Artide, un cammello gigante
di oltre tre milioni di anni fa
Ritrovati nell'Artico canadese i resti di un camelide del Pliocene. Per gli studiosi, i tratti tipici dei cammelli odierni potrebbero essersi evoluti in ambiente polare
di Stefania Martorelli
Una ricostruzione del camelide trovato sull'Isola di Ellesmere, allora coperta di foresta boreale. Illustrazione di Julius T Csotonyi
Il ritrovamento (una trentina di frammenti) è avvenuto sull'Isola di Ellesmere, la più settentrionale e montuosa delle isole dell'arcipelago artico canadese. I sedimenti che circondavano i fossili sono stati datati a 3,4 milioni di anni fa, quando la regione era più calda rispetto a oggi - ma comunque con temperature che si aggiravano di qualche grado sotto lo zero - consentendo la presenza di foreste di larici, e dominata da lunghi inverni bui che si protraevano per circa sei mesi.
Gli studiosi che hanno effettuato il ritrovamento ritengono che il mammifero estinto potesse avere già alcune caratteristiche di camelidi odierni quali il dromedario, come i piedi e grossi e piatti che potevano aiutarlo ad avanzare sul
I primi resti di questi ungulati furono ritrovati nel 1913 nello Yukon, circa 1.200 chilometri più a sud del sito dell'attuale ritrovamento, e risalgono al Plio-Pleistocene: il gigantesco ungulato di Ellesmere sarebbe quindi l'evidenza più settentrionale della presenza di camelidi nel continente.
Il clima freddo dell'isola di Ellesmere ha permesso la conservazione anche di parte del tessuto connettivo del fossile, che una volta messo a confronto con i resti trovati nello Yukon hanno portato i ricercatori a ritenere che potesse trattarsi di specie molto vicine, se non addirittura la medesima. È stata inoltre rilevata una stretta parentela con i moderni dromedari, ma non invece con il cammello della Battriana, la specie asiatica munita di due gobbe.
I camelidi di oggi (Camelus, Camelini), vivono nelle zone aride che si estendono dall'Africa settentrionale all'entroterra asiatico, spiega la ricerca. I loro parenti più prossimi sono lama, alpaca, vicuña e guanaco (Lamini) dell'America del Sud. Secondo gli studiosi, la famiglia Camelidae ebbe origine in America del Nord durante l'Eocene - circa 45 milioni di anni fa, diffondendosi in Eurasia attraverso lo stretto di Bering diversificandosi nel Miocene inferiore, dando origine a una ventina di generi.
Paracamelus, l'antenato più probabile dell'odierno Camelus, è stato identificato in base a resti fossili trovati in Asia, Europa e Africa, di cui i più antichi sono quelli scoperti in Spagna e in Cina.
"Oggi la documentazione fossile ci consente di comprendere in maniera più approfondita l'evoluzione di questi mammiferi", dice l'autrice della scoperta Natalia Rybczynski del Canadian Museum of Nature dell'Ontario, dove sono ospitati i resti del cammello gigante. "Forse alcune delle caratteristiche che vediamo nei camelidi odierni, come i grandi occhi, i piedi ampi e piatti e le gobbe dove accumulano riserve di grasso sono adattamenti frutto della vita in un ambiente polare".
(06 marzo 2013) © Riproduzione riservata
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