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ChiudiQuesto articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2012 alle ore 11:23.
La mattina presto Ben Smith, pioniere del giornalismo politico online, prende un autobus dalla sua casa vittoriana in piena Brooklyn, passa sotto al Battery Tunnel e supera City Hall, dove una volta faceva il corrispondente, sempre attaccato alla cornetta tra pile di quotidiani. L'autobus ferma al Flatiron, a Manhattan, poco più a sud della sede del New York Times e di altri mostri sacri della carta stampata. Smith entra in un edificio anonimo e prende l'ascensore fino all'undicesimo piano: le porte si aprono negli ariosi uffici di BuzzFeed, l'ultima iniziativa giornalistica candidata a rivoluzionare l'informazione politica.
In quella specie di loft, bianco e luccicante come un Apple Store, giovani donne agghindate con grossi occhiali, fuseaux, gonne e stivali si aggirano fra scrivanie presidiate da giovani uomini con barbe dalle acconciature strane e auricolari che colano giù dalle orecchie. A un computer, una donna armata di Photoshop attacca teste su corpi femminili. I reporter vanno a rifornirsi nell'area cucina, provvista di patatine, caramelle, barrette di muesli e un frigo con bibite gassate e trendissime birre Brooklyn Righteous Ale e Bengali Tiger. Sorseggiano da tazze di caffè decorate con cerchi gialli con su scritto WTF (sigla nata su internet e che sta per What the fuck?, di intuibile traduzione). Smith ha 35 anni. Con la sua faccia rubizza e il suo look antichic, è una sorta di mosca bianca tra i giovani di tendenza che girano per l'ufficio. Smith, che ha tre figli, si è fatto le ossa nei giornali tradizionali e si è guadagnato la reputazione rivoluzionando il mondo dei blog politici e contribuendo, en passant, a fondare testate ormai famose come politico.com.
Ma nell'era di Twitter perfino i blog sembrano lenti («vecchi e scricchiolanti», li definisce Smith) ed ecco perché lui si trova qui. Seduto tra una fila di scrivanie bianche e una finestra a tutta altezza con vista sull'Empire State Building, Smith spera di essere l'uomo che guiderà la prossima grande rivoluzione dell'informazione. A gennaio, quando è diventato direttore di BuzzFeed, il suo trasferimento ha suscitato un certo scalpore nei corridoi del potere di Washington e negli ambienti dell'informazione di New York. Praticamente nessuno sapeva che cosa fosse BuzzFeed e quei pochi che lo sapevano lo associavano ad articoli memorabili come «Uccellino imbocca cane con noodles», «Le sei location perfette per un rifugio da supercriminale» e «Venti gatti colti sul fatto». Molti di questi articoli sono marchiati con bollini gialli con su scritto «LOL», «Cute», «Trashy», «Fail», «WTF», «OMG» e via chattando. Smith insiste che lui e il nuovo bollino bianco-rosso-blu «Election 2012», che campeggia in cima alla homepage, non sono fuori posto qui a BuzzFeed. «BuzzFeed è nato come un esperimento di ciò che la gente vuole condividere», dice Smith. «All'inizio c'erano foto divertenti di animali, notizie sulle celebrità e storie edificanti. Ma ora offriamo alla gente notizie sempre più serie, analisi e fotogiornalismo, per aiutarli a capire il mondo attraverso i loro amici e i loro feed Facebook».
Il quotidiano del mattino è quasi un pezzo da museo, ma anche le homepage dei mezzi di informazione tradizionali che cercano di attirare traffico verso le loro pagine stanno diventando una cosa del passato. BuzzFeed fa un balzo in avanti a livello concettuale, parte dalla consapevolezza che sta sorgendo una nuova era in cui gli utenti del web condividono e ricevono articoli e notizie attraverso Facebook, Twitter e altri social network. L'informazione, come qualsiasi altra cosa di questi tempi, è sociale e BuzzFeed è il sito che finora è andato più vicino a scoprire il segreto di ciò che la gente vuole condividere. «Nel futuro tutta l'informazione sarà personalizzata e tagliata su misura del cliente», dice Peter Kaplan, ex direttore di Smith al New York Observer e ora direttore editoriale della Fairchild Media. BuzzFeed inizialmente aveva chiesto a lui di dirigere la nuova redazione, ma Kaplan era troppo attaccato alla carta stampata e ha suggerito Smith, un giornalista che gli era sembrato ipercompetitivo, uno di quelli «che non si spegne mai», uno che all'Observer si comportava come un «boss di quartiere». Secondo Kaplan, con Smith nelle vesti di giocatore-allenatore, BuzzFeed diventerà il nuovo Huffington Post (1) e «rivoluzionerà il mondo dell'informazione». All'inizio Smith aveva rifiutato l'offerta, ma poi Kaplan e la moglie dello stesso Smith, Liena Zagare, anche lei una blogger di successo, gli hanno detto che era un pazzo. Ora Smith è ultraconvinto del progetto e condivide la visione di BuzzFeed sul modo in cui in futuro i lettori riceveranno le notizie. «Questa è la realtà, non è chiacchiericcio futuristico», spiega Smith, che ha un modo di parlare molto diretto. «Mi sono reso conto che stavo scrivendo per lettori informati che ricevono le notizie da Twitter». (Per trasparenza: ho lavorato con Smith al New York Observer e lo considero un amico.)
Quelli che contestano siti come BuzzFeed fanno notare che ricevere le notizie da Twitter e da Facebook può essere molto efficiente, veloce e appagante, ma ha un limite: è un metodo particolarmente efficace per non ricevere le notizie che stanno fuori dal radar degli amici. Le possibilità di venire a conoscenza di novità poco sexy (ad esempio gli sviluppi politici in Uganda) sono alquanto limitate se non sono riportate sulle pagine dei giornali di carta o non campeggiano in bell'evidenza su una homepage. BuzzFeed creerà un pubblico più compiaciuto, dicono i detrattori, ma non necessariamente più istruito. Ma Smith è venuto qui proprio per alzare il livello culturale del sito, non per abbassarlo. Ha la reputazione di uno che riesce a indirizzare i lettori del blog e di Twitter ai migliori articoli disponibili in Rete. Per quanto riguarda la sua sezione, BuzzFeed sta tornando ai principi basilari del giornalismo.
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