COSA C'E' DI NUOVO
La contenzione
- A partire dagli anni ’80 la contenzione del paziente (vedi sotto la definizione) è stata messa in discussione sia in termini di efficacia sia sul piano etico. Ancora oggi è acceso il dibattito per definire se è opportuno e quando ricorrere a mezzi di contenzione. La contenzione, infatti, oltre a rappresentare una limitazione della libertà della persona, può avere ripercussioni sul piano psicologico del paziente e dei familiari e determinare una sequela di conseguenze fisiche al paziente “contenuto”. Codice penale e Codice deontologico dell’Infermiere indicano che la contenzione deve essere limitata solo a eventi straordinari e deve essere sostenuta da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali (articolo 30, codice deontologico dell’Infermiere). L’abuso dei mezzi di contenzione è punibile in base all’articolo 571 del Codice Penale. Altrettanto punibile è la mancata segnalazione, da parte degli operatori sanitari, all’autorità competente di maltrattamenti o privazioni a carico dell’assistito (articolo 33 codice deontologico dell’Infermiere).
- La contenzione può essere definita come un particolare atto sanitario-assistenziale effettuato attraverso mezzi chimici-fisici-ambientali utilizzati direttamente sull’individuo o applicati al suo spazio circostante per limitarne i movimenti. Si possono distinguere quattro tipi di contenzione:
- contenzione fisica: applicazione presidi sulla persona o uso degli stessi come barriera nell’ambiente che riducono o controllano i movimenti;
- contenzione chimica: somministrazione farmaci che modificano il comportamento come tranquillanti e sedativi;
- contenzione ambientale: attuazione di cambiamenti apportati all’ambiente in cui vive un soggetto per limitare o controllare i suoi movimenti;
- contenzione psicologica o relazionale o emotiva: ascolto e osservazione empatica del soggetto che si sente rassicurato e potrebbe ridurre l’aggressività.
In questo percorso guidato ci concentreremo sulla contenzione fisica e meccanica.
- Si definiscono mezzi di contenzione fisici e meccanici i dispositivi applicati al corpo o allo spazio circostante la persona per limitare la libertà dei movimenti volontari.I mezzi di contenzione fisica si classificano in:
- mezzi di contenzione per il letto (per esempio spondine);
- mezzi di contenzione per la sedia (per esempio corpetto);
- mezzi di contenzione per segmenti corporei (per esempio polsiere, cavigliere);
- mezzi di contenzione per postura obbligata (per esempio cuscini anatomici).
Secondo una revisione sistematica del 2007 le spondine, applicate o corredate al letto, sono strumenti di sicurezza utilizzati per ridurre il rischio di scivolare, rotolare o cadere accidentalmente dal letto. Non sono una forma di contenzione se usate per proteggere il soggetto dalla caduta accidentale dal letto, o se usate per i pazienti immobilizzati. Se invece sono usate per contrastare la volontà di un paziente di alzarsi dal letto sono da considerare una forma di contenzione. Tuttavia le spondine in genere non circondano completamente il letto cosicché non potrebbero impedire di trattenere il paziente a letto contro la sua volontà.
- L’unica ragione che può sostenere l’utilizzo di sistemi di contenzione è la tutela della sicurezza del paziente, in particolare per quanto attiene la prevenzione delle cadute. Una revisione del 2002 del Joanna Briggs Institute riporta tra le motivazioni del ricorso alla contenzione: il trattamento dell’agitazione e dell’aggressività del paziente, il controllo del comportamento e la prevenzione del vagare. Occorre tuttavia sottolineare che non ci sono prove che la contenzione fisica riduca il rischio di caduta nei soggetti anziani ospedalizzati.
- Le conseguenze dell’uso della contenzione sono classificabili in due gruppi:
- danni diretti causati dalla pressione esercitata dal mezzo di contenzione;
- danni indiretti che comprendono tutte le possibili conseguenze dell’immobilità forzata (lesioni da pressione, aumento della mortalità, cadute, prolungamento dell’ospedalizzazione).
Alcuni studi hanno dimostrato che la contenzione può essere causa diretta di morte. Inoltre sembra vi sia una relazione diretta tra durata della contenzione e comparsa di danni indiretti in quanto i soggetti sottoposti a contenzione per più di quattro giorni hanno un’alta incidenza di infezioni ospedaliere e di lesioni da decubito. L’uso dei mezzi di contenzione deve quindi essere limitato a condizioni di emergenza (rischio di suicidio, aggressività e protezione dei sistemi salvavita).
- Per ridurre l’uso dei mezzi di contenzione è consigliata l’informazione di tutti gli operatori sanitari sui rischi e i problemi associati all’uso di tale metodica. Le strutture sanitarie dovrebbero, a tal proposito, prendere in esame l’organizzazione aziendale e valutare l’opportunità di chiedere la consulenza di esperti per:
- effettuare specifici interventi di formazione,
- attivare una verifica accurata e sistematica dei soggetti sottoposti a contenzione per valutare se vi è la possibilità di rimuoverla;
- informare la famiglia e se possibile il soggetto in cura;
- intervenire sull’ambiente per ridurre il rischio di cadute (per esempio usando materassi concavi, sistemare ai bordi del letto una coperta arrotolata, sistemare dei tappeti morbidi ai piedi del letto);
- personalizzare la cura e l’assistenza al paziente.
Sitografia
Aspetti clinici ed etici
E’ il link a un articolo pubblicato sul Journal of Medical Ethics nel 2006. L’articolo è centrato sugli aspetti etici che l’operatore sanitario non dovrebbe mai dimenticare quando utilizza sistemi di contenzione. In particolare: il rispetto dell’autonomia del soggetto e il benessere dell’anziano. Prima di ricorrere alla contenzione è necessario fare una valutazione di rischi e benefici e delle possibili alternative: solo in questo modo è possibile utilizzare la contenzione con responsabilità. L’articolo è in inglese.
Aspetti legislativi
L’Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi ha pubblicato un documento nel quale sono messi in luce gli articoli della Costituzione e del Codice penale che regolamentano l’utilizzo della contenzione fisica.
Aspetti legislativi
Il sito è centrato sugli aspetti normativi e regolatori dell’attività infermieristica. In particolare una sezione è dedicata al problema della contenzione. In questa sezione sono riportati gli articoli del codice deontologico, della costituzione e del codice penale che regolamentano l’uso della contenzione, inoltre sono presentati e commentati casi reali nei quali operatori sanitari sono stati accusati di utilizzare i mezzi di contenzione in modo inappropriato.
Best Practice
http://www.evidencebasednursing.it/traduzioniJB/6%284%29contenzione2.pdf
E’ la traduzione italiana, a cura di infermieri dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi, dei due Best Practice, centrati sulla contenzione, del Joanna Briggs Institute Canadese (centro di ricerca di evidence based nursing). I documenti, aggiornati al 2002 mettono in luce i rischi diretti e indiretti associati alla contenzione e i metodi alternativi da mettere in atto per limitare l’uso della contenzione.
College of Nurses of Ontario
Obiettivo di questo documento è aiutare l’infermiere a comprendere quali sono le sue responsabilità riguardo all’uso della contenzione. Nel documento sono forniti diversi casi pratici con relativa discussione; utili per comprendere le problematiche della contenzione e quindi migliorare la propria pratica lavorativa. Il documento è in inglese.
Federazione IPASVI
La Federazione nazionale Collegi IPASVI ha dedicato un numero de “I Quaderni” al tema della contenzione. Il documento fornisce dati della letteratura (aggiornata al 2009) sui rischi associati all’uso della contenzione e riporta una serie di interventi che le strutture sanitarie dovrebbero applicare per ridurne l’uso.
IPASVI Perugia
Il Collegio IPASVI di Perugia ha pubblicato nel 2007 un documento intitolato “Prevenire gli errori, imparare dagli errori: la contenzione del paziente”. L’articolo oltre a definire e quantificare la contenzione, mostrando i rischi a essa associati, getta luce sul problema dell’informazione del paziente e sulla necessità del suo consenso. Per poter attuare un piano di contenzione occorre infatti oltre alla prescrizione medica o una documentata valutazione assistenziale, anche il consenso del paziente o di chi lo rappresenta. A tale scopo è necessario spiegare con la dovuta semplicità e chiarezza i rischi e i benefici del programma di contenzione che si intende mettere in atto.
Linee guida del Presidio Ospedaliero Cremonese
Nel 2001 la Prima Divisione di Medicina Generale del Presidio Ospedaliero Cremonese ha avviato un processo di revisione della metodologia infermieristica e si è dedicato all’elaborazione di specifiche linee guida. Tali linee guida mettono in luce: i rischi associati alla contenzione, i metodi alternativi a essa e le accortezze da mettere in atto qualora sia necessario ricorrere alla contenzione. L’infermiere deve operare in modo che la contenzione, fisica e farmacologica, sia un evento straordinario e motivato.
Linee guida dell’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda
Il documento è aggiornato al 2008. Dopo aver definito i mezzi di contenzione affronta gli aspetti normativi, i metodi per ridurne il ricorso e l’utilizzo di soluzioni alternative. Inoltre le linee guida affrontano i problemi cui ci si trova di fronte quando si deve assistere un soggetto violento.