieramento repubblicano. Un massiccio intervento dei servizi segreti stalinisti eliminò molti grandi capi rivoluzionari che non erano d'accordo con la posizione di Mosca.

La tragedia dei Giorni di maggio di Barcellona fu poi narrata da George Orwell in Omaggio alla Catalogna.

[modifica] La Valle de los Caídos

Per approfondire, vedi la voce Valle de los Caídos.

La Valle de los Caídos ("Valle dei Caduti") è una basilica sotterranea fatta costruire tra il 1940 ed il 1958 dal governo spagnolo nella valle della Sierra de Guadarrama, per onorare tutti i morti, sia repubblicani che falangisti, caduti durante la guerra civile. Le salme di questi caduti trovano sepoltura all'interno della basilica (vi si trovano anche quelle dei volontari italiani, sia fascisti che antifascisti, oltre che quella del fondatore della Falange Antonio Primo de Rivera ). Con la costruzione di questo monumento, il governo spagnolo manifestò una volontà politica di pacificazione nazionale, onorando tutti i caduti, da qualunque parte essi avessero combattuto.

Alcuni storici sostengono che il monumento venne costruito con il lavoro coatto dei prigionieri repubblicani,[6] altri che i prigionieri barattorono gli anni di galera a cui erano stati condannati con il lavoro per la costruzione della cattedrale, ricevendo anche un piccolo salario.[7].

Tradizionalmente, il 20 novembre, in occasione dell'anniversario della morte di Franco, viene celebrata una messa in sua memoria.

[modifica] Personaggi

Per approfondire, vedi la voce Personaggi della guerra civile spagnola.

[modifica] Personaggi identificati con i repubblicani

[modifica] Personaggi identificati con i nazionalisti

[modifica] Bibliografia in lingua italiana

  • AA.VV., 1931-1937. Rivoluzione e controrivoluzione in Spagna, Ed. Falce Martello, Milano, 1995
  • AA.VV., Chi c'era racconta, Ed. Zic, Milano, 1975
  • AA.VV., La guerra civile spagnola tra politica e letteratura, Shakespeare & C., Firenze, 1995
  • AA.VV., Spagna 1936-1939. Fotografie e informazioni di guerra, Marsilio, Venezia, 1976
  • Bartolomé Bennassar, La guerra di Spagna. Una tragedia nazionale, Einaudi, Torino, 2006
  • C. Berneri, Guerra di classe in Spagna, Ed. RI, Pistoia, 1971
  • Barrot Jean, Bilan, la contre-révolution en Espagne, Ed. UGE
  • Broué-Temine, La rivoluzione e la guerra di Spagna, Ed. Sugar, Milano, 1962
  • H. Browne, La guerra civile spagnola, Il Mulino, Bologna, 2000
  • C.C.I., La sinistra comunista italiana (1927-1952). Cap.5-6, Ed. CCI, Napoli, 1984
  • C.C.I., Rivista Internazionale n.1 - Articoli di Bilan sulla Spagna, Ed. CCI, Napoli, 1976
  • Chazé, Chroniques de la révolution espagnole, Ed. Spartacus
  • L. De Llera Esteban, La guerra civile di Spagna (1936-39). Le cause e il contesto internazionale, Il Cerchio, Rimini, 2006
  • H.M. Enzensberger, La breve estate dell'anarchia. Vita e morte di B. Durruti, Feltrinelli, Milano, 1973
  • F. García, Collettività contadine e operaie durante la rivoluzione spagnola, Jaca Book, Milano, 1975
  • V. Gervasini, Gli insegnamenti della sconfitta della rivoluzione spagnola, Ed. C.S.P. Tresso, Foligno, 1993
  • J. Gomez Casas, Storia dell'anarcosindacalismo spagnolo, Jaca Book, Milano, 1975
  • A. Guillamon Iborra, I bordighisti nella guerra civile spagnola, Ed. C.S.P. Tresso, Foligno 1993
  • D. Ibarruri, Memoria di una rivoluzionaria, Roma, 1963
  • Gabriel Jackson, La repubblica spagnola e la guerra civile, Il Saggiatore, Milano, 1967
  • Jéhan, "La guerre d'Espagne", in: Invariance n. 8, 1969
  • H.E. Kaminski, Quelli di Barcellona, Mondadori, Milano, 1950
  • F. Morrow, L'opposizione di sinistra in Spagna, Samonà e Savelli, Roma, 1970
  • M. Nash, Mujeres libres - Donne libere Spagna 1936-1939, La Fiaccola, Ragusa, 1991
  • P. Nenni, Spagna, Sugar, Milano, 1976
  • Nin Andres, Guerra e Rivoluzione in Spagna 1931/37, Ed. Feltrinelli, Milano 1974
  • G. Orwell, Omaggio alla Catalogna, Mondadori, Milano, 1993
  • A. Paz, Durruti. Cronaca della vita, La Salamandra, Milano, 1980
  • P. Preston, La guerra civile spagnola, Mondadori, Milano, 1999
  • G. Ranzato, La guerra di Spagna, Giunti, Firenze, 1955
  • G. Ranzato, Rivoluzione e guerra civile in Spagna, Loescher, Torino, 1975
  • G. Ranzato, L'eclissi della democrazia. La guerra civile spagnola e le sue origini 1931-1939 , Bollati Boringhieri, Torino, 2004
  • G. Roux, La guerra civile di Spagna, Firenze, 1966
  • H. Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Ed. Einaudi, Torino, 1964
  • Lev Trotzsky, Scritti 1936-39 "Parte seconda: la rivoluzione spagnola", Ed. Einaudi, Torino, 1962
  • M. Tuñon de Lara, Storia della repubblica e della guerra civile in Spagna, Editori Riuniti, Roma, 1976
  • P.F. Zarcone, Spagna libertaria: storia di collettivizzazioni e di una rivoluzione sociale interrotta (1936-1938), Massari Ed., Roma, 2007
  • Una più ampia bibliografia

[modifica] Voci correlate

[modifica] Note

  1. ^ Joseph Roth Ebrei erranti 1927 Adelphi.
    Alle pagine 90-93 anche gi ebrei non praticanti i cosiddetti "illuminati", si guardano bene dal recarsi in Spagna. Soltanto a partire da quest'anno [1927] l'anatema decadrà.
    Alle pagine 115-116 a questo punto è forse lecito ricordare l'avvenimento più spaventoso dello scorso anno [1936], e con ciò mi riferisco alle mie comunicazioni sull'anatema ebraico che fu pronunciato dai rabbini dopo la cacciata degli ebrei dalla Spagna: mi riferisco cioè alla guerra civile spagnola.
  2. ^ Warren Carroll, The Last Crusade: Spain: 1936, (in inglese) Christendom Press, 1998. , che a sua volta ha ripreso le cifre da Antonio Montero Moreno, Historia de la Persecución Religiosa en España (1936–1939), 3 ed, Biblioteca de Autores Cristianos, 1999.
  3. ^ Julio De la Cueva, Religious Persecution, Anticlerical Tradition and Revolution: On Atrocities against the Clergy during the Spanish Civil War, (in inglese) Journal of Contemporary History Vol XXXIII - 3, 1998. pag. 355
  4. ^ Antony Beevor, The Battle for Spain: The Spanish Civil War 1936-1939, (in inglese) Penguin Books, 2006. pagg. 83-86
  5. ^ Arrigo Petacco, Viva la muerte!-Mito e realtà della Guerra civile spagnola 1936-39
  6. ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola - Mondadori
  7. ^ Isaías Lafuente, Esclavos por la patria, Ed. Ediciones Temas de hoy, Madrid, 2002.

[modifica] Collegamenti esterni

  • storia Portale Storia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di storia

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