I Malavoglia
I Malavoglia | |
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Uno scorcio del mare di Aci Trezza, dal film La terra trema di Luchino Visconti, tratto dal romanzo di Verga | |
Autore | Giovanni Verga |
1ª ed. originale | 1881 |
Genere | romanzo |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | Aci Trezza, 1863-1878 circa |
Protagonisti | Famiglia Toscano, ovvero i Malavoglia:
Figli di Bastianazzo e Maruzza:
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I Malavoglia è il titolo del romanzo più conosciuto dello scrittore siciliano Giovanni Verga, pubblicato a Milano dall'editore Treves nel 1881. È una delle letture più diffuse e indicate nei programmi di letteratura italiana, all'interno del sistema scolastico italiano.
Indice
[nascondi]Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
Il romanzo narra la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese siciliano nei pressi di Catania. Il romanzo ha un'impostazione corale, e rappresenta personaggi uniti dalla stessa cultura ma divisi dalle loro diverse scelte di vita, soverchiate comunque da un destino inevitabile.
Lo scrittore adotta la tecnica dell'impersonalità, riproducendo alcune caratteristiche del dialetto e adattandosi quanto più possibile al punto di vista dei differenti personaggi, rinunciando così all'abituale mediazione del narratore.
L'opera va inserita nel Ciclo dei vinti, insieme a Mastro-don Gesualdo e a La Duchessa de Leyra, opere che affrontano il tema del progresso, visto dal punto di vista degli "sconfitti" di ogni strato sociale. La Duchessa de Leyra rimase solo abbozzato, mentre altri due romanzi previsti nel Ciclo (L'Onorevole Scipioni e L'uomo di lusso) non vennero neppure iniziati.
Trama[modifica | modifica wikitesto]
Presso il paese di Aci Trezza, nel catanese, vive la laboriosa famiglia Toscano, soprannominata Malavoglia per antifrasi, secondo la tradizione della 'ngiuria (una particolare forma di appellativo). Il patriarca è Padron 'Ntoni, vedovo, che vive presso la casa del nespolo insieme al figlio Bastiano, detto Bastianazzo, il quale è sposato con Maruzza (la Longa). Bastiano ha cinque figli: 'Ntoni, Luca, Filomena (detta Mena o Sant'Agata), Alessio (detto Alessi) e Rosalia (detta Lia). Il principale mezzo di sostentamento è la "Provvidenza", una piccola imbarcazione utilizzata per la pesca.
Nel 1863 'Ntoni, il maggiore dei figli, parte per la leva militare. È la prima volta che un membro della famiglia dei Malavoglia parte per la leva nell'esercito del Regno d'Italia, e sarà questo evento (che rappresenta l'irruzione del mondo moderno in quello rurale della Sicilia contemporanea) a segnare l'inizio della rovina della famiglia stessa. Per far fronte alla mancanza, Padron ’Ntoni tenta infatti un affare comprando una grossa partita di lupini (peraltro avariati), da un suo compaesano, chiamato Zio Crocifisso per via delle sue continue lamentele e del suo perenne pessimismo. Il carico viene affidato al figlio Bastianazzo perché vada a venderlo a Riposto, ma durante il viaggio la barca subisce naufragio e Bastianazzo muore. A seguito di questa sventura, la famiglia si ritrova con una triplice disgrazia: è morto il padre, principale fonte di sostentamento della famiglia, mentre il debito dei lupini è ancora da pagare e la Provvidenza va riparata. Finito il servizio militare, 'Ntoni torna di malavoglia alla dura vita di pescatore alla giornata, e non dà alcun sostegno alla già precaria situazione economica del nucleo familiare.
Le sfortune per la famiglia non terminano. Luca, uno dei nipoti, muore nella battaglia di Lissa (1866); ciò determina anche la rottura del fidanzamento di Mena con Brasi Cipolla. Il debito costa alla famiglia anche la perdita dell'amata Casa del nespolo, e la reputazione e l'onore della famiglia peggiorano fino a raggiungere livelli umilianti. Un nuovo naufragio della "Provvidenza" porta Padron 'Ntoni ad un passo dalla morte; Maruzza, la nuora, muore invece di colera. Il primogenito 'Ntoni decide di andare via dal paese per far ricchezze, ma, una volta tornato ancora più impoverito, perde ogni desiderio di lavorare, dandosi all'ozio e all'alcolismo.
La partenza di 'Ntoni costringe nel frattempo la famiglia a vendere la Provvidenza per accumulare denaro al fine di riacquistare la Casa del nespolo, mai dimenticata. La padrona dell'osteria Santuzza, già desiderata dallo sbirro Don Michele, si invaghisce invece di 'Ntoni (che intanto entra nel giro del contrabbando), mantenendolo gratuitamente all'interno del suo locale. La condotta di 'Ntoni e le lamentele del padre la convincono a distogliere le sue aspirazioni dal ragazzo, e a richiamare Don Michele all'osteria. Ciò diventa origine di una rissa tra i due pretendenti, che sfocia nella coltellata di 'Ntoni al petto di Don Michele, nel corso di una retata anti-contrabbando. 'Ntoni finisce dunque in prigione e Padron 'Ntoni, accorso al processo e sentite le voci circa la relazione tra Don Michele e sua nipote Lia, sviene esanime.'Ntoni riesce a evitare una forte condanna per motivi "d'onore": l'avvocato lascia intendere che la rissa fosse scoppiata perché 'Ntoni voleva difendere la reputazione della sorella Lia, della quale Don Michele si era invaghito ma che Lia aveva respinto.
Ormai vecchio, il salmodiare di Padron 'Ntoni si fa sconnesso e i suoi proverbi (che accompagnano tutta la narrazione) iniziano a venire pronunciati senza cognizione di causa; per motivi anche di sopravvivenza (non è più in grado di lavorare), si decide di ricoverarlo in ospedale. Lia, la sorella minore, vittima delle malelingue e del disonore, lascia il paese e finisce prostituta a Catania. Mena, a causa della vergognosa situazione della sorella, sceglie di rinunciare a sposarsi con compare Alfio, di cui è innamorata, e rimane in casa ad accudire i figli di Nunziata e di Alessi, il minore dei fratelli, che nel frattempo si era sposato con la Nunziata e che, continuando a fare il pescatore, ricostruisce alla fine il nucleo familiare e ricompra la "casa del nespolo".
Acquistata la casa, ciò che resta della famiglia farà visita all'ospedale al vecchio Padron 'Ntoni, per informarlo della compravendita e annunciargli un suo imminente ritorno a casa. È questa l'ultima gioia per il vecchio, che muore proprio nel giorno del suo agognato ritorno: neanche il desiderio di morire nella casa dov'era nato viene dunque esaudito. Quando 'Ntoni, uscito di prigione, ritorna al paese e alla casa del nespolo, si rende conto di non poter restare a causa del suo passato, per quanto Alessi lo inviti a farlo: con il suo comportamento egli si è auto-escluso dal nucleo familiare, rinnegando sistematicamente i suoi valori; è costretto ad abbandonare la sua casa proprio quando ha preso consapevolezza che era l'unico luogo in cui era possibile vivere degnamente.
L'opera[modifica | modifica wikitesto]
Tutta la narrazione si svolge alla fine dell'Ottocento ad Aci Trezza, piccolo paese della Sicilia dell'est.
Si può dividere l'intera opera fondamentalmente in tre parti:
- La prima parte (capitoli I-IV) inizia con la presentazione dei membri della famiglia Toscano, in ordine di età, alla quale seguono la partenza di 'Ntoni per il servizio militare e, soprattutto, lo sfortunato affare dei lupini e la morte di Bastianazzo. È questo elemento scatenante a rompere l' "equilibrio" preesistente e dare inizio alla vicenda. I funerali di Bastianazzo sono l'occasione, per Verga, di presentare i personaggi del romanzo e l'ambiente popolare contestualmente ai fatti narrati, secondo la tecnica della regressione teorizzata dell'autore.
- Nella seconda parte (capitoli V-IX) assistiamo al continuo declino della famiglia, dovuto principalmente alle conseguenze dello sfortunato affare dei lupini e al tentativo dei Malavoglia di saldarlo senza rinunciare alla casa e all'onore della famiglia; questo non impedisce la perdita della Casa del nespolo e il trasferimento nella casa del beccaio.
- La terza ed ultima parte inizia dopo un capitolo di transizione (il X), in cui 'Ntoni si trasferisce temporaneamente in città a far fortuna, dopo la morte della Longa (contraria alla sua partenza). Quindi inizia la terza parte (capitoli XI-XV), che narra la vendita della barca da parte di Padron 'Ntoni, che lavora a giornata da Padron Cipolla, e il ritorno di 'Ntoni che, ancora più povero che alla partenza, si dà al contrabbando. 'Ntoni accoltella don Michele; l'avvocato di 'Ntoni però getta discredito sulla famiglia rivelando una presunta relazione tra Don Michele e la Lia, che fugge verso la città. Il nonno cade in uno stato di depressione e 'Ntoni finisce in prigione. La conclusione vede la ricomposizione del nucleo familiare ad opera di Alessi e la partenza di 'Ntoni, che ormai non può più fare parte del mondo che ha rinnegato. Alla "riconsacrazione" della Casa del Nespolo (L. Russo) segue però la consapevolezza che ormai nulla potrà essere come prima: la partenza di 'Ntoni segna infatti un distacco definitivo, provocato dall'irrompere dei "tempi nuovi" (la modernità) nel mondo contadino siciliano.
L'ambientazione[modifica | modifica wikitesto]
Il romanzo è ambientato ad Aci Trezza, piccolo paesino del catanese. Alcuni luoghi del paese hanno una certa importanza nel racconto. La casa, focolare e rifugio domestico, è un luogo molto importante per i personaggi che, avendo subito gravi perdite familiari, cercano almeno di riavere quella casa così colma di ricordi, la casa del nespolo. Poi luoghi tipici sono la piazza, sede d’incontro e di pettegolezzo, l’osteria, luogo di perdizione, la farmacia di don Franco, dove gli uomini discutono di politica e di “rivoluzione”, perdendo però tutto il loro coraggio e la loro baldanza quando temono di essere uditi dalle mogli.
Per quanto riguarda il tempo, il romanzo si ambienta nella seconda metà dell’800, in un periodo di circa 15 anni. Le attività sono scandite da alcune ricorrenze religiose o dall’alternarsi delle stagioni, tipici elementi della cultura contadina. La mentalità, il punto di vista che predomina nel romanzo è quello dei pescatori, degli “umili”, e lo Stato appare come un nemico, che opprime il popolo con il suo servizio di leva, la sua falsa giustizia e le sue tasse eccessive.
I personaggi[modifica | modifica wikitesto]
- Padron 'Ntoni: è il capofamiglia. Si esprime spesso attraverso proverbi e vecchi detti. Secondo lui "Gli uomini sono come le dita di una mano: il dito grosso fa da dito grosso e il dito piccolo fa da dito piccolo".
- Bastianazzo: figlio di Padron 'Ntoni. Marito della Longa. Muore durante un viaggio con la Provvidenza con il carico di lupini.
- 'Ntoni: è il nipote primogenito di padron 'Ntoni, irrequieto e incapace di sopportare la difficile condizione della sua famiglia. Solo dopo la "disgrazia" di Lia e la propria carcerazione, riconosce i valori del mondo di Aci Trezza, nel momento in cui deve allontanarsene per sempre.
- Luca: secondogenito di Bastianazzo e della Longa, è più responsabile di 'Ntoni e degli altri fratelli. Muore nel corso della battaglia di Lissa.
- La Longa: moglie di Bastiano.
- Mena: figlia di Bastianazzo, semplice, operosa, dedita alla famiglia. Rinuncia all'amore per Alfio; viene promessa sposa a Brasi Cipolla, ma dopo la rovina della famiglia il matrimonio non si può fare. Resta con il fratello Alessi e sua moglie a custodire i valori della famiglia e della tradizione.
- Alessi: fratello minore di 'Ntoni e Luca, per quanto all'inizio della storia meno maturo e responsabile di Luca, a cagione della sua età giovanissima, si presenta subito come maggiormente incline ad apprendere il sapere ancestrale di Padron 'Ntoni, dimostrando interesse per i suoi proverbi, detti e per l'esperienza marinara dell'anziano. Toccherà ad Alessi il ruolo di "ponte" tra il passato idillico di Padron 'Ntoni e la modernità dei tempi post-unitari: sposato con la cugina Nunziata, ormai adulto ricostruirà la famiglia Malavoglia assumendo il ruolo di patriarca del nonno e ricomprando la Casa del Nespolo, ma col ricordo delle sofferenze subite.
- Lia: la più piccola della famiglia Malavoglia, "vanerella come il fratello" ('Ntoni), in seguito alla caduta in miseria e disgrazia della propria famiglia, perduta la reputazione e l'onore, emigrerà per diventare una prostituta, venendo così schiacciata dalla modernità che in qualche modo ha risparmiato Alessi, saldamente ancorato ai valori aviti.
- Alfio Mosca: onesto lavoratore, possiede un asino ed (in seguito) un mulo, ed ha la sua ambizione lavorativa. Si innamora di Mena, che ricambia, ma i due non possono sposarsi perché Alfio è povero, e per convenienza Mena tenterà invece il matrimonio con Brasi Cipolla. Alfio tornerà ad Aci Trezza otto anni dopo la sua partenza.
- Zio Crocifisso: detto anche "Campana di legno", è l'usuraio del paese, vecchio e avaro, protagonista di "negozi" e proprietario di barche e case. È zio della Vespa, con la quale si sposerà non per amore, ma per appropriarsi della sua chiusa; il matrimonio si rivelerà per lui un inferno, poiché la moglie dilapida in breve tempo il patrimonio da lui costruito in una vita interamente trascorsa ad accumulare denaro.
- Compare Agostino Piedipapera: sensale di pochi scrupoli, zoppo, immischiato nella vicenda del contrabbando. Si rende responsabile, assieme allo zio Crocifisso, della rovina economica dei Malavoglia, fingendo di acquistare il credito che Padron 'Ntoni deve al vecchio usuraio e poter così far uscire la famiglia dalla casa del nespolo. È sposato con Grazia Piedipapera, donna pettegola ma sensibile ai problemi dei Malavoglia.
- La Locca: sorella dello zio Crocifisso, vedova, è una vecchia demente e fuori di senno, che vaga perennemente per il paese alla ricerca del figlio Menico, morto in mare sulla Provvidenza assieme a Bastianazzo ed al carico di lupini. È madre di un altro ragazzo che non viene mai nominato, e che è sempre chiamato "figlio della Locca". Dopo l'arresto di quest'ultimo, viene mandata all'ospedale dei poveri.
La visione pessimistica[modifica | modifica wikitesto]
Nel romanzo vi è una sorta di visione pessimistica della vita da parte dell'autore: egli sottolinea il fatto che le disgrazie debbano essere subite passivamente e vengano una dopo l'altra per affondare le sorti di una famiglia intera. Quella in questione, è una famiglia di tipo patriarcale con due capisaldi: Padron ‘Ntoni e l'imbarcazione "La Provvidenza".
Il primo è il senex, il galantuomo, custode della saggezza; si ricordino, a tal proposito, i tantissimi proverbi sciorinati in ogni momento. È possibile ipotizzare che l'autore, attraverso queste manifestazioni della cultura del popolo, esprima il proprio giudizio e le proprie opinioni: egli comunica con il lettore attraverso i detti e le sentenze.
La seconda, la barca, è la fonte di guadagno, simbolo della vita: in essa sono racchiuse le speranze di una buona pesca.
Temi principali[modifica | modifica wikitesto]
I temi principali sono gli affetti familiari e le prime irrequietudini per il benessere (cfr. Prefazione). Come anticipato nella novella Fantasticheria, emerge il cosiddetto ideale dell'ostrica: i personaggi che, tentando di migliorare le proprie condizioni economiche, combattendo una continua lotta per la sopravvivenza (darwinismo sociale), si allontanano dal modello di vita consueto e finiscono male (come 'Ntoni e Lia). Soltanto quelli che si adattano alla loro condizione possono salvarsi (è il caso di Alessi e di Mena)
La famiglia[modifica | modifica wikitesto]
Giovanni Verga torna più e più volte su un tema preciso: quello dell'attaccamento alla famiglia, al focolare domestico, alla casa; è facile comprendere, quindi, i sentimenti di amarezza e dolore di chi è costretto a vendere la propria abitazione per pagare i debiti di un affare sfortunato, come nel caso dei Malavoglia. Il bene della famiglia sembra il supremo valore: è questo il principale senso dell'ideale dell'ostrica. Per i Malavoglia la "roba" consiste nella Provvidenza e nella casa del nespolo. Quando entrambe si perdono, i membri della famiglia sentono di aver perduto le radici stesse della loro esistenza. Solo alla fine del romanzo, Alessi riesce a recuperare la casa e con essa il legame con il passato e gli affetti familiari.
L'economia[modifica | modifica wikitesto]
Giovanni Verga riprende più volte il discorso economico, anche nelle tragedie familiari. Quando, ad esempio, muore Bastianazzo, la prima ed ultima cosa che si dice è che la barca era carica di lupini: quindi il fattore economico è molto importante. Inoltre, Verga vuole sottolineare la differenza tra la malizia del popolo e la famiglia operosa. Difatti è il popolo a pensare che Padron 'Ntoni si preoccupi dei lupini, quando quest'ultimo è afflitto per il figlio. I Malavoglia per tutto il romanzo sono tesi a recuperare la condizione economica iniziale, o a migliorarla. L'economia del paese è chiusa e di tipo feudale: le classi sociali sono immobili e non è lasciata nessuna possibilità alla libera iniziativa (come dimostra l'investimento nei lupini avariati). Sempre vivo rimane il dibattito sulla natura dei lupini che Verga immagina trasportati sulla Provvidenza, poiché lo stesso nome del legume è attribuito localmente (specie in Campania) alla vongola "povera" Chamelea Gallina; benché dal romanzo non sia possibile risolvere il dilemma, è accertato che nel caso in discorso si tratti dei semi della leguminosa Lupinus Alba, diffusi e consumati nel catanese, laddove il nome lupino non risulta invece attribuito al mollusco bivalve.
Lo stile[modifica | modifica wikitesto]
Nello stile di Verga bisogna ricordare la frequenza dei dialoghi. Mescolando il discorso diretto, quello indiretto e il discorso indiretto libero, Verga assume nella lingua italiana modi tipici del parlato siciliano, avvicinandovisi con intenti veristi. Questo stile narrativo ci permette di identificare i personaggi del romanzo come esseri inseparabili dal proprio paese e dalla propria casa. Contemporaneamente, la coralità del parlato permette allo scrittore di non comparire mai in primo piano con i propri giudizi, lasciando campo libero alle interpretazioni proprie del lettore, posto di fronte ad un fatto oggettivo.
Malavoglia al cinema[modifica | modifica wikitesto]
- I Malavoglia offrì lo spunto per il film La terra trema (1948) di Luchino Visconti.
- I Malavoglia venne riprodotto cinematograficamente nel film Malavoglia (2010) di Pasquale Scimeca, anche se ambientato in epoca differente.
Edizioni[modifica | modifica wikitesto]
- Giovanni Verga, I Malavoglia, Prima edizione ed., collana Oscar Mondadori, Arnoldo Mondadori Editore, 1983, pp. 272, cap. XV, ISBN 88-04-52519-3.
- Giovanni Verga, I Malavoglia, Prima edizione "Nuova Universale Einaudi" 1995, Einaudi, 1995, pp. 414, cap. XV con appendici e con testo critico e con commento di Ferruccio Cecco, ISBN 978-88-06-17780-5.
- Giovanni Verga, I Malavoglia, Prima edizione, Treves, 1881.
- Giovanni Verga, I Malavoglia, Collana Oscar Mondadori, Arnoldo Mondadori Editore, 1965, pp. 291, cap. XV, con Cronologia della vita di Verga e dei suoi tempi, Introduzione, Bibliografia e Antologia Critica., 5896 (ISBN non ancora presente).
- Giovanni Verga, I Malavoglia, Prima edizione ed. critica, collana Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni Verga, Interlinea edizioni, 2014, pp. XCVI + 568, ISBN 978-88-8212-900-2.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Silvia Iannello, Le immagini e le parole dei Malavoglia. Roma, Sovera, 2008.
- Romano Luperini, Pessimismo e verismo in Giovanni Verga, Padova, Liviana Scolastica, 1968.
- Massimo Romano, Come leggere i Malavoglia di Giovanni Verga. Milano, Mursia, 1983.
- Antonio Carrannante, "Momenti di ottimismo nei 'Malavoglia'", "Otto/Novecento", 1985/5, pp. 221–230.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
- Wikisource contiene il testo completo di o su I Malavoglia
- Wikiquote contiene citazioni da I Malavoglia
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- "I Malavoglia" ed altre opere di Verga
- Testo de "I Malavoglia"
- I Malavoglia, riduzione radiofonica di Radio 3 Rai (Il Terzo Anello - Ad alta voce): 22 puntate, formato.ram
- Concordanze per forma del romanzo PDF - ODT
- Fondazione Verga, Catania
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