Scoperto il progenitore dei primati

Si chiama Archicebus achilles e risale a 55 milioni di anni fa la nuova specie fossile scoperta in Cina. Ma è improbabile che sia un nostro diretto antenato

di Lisa Signorile

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Una ricostruzione di Archicebus achilles. Illustrazione per gentile concessione Xijun Ni, Istituto di Paleoantropologia e Paleontologia dei Vertebrati, Pechino.

Il fossile

L'immagine mostra metà dell'esemplare di Archicebus achilles scoperto in Cina: sono visibili le ossa fossilizzate e l'impronta dell'altra metà dello scheletro. Fotografia per gentile concessione Xijun Ni

Circa 65 milioni di anni fa si estinsero i dinosauri (ad eccezione degli uccelli) e cominciò l'enorme diversificazione dei mammiferi che ha portato oggi ad avere circa 5.000 specie come canguri, mucche, cani, capibara e naturalmente esseri umani. Ma quando esattamente i primati nostri antenati cominciarono a diversificarsi dal resto dei mammiferi primitivi simili a toporagni?

La risposta potrebbe esserci giunta da una recente scoperta, annunciata il 5 giugno sulla rivista Nature: uno scheletro fossile quasi completo di un animale con caratteristiche da primate e risalente a 55 milioni di di anni fa, rinvenuto in antichi sedimenti nella Cina orientale.

Un balzo all'indietro di 7 milioni di anni

L'animale, simile a un piccolo scoiattolo e grande quanto un topolino, pesava 20-30 grammi, era probabilmente arboricolo, diurno, insettivoro e aveva una lunga coda. Lo scheletro presenta un'insolita commistione di caratteri a metà strada tra i tarsi moderni - come il loris gracile - e i primati veri e propri.

Per la precisione, il teschio, i denti e le zampe assomigliano anatomicamente a quelli dei tarsi ma
le ossa del tallone e dei piedi assomigliano a quelli delle scimmie. Per questa ragione la creatura è stata chiamata Archicebus achilles, poiché Archicebus significa "primitiva scimmia dalla coda lunga" mentre achilles è un riferimento al tallone da antropoide.

Christopher Beard del Carnegie Museum of Natural History a Pittsburgh, Pennsylvania e i suoi colleghi hanno esaminato un'enorme quantità di dettagli anatomici di questo fossile che ritengono importantissimo per capire la storia dei primati, dato che ci porta indietro di 7 milioni di anni rispetto al fossile più antico che avevamo.

In particolare, la commistione di caratteri sembra indicare che i tarsi e il resto dei primati si separarono da una linea evolutiva comune solo 10 milioni di anni dopo l'estinzione dei dinosauri.

Un progenitore dell'uomo?


Non è possible dire però se questo animale fosse un nostro diretto progenitore. L'evoluzione non procede lungo una linea retta ma per ramificazioni contorte e cespugliose, e non è possible stabilire con le conoscenze attuali se questo animale appartenesse a uno dei tanti rami che si sono separati e poi estinti - ipotesi più probabile per una semplice questione di grandi numeri - o se appartenesse effettivamente alla linea evolutiva che nel tempo ha portato sino a noi.

Se siamo davanti a un "anello di congiunzione", si tratta della congiunzione tra tarsi e tutti gli altri primati, e non tra esseri umani e altre scimmie antropomorfe: i primi ominidi moderni compariranno infatti circa 50 milioni di anni dopo Archicebus achilles. Più probabilmente questo fossile è semplicemente uno degli antenati comuni condivisi tra tarsi, lemuri, primati e scimmie antropomorfe, prima che i lignaggi dei primati si diversificassero.

(06 giugno 2013) © Riproduzione riservata

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