Sopa: la legge antipirati che tutta Internet non vuole

Tempi duri per i cyberpirati e in generale per chiunque viola le leggi del copyrigh: il Sopa (Stop on line Piracy Act), la nuova regolamentazione americana ora in discussione al Senato negli Usa, punta a eliminare una volta per tutte la pirateria on line. E’ stata promossa dalle majors di Hollywood e dall’industria discografica. Ma chi la critica non sono solo rivoluzionari alternativi, docenti unversitari, informatici: i giganti di Internet, vale a dire You Tube, Facebook, Google, Twitter, Amazon, PayPal, Wikipedia, hanno promesso infatti un blocco totale dei loro siti nel caso la legge venga approvata.

[aggiornamento del 18/1: Wikipedia in inglese protesta contro il Sopa: leggi il comunicato e guarda l'home page principale.]

Persino il parlamento europeo si è espresso negativamente.
In pratica il Sopa obbliga motori di ricerca, provider e servizi di pagamento a tagliare tutti i ponti con i siti che violano il copyright. I siti colpevoli , ma anche quelli solo sospettati,verrebbero oscurati, verrebbe bloccato il traffico commerciale che da essi dipende, verrebbero eliminati i loro link dai motori di ricerca. L’agenzia di pubblicità GroupM, ma anche Warner Bros, Universal Music e Paramount hanno addirittura promosso la compilazione di liste nere di siti che violano il copyright nelle quali sono finiti siti assolutamente legali come Internet Archive , uno strumento molto utile per chi utilizza la rete, ma anche <a href =”http://vimeo.com” Vimeo.
Lo streaming non autorizzato di materiale sotto copyright diventa un crimine, infligge il carcere per cinque anni, ma prevede l’immunità per i provider che agiscono volontariamente contro i siti da loro ospitati. E sono in molti a ritenere che si tratti di misure che potrebbero portare al blocco della rete.
Sono molti infatti anche i dubbi che riguardano l’effettiva efficacia delle misure imposte dal Sopa.
The long tail of P2P , un rapporto pubblicato nel 2009 dalla Prs for Music, una società che protegge i diritti di milioni di brani musicali in Inghilterra, ha però presentato conclusioni sorprendenti: i file sharing non causano danni, ma rendono invece gli artisti ancora più famosi. I “canali pirata” dunque sono paragonabili a canali pubblicitari. The long tail, la coda lunga, è una teoria presentata la prima volta nel 2004, secondo la quale quando i costi di produzione scendono (come in questo momento) è meglio moltiplicare le offerte anche se si vendono pochi volumi per ciascuna e non, come si è fatto finora, puntare su un unico prodotto di massa per venderlo in milioni di copie.
Non solo: le nuove economie imposte dalla rete, se utilizzate con sapienza e non puntando ai divieti, posso rendere molto. Un esempio interessante è quello di Trent Reznor. Reznor mette a disposizione in <a href =”http://creativecommons.org/ “creative commons i suoi album. Ma ha anche creato un complesso sistema di dialogo con i suoi fan, che comprende un sito con forum e chat e applicazioni per il cellulare, che gli ha permesso di creare una community forte, che non lo perde mai di vista. E che ovviamente è più propensa anche all’acquisto o alla partecipazione a un evento. La sua risposta alla pirateria insomma, è stata quella di accettare il comportamento più diffuso, sfruttandolo per ampliare invece l’offerta di nuovi servizi.

Tra l’altro Internet ha permesso in molte altre occasioni di aggirare gli ostacoli. Il blocco dei Dns previsto dal Sopa, può essere evitato appoggiandosi altrove. Una operazione che ovviamente non farà l’utente privato, con pochi mezzi, ovvero quello che non potrebbe comunque danneggiare il mercato, e che aveva violato il copyright spontaneamente, mentre sarebbe facilmente utilizzata da chi ha effettive intenzioni di violare la legge. In compenso il blocco dei Dns, secondo Open Dns , un servisio che offre Dns e fornisce sistemi per la sicurezza, renderebbe gli utenti meno sicuri e frammenterebbe Internet, rendendo dunque la rete meno rete.
Infine, negli Stati Uniti, viene fatto notare i metodi di controllo imposti dal Sopa, assomigliano molto a quelli adottati dalla Cina nel suo Great firewall, e preoccupa il fatto che usando misure simili non sarà più possibile protestare contro misure che bloccano la libertà di informazione da parte di regimi repressivi.