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Data di inserimento:   martedì 2 febbraio 2010
I VINI LATINI E DELL’AGRO PONTINO – PARTE IV IL TERRITORIO DELLA DOC TERRACINA

(www.enopress.it). Nonostante i sempre più numerosi premi e riconoscimenti, i vini laziali, con le loro stupende etichette sembra non raccolgano da parte degli addetti ai lavori la dovuta attenzione - Per offrire maggiore visibilità a una produzione enologica di grande statura, Enopress ha deciso di aprire una rassegna dedicata ai principali produttori, con una trattazione specifica delle varie etichette di qualità del panorama enologico del Lazio, iniziando dalla Provincia di Latina che rappresenta, senza dubbio, un caso unico e singolare nel territorio regionale.
Dopo anni di anonimato e decenni di pacati ma velenosi sfottò da parte dei vicini e più noti produttori toscani e campani, da diversi anni ormai i vini del Lazio stanno avendo il giusto riconoscimento sui mercati nazionali ed anche internazionali. Il Lazio è anche ricco di vitigni autoctoni su cui si è ricominciato a lavorare con progetti seri, consapevoli che le biodiversità sono delle ricchezze fondamentali da valorizzare sia qualitativamente che economicamente.
In questo variegato e vivace panorama in fermento i vini della Provincia di Latina, nonostante la loro storia sia recente, vantano ormai da anni uno straordinario bagaglio di ricchezza e qualità.
Negli ultimi dieci anni tutti i vini del sud del Lazio, hanno rilanciato e rinnovato la loro immagine in Italia e all’estero grazie soprattutto al lavoro di alcune cantine. I produttori pontini stanno facendo in modo egregio la loro parte, ma sembra, però, che nonostante i sempre più numerosi premi e riconoscimenti ottenuti, non ci sia da parte degli addetti ai lavori la dovuta attenzione e promozione delle stupende etichette laziali che restano relegate in una sorta di limbo per "pochi" conoscitori ed enoappassionati. Basta osservare gli scaffali delle grandi catene di distribuzione, dove, a discapito di altre etichette anche meno blasonate, si assiste quasi sempre ad una certa latitanza o poca presenza dei vini laziali e pontini.
Enopress ha dunque lanciato una ricerca che grazie al lavoro di Mauro Maccario (
macma@tiscali.it) vede ora la luce sul web con lo spirito di rendere più visibili i vini del Lazio e presentare al grande pubblico una trattazione specifica delle varie etichette di qualità della Provincia di Latina che rappresenta, senza dubbio, un caso unico e singolare nel territorio regionale.

 

LA DOC MOSCATO DI TERRACINA

Moscato di Terracina Doc – Il vino di Ulisse
(Decreto ministeriale del 25 maggio 2007 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n°128 del 5 giugno 2007)

La storia del Moscato di Terracina risale all'800'. Oggi a seguito dei processi di urbanizzazione bisogna scovare piccole coltivazioni ad opera di anziani contadini oppure, ci si può rivolgere ai produttori di aziende vinicole del territorio locale che scommettendo sul recupero del Moscato di Terracina ne portano avanti la tradizione introducendo sul mercato un prodotto di qualità e riconosciuto DOC a partire dalla vendemmia del 2006. È una varietà del Moscato o Uva Apiana, chiamata così dai Romani per la sua attitudine ad attirare le api con il suo sapore dolce e il suo profumo forte. Lontane nello spazio e nel tempo le origini del vitigno dal quale il Moscato di Terracina è ottenuto. Originario del Medio Oriente come un pò tutte le uve da vino, il Moscato è probabilmente giunto sulle coste del Mediterraneo attraverso l'Asia Minore. Vettore della sua diffusione lungo le coste del Mediterraneo occidentale furono i coloni greci di Samos e delle località costiere dell'antica Jonia, i quali non volendo separarsi dal loro vitigno preferito, ottima uva da tavola ed insieme base ampelografica per la produzione dell'inebriante nettare, ne portavano con loro i semi o i tralci per poterlo riprodurre nelle vigne delle colonie che andavano a fondare. Ed è per questo che oggi troviamo l'uva Moscato a Trani in Puglia, a Noto in Sicilia, a Sorso, Sennori ed un pò in tutta la Sardegna, a Frontignan e Rivesaltes in Francia, ed appunto a Terracina nel Lazio.  Tesi storiche ed archeologiche che trovano ulteriore conforto nella mitologia e nella leggenda: Omero e Virgilio cantarono le coste meridionali del Lazio quali luoghi dei leggendari sbarchi di Ulisse e di Enea, e secondo Omero la Maga Circe si servì dell’inebriante profumo e dell’incantevole bouquet di questo vino, creato con le solari e pregiate uve Moscato di Terracina, per ammaliare e legare a sé Ulisse ed i suoi marinai.

La Doc Moscato di Terracina è nata recentemente. Solo il 5 giugno 2007, infatti, la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il disciplinare di produzione di questo vino, facendolo entrare di fatto nel novero delle altre Doc laziali che a tutt’oggi sono 26 (più la Docg, anch’essa di recente costituzione, Cesanese del Piglio). Il percorso di caratterizzazione del Moscato di Terracina prese avvio nel 2002, quando l’ARSIAL (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura nel Lazio) decise di raccogliere le sollecitazioni provenienti da un piccolo nucleo di produttori locali e da una sola cantina.

Oggi, a rivendicare la denominazione del Moscato di Terracina, ci sono sei cantine e oltre 100 viticoltori. Allora le uve, trattandosi di un vitigno a duplice attitudine,  venivano vinificate quasi clandestinamente e il vino commercializzato con denominazioni "ombra". Con il riconoscimento ministeriale questo vino, prodotto dal pressoché unico vero monovitigno laziale ed espressione della biodiversità degli Ausoni (pluripremiato nelle ultime manifestazioni vinicole), riemerge alla legalità, riappropriandosi dello status che gli era stato riconosciuto fin dall'antichità preromana. La classica forma di allevamento ad alberello segna, infatti, come un vero e proprio relitto culturale pervenuto fino a noi grazie alla pertinacia dei contadini, il confine geografico tra  la cultura greca e quella etrusca dell'allevamento a festone.

Carta di Identità
La zona di produzione delle uve atte a produrre i vini a Denominazione di Origine Controllata "Terracina" o "Moscato di Terracina" ricade nella Provincia di Latina e comprende tutto il territorio amministrativo dei Comuni di Monte San Biagio, Terracina e Sonnino.

Tipologia
Il "Terracina o Moscato di Terracina" è prodotto in cinque tipologie: amabile, passito; secco; spumante secco e dolce.

Descrizione
I vini appartenenti a questa Doc, escluso la tipologia "spumante" devono essere ottenuti dalle uve prodotte dai vigneti aventi, nell'ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica: Moscato di Terracina: minimo 85%. Per la tipologia "spumante" la base ampelografica deve essere costituita dal 100% di Moscato di Terracina.

Caratteristiche
"Terracina" o "Moscato di Terracina" secco: colore dal paglierino al lievemente dorato; odore fragrante, caratteristico; sapore asciutto, aromatico; titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol., di cui almeno 11% vol. effettivo; acidità totale minima 5,0 g/l; estratto non riduttore minimo 20 g/l; zuccheri riduttori residui da 0 a 4 g/l.

"Terracina" o "Moscato di Terracina" amabile: colore dal paglierino al lievemente dorato; odore intenso e caratteristico; sapore piacevolmente amabile, gradevole e caratteristico; titolo alcolometrico volumico totale minimo 11,50% vol., di cui almeno 11% vol., effettivo; zuccheri riduttori residui da 12 a 45 g/l; acidità totale minima 5,0 g/l; estratto non riduttore minimo 20 g/l.

"Terracina" o "Moscato di Terracina" passito: colore giallo dorato con riflessi ambrati; odore caratteristico; sapore dolce, gradevole, vellutato; titolo alcolometrico volumico totale minimo 15,50% vol. di cui almeno il 12% vol. effettivo; zuccheri riduttori residui: minimo 50 g/l; acidità totale minima 5,0 g/l; estratto non riduttore minimo di 25 g/l.

"Terracina" o "Moscato di Terracina" spumante: spuma fine e persistente; limpidezza brillante; colore giallo paglierino tenue; odore fragrante, caratteristico; sapore aromatico, armonico e fresco; titolo alcolometrico volumico totale minimo 11% vol. di cui svolto compreso nei limiti del 9% vol. per la versione "dolce" e del 10,50% vol., per la versione "secco"; acidità totale minima di 5,5 g/l; estratto non riduttore minimo 20 g/l.



INTRODUZIONE AL TERRITORIO DELLA DOC TERRACINA

I terreni dove vengono coltivati i vigneti di Moscato della Doc, principalmente situati nei territori di Terracina, Borgo Vodice, Sonnino e Monte San Biagio, presentano elementi comuni ma si differenziano per due aspetti che hanno inciso nella coltivazione della vite e nella produzione del relativo vino. Il primo aspetto riguarda una tipoligia di terreno prevalentemente sabbioso dove viene adottata la pratica dell'inerbimento per renderlo più idoneo alla coltivazione della vite. I vitigni coltivati su questo terreno sono quelli più vicini alla benefica brezza del mare che rende queste uve particolarmente profumate. Il secondo aspetto riguarda una tipoligia di terreno con una prevalenza di argilla rossa dove predomina il Moscato di Terracina seguito dal Cesanese, l'Aleatico e l'Abbuoto o Cecubo. Il terreno è quello tipico della zona di Terracina. Vista la particolare conformazione della zona ricca di rocce carsiche tutte le lavorazioni, dalla potatura alla raccolta, avvengono ancora completamente a mano.

Il Moscato di Terracina è un vino ancora poco conosciuto al di fuori del basso Lazio, sua zona d'origine, ma è un vino che ha una personalità molto spiccata. Le origini del vitigno sono incerte, probabilmente venne importato dall'oriente in epoche remote. Questa uva moscato veniva coltivata nella fascia costiera attorno a Terracina, antichissima città marinara. Una volta, tutta la costa fra Terracina ed il Promontorio del Circeo ospitava vigneti che arrivavano fin sulla spiaggia e dai quali si ricavava il Moscato di Terracina. Oggi la zona è stata quasi completamente cementificata. I vigneti restano nella zona sud di Terracina e nella zona fra il Monte Circeo e Sabaudia. Fortunatamente, questo vino è sopravvissuto allo scempio edilizio degli anni 70 che l'ha minacciato di estinzione. Essendo un moscato e venendo coltivato praticamente sulla sabbia, questo vino ha un sapore unico, che non assomiglia a nessun altro vino esistente. È molto aromatico. Poche aziende ma tutte votate alla massima qualità coltivano il Moscato di Terracina lungo la Riviera di Ulisse e tutte ricavano da quest'uva interessanti prodotti. Gli altri vigneti sono posti in zone più interne, a ridosso delle colline che guardano verso il centro della Regione Lazio, in direzione della più montagnosa zona che divide le province di Latina e Frosinone, nei dintorni dei comuni di Sonnino e Monte San Biagio.


Il nome "Moscato", nasce da "muscum", ovvero "muschio", per il profumo intenso e l’aroma dolciastro. In passato, nella odierna zona di produzione della Doc, si otteneva un vino dolce facendo appassire le uve di questo vitigno originario del Lazio. A partire dagli anni ’20 del 1800, le coltivazioni di vigneti di Moscato costituivano la prima risorsa di sostentamento dell’economia terracinese, tanto da vantare treni carichi d’uva esportati nel Nord Italia e sino in Germania. Oggi, di quella coltivazione estesa è rimasto ben poco e per assaggiare il discendente dell’antico vino moscato terracinese, bisogna rivolgersi a quelle poche cantine e produttori che contro tutto e tutti hanno tenacemente continuato a coltivare questo vitigno autoctono conservandone l’antica tipicità.

 

LE AZIENDE DEL TERRITORIO DELLA DOC TERRACINA

Usciti dall’Azienda Vendrame riprendiamo la statale SS 148, Via Pontina fino ad incrociare , dopo poco più di 8 km, sulla sinistra, l’indicazione Borgo Vodice e sulla destra, appena svoltato sulla Via Migliara 54 l’insegna della Cantina Sant’Andrea con la scritta "seguire le botti". La Via Migliara 54 ci porta dritti fino ad incontrare, sulla destra, l’imbocco della Strada del Renibbio dove, al civico 1720 troviamo gli ingressi delle aziende correlate tra loro, Cantina Sant’Andrea e Cantina dei Templari.

Il Moscato, il più festoso ed al tempo stesso il più mediterraneo dei vitigni, ha trovato lungo le coste meridionali del Lazio uno dei luoghi di massima elezione, e le varie tipologie di vino che vi si ricavano, dallo spumante, al bianco secco, amabile o dolce passito, possono gradevolmente accompagnare i nostri simposi festivi dall'aperitivo al dolce. Il Moscato di Terracina, uno dei più rappresentativi vini della Regione Lazio è un vino che puntualmente ottiene i più importanti riconoscimenti in occasione di concorsi vinicoli nazionali ed internazionali, e che altrettanto puntualmente aggiunge ai riconoscimenti ottenuti nelle manifestazioni ufficiali, il più intimo ma non meno importante, caloroso plauso dei commensali.
Pochi sono i produttori di questo splendido vino. La più importante per ampiezza della proposta e per prestigio è la Cantina Sant'Andrea, dove si producono diverse tipologie di moscato.
Come i Greci, come Ulisse, la famiglia Pandolfo, titolare dell’azienda, ha vagato per il Mediterraneo, portando ovunque con sé la forza e la voglia di ottenere il frutto della vite dalle terre coltivate. Alla metà dell'ottocento in Pantelleria, Andrea I Pandolfo, bisnonno dell'attuale proprietario Gabriele, iniziò a piantare viti e produrre vini a base di uve Zibibbo. Nel 1880 vendette i piccoli vigneti dell'isola ed acquistò 60 ettari di terra nel nord della Tunisia. Vennero piantate le prime viti, raccolte le prime uve e, ai primi del Novecento, Andrea I, con il figlio Giovanni nella propria cantina di famiglia iniziò a produrre vini di qualità tanto che dal porto di Tunisi partivano navi cariche del suo vino per servire i migliori mercati di Francia. In seguito agli espropri del territorio tunisino, da parte dell’allora presidente della Tunisia, Harbib Bourghiba, con un provvedimento entrato nella storia, la famiglia Pandolfo abbandonò il paese e Andrea II con la moglie Elena ed i figli decisero di venire in Italia ed acquistare un piccolo podere vicino a Terracina, il 1720 di Via Renibbio. Nel 1964 nacque così l’Azienda Sant'Andrea che ha nel nome il ricordo del suo fondatore.

Oggi l'azienda è, meritatamente, uno dei principali riferimenti vitivinicoli di terra pontina, gestita da Gabriele Pandolfo con la moglie Enza, il figlio Andrea III e la cognata Ornella; tutti aiutati dalla sempre vigile e costante presenza della mamma Elena.
Nella zona la maggior parte dei vigneti sono coltivati a tendone, Gabriele Pandolfo invece, ha recentemente pensato di sostituire, per la maggior parte dei suoi vigneti, il sistema a tendone con quello a filari Guyot, migliorando qualitativamente il prodotto finale.

La prima vendemmia risale al 1968, dando origine a quella che viene definita la Linea Classica dei vini dell'Azienda e che, ancora oggi, continua ad essere commercializzata. Le uve sono prodotte da sempre con cura scrupolosa e, fin dal 1993, anche con metodologie ecocompatibili per garantire alla fonte la massima qualità e genuinità nel pieno rispetto dell’ambiente.  Da molti anni l’azienda è impegnata nella riscoperta e valorizzazione del vitigno Moscato di Terracina, particolare clone autoctono di Moscato Bianco, che cresce nelle avare colline intorno alla città di Terracina.

Gli ettari vitati di proprietà sono 20 e 50 sono quelli in affitto. Le vigne sono dislocate sul territorio. Potremmo dire che l’azienda ha due anime, la prima vocata alla sperimentazione ed all’innovazione, la seconda legata alle tradizioni e alla riscoperta del passato. Il primo vigneto, collocato nelle vicinanze dell’azienda a Borgo Vodice, ha sempre rappresentato una sfida verso un territorio privo di tradizione vitivinicola, come quello dell’Agro Pontino, ma eccezionale a livello microclimatico per sperimentare e provare. Con un’estensione di circa 20 ettari rappresenta il vigneto storico dell’azienda, il primo ad essere stato piantato appena arrivati in Italia a seguito dell’esproprio e della cacciata dalla Tunisia. La tipologia di terreno è prevalentemente sabbiosa e viene adottata la pratica dell’inerbimento per renderlo più idoneo alla coltivazione della vite. I vitigni coltivati sono quelli tipici della DOC Circeo, Trebbiano e Malvasia per i vini bianchi, Merlot e Sangiovese per quelli rossi. Accanto a loro si sono perfettamente adattati alla zona anche il Sirah, il Petit Verdot, il Cabernet Sauvignon, lo Chardonnay, il Montepulciano, il Cesanese, e la Malvasia Puntinata. La struttura di allevamento va dal doppio tendone con 2.200 piante per ettaro al filare da 4.500 piante per ettaro.

Il secondo vigneto, immerso nelle avare colline che circondano la cittadina di Terracina, è il più originale e bello dell’azienda, circa 5 ettari immersi nel verde di una natura incontaminata, a 400 metri s.l.m. tutti coltivati a filare con densità da 6.000 a 7.500 piante per ettaro. Il terreno è quello tipico della zona di Terracina con una prevalenza di argilla rossa e i vitigni coltivati sono i più antichi della zona, il Moscato di Terracina in primo luogo seguito dal Cesanese di Terracina, l’Aleatico e l’Abbuoto o Cecubo. Vista la particolare conformazione della zona ricca di rocce carsiche tutte le lavorazioni, dalla potatura alla raccolta, avvengono ancora completamente a mano.

Il vigneto di Aprilia, con un’estensione di circa 18 ettari rappresenta, insieme a quello di Borgo Vodice, il cuore produttivo dell’azienda. La zona, da sempre vocata alla produzione di uva di alta qualità, presenta il caratteristico terreno equilibrato a media tessitura. La struttura è in parte a tendone, 2200 piante per ettaro, per le uve Trebbiano e Malvasia e a filare, 5000 piante per ettaro per il Merlot, lo Syrah, la Malvasia Puntinata e lo Chardonnay.

Negli ultimi anni tutta la cantina è stata interamente rinnovata ed adeguata alle più moderne tecnologie per l’ottenimento di vini di qualità. Presse soffici per avere mosti fiore dolci e pregiati, serbatoi in acciaio termocontrollati per esaltare e preservare al meglio le caratteristiche aromatiche dei vini, autoclavi per la produzione di spumanti, barrique di rovere per conferire ai vini profumi e caratteristiche uniche ed infine una moderna linea di imbottigliamento. L’azienda, sotto la responsabilità di un Rabbino, produce, in 8 diverse tipologie, anche vini Kasher per i credenti ebraici.

Le etichette commercializzate dall’azienda nei quattro punti vendita aziendali a Borgo Vodice, sede dell’Azienda, a Latina, a Sabaudia, nel cuore di questa splendida cittadina di mare, a pochi passi dalle sponde del Lago di Paola, in Piazza Santa Barbara, dai più, conosciuta come Piazza delle Palle, e a Terracina, situato in una delle più vecchie piazze della città, Piazza Fontana Vecchia, affacciata proprio sul corso principale, Via Roma, sono 24.

Si parte dalla Linea Classica, che rappresenta la storia dell’azienda, con la caratteristica ed originale etichetta a forma di botte. Quindici tipologie di vino che sono l'espressione più ampia del territorio, la loro commercializzazione avviene, sin dal 1968, esclusivamente nei punti vendita aziendali. E si arriva agli incantevoli disegni che ci conducono nelle zone più belle dell'Agro Pontino. Dagli scorci di paesaggio, al Tempio di Giove fino al mare: le etichette che compongono la Linea Acquerelli, selezioni delle uve provenienti dalle zone più vocate. Disegnate dalla mano speciale del Prof. Pompeo Cupo, acquerellista di fama sono diventate il vestito di ogni bottiglia dell’azienda. Queste etichette possiedono un forte legame tra la vigna e il territorio, ogni bottiglia non è solo un vino ma anche un breve viaggio, un sorso di queste terre e un piccolo capolavoro artistico.

La Linea Classica si compone, come detto, di quindici etichette: 11 Doc di cui 3 Moscati Doc Terracina e 8 Doc Circeo, 1 IGT e 3 Spumanti.

Il Moscato di Terracina Secco (Bianco Doc) ottenuto con uve Moscato di Terracina in purezza coltivate su terreni prevalentemente a media tessitura tipico delle colline intorno a Terracina, subisce una delicata pigio-diraspatura, una breve criomacerazione e una lenta fermentazione a temperatura controllata. I successivi travasi e il costante controllo della temperatura mantengono in questo vino aromatico tutto il sapore e i profumi dell'uva da cui proviene.
Gradazione: 11,5°% vol. Il colore è giallo paglierino, i profumi sono molto intensi e tipici del vitigno di provenienza, complessi e pieni di frutta tropicale, rosa appassita, albicocca; in bocca è ricco, pieno, equilibrato nell'acidità ed esuberante nelle note aromatiche con una notevole lunghezza retrolfattiva.

Il Moscato di Terracina Amabile (Bianco Doc) ottenuto, anch’esso, con uve Moscato di Terracina in purezza coltivate su terreni prevalentemente a media tessitura tipico delle colline intorno a Terracina. La zona di coltivazione risente del microclima particolare della zona di Terracina. Il sistema di allevamento è il filare con una densità variabile tra le 4.500 e le 7.000 piante per ettaro. I grappoli subiscono una leggera sovrammaturazione in pianta per un periodo che può variare molto in base alle condizioni climatiche. Le uve subiscono una delicata pigio-diraspatura, una breve criomacerazione e una lenta fermentazione a temperatura controllata. Al raggiungimento dell'adeguato residuo zuccherino il vino viene refrigerato, filtrato e lasciato riposare in piccoli serbatoi in acciaio termocontrollati.
Gradazione: 11°% vol. Il colore è giallo paglierino carico. I profumi aromatici sono quelli tipici del vitigno di provenienza, di buona complessità, freschi e delicati, dove emerge frutta a polpa gialla e tropicale, ananas, albicocca, dattero. Al gusto si rivela amabile, giustamente caldo, armonico e equilibratamente fresco.

Dai grappoli più belli di queste uve più mature, lasciati appassire per oltre due mesi in un ambiente appositamente realizzato, la famiglia Pandolfo ricava il sublime Moscato di Terracina Passito (Bianco dolce Doc) altro moscato in purezza, in omaggio all’Isola di Pantelleria, antica terra di vini, e al suo famoso, omonimo, passito di Moscato. Solo il mosto fiore viene separato e collocato in fusti controllati termicamente dove naturalmente termina la lenta fermentazione. Il vino dopo un riposo di circa 6 mesi in fusti di acciaio viene posto in botti per maturare ed evolversi, il tempo di permanenza in legno è di circa 6 mesi. Successivamente viene imbottigliato e lasciato riposare in bottiglia per altri 6 mesi prima di essere commercializzato.
Gradazione: 13,5°% vol. Questo passito si presenta di colore giallo oro brillante con riflessi ambrati. All’olfatto si rivela con profumi aromatici e persistenti, tipici del vitigno di provenienza, complessi, dove emerge frutta a polpa gialla matura, miele, dattero, frutta candita e una leggera nota di vaniglia. Al gusto è dolce e vellutato, pieno, di buona struttura, armonico e molto persistente.

Il più "tradizionale" dei vini bianchi che si producono in questa zona, nel senso che è frutto del vecchio e popolare uvaggio fra il Trebbiano Toscano (70%) e la Malvasia di Candia (30%), il Circeo Bianco Doc, le cui uve sono coltivate a tendone su terreno prevalentemente sabbioso e risentono del clima caldo e ventilato della zona del Circeo, subisce una soffice pigiatura ed una lenta fermentazione a temperatura controllata. Al termine della fermentazione il vino viene travasato e lasciato riposare in vasche di acciaio. Dopo di ché il vino viene imbottigliato e lasciato affinare in bottiglia per un mese prima della commercializzazione.
Gradazione: 11,5°% vol. Si presenta di colore giallo paglierino abbastanza intenso. I profumi delicati e fini, tipicamente floreali con note di fiori bianchi e leggera frutta tropicale. Al palato risulta secco e piacevolmente fresco, armonico.

Di questo bianco caratteristico ne viene prodotta anche una versione frizzante, il Circeo Bianco Doc Frizzante con stesso uvaggio ma che subisce, al termine della fermentazione, una rifermentazione naturale in autoclave, secondo il metono Charmat, per acquisire il suo tipico fine perlage e la piacevole vivacità. Il vino viene poi imbottigliato e lasciato affinare in bottiglia per un mese prima della commercializzazione.
Gradazione: 11,5°% vol. Questa bianco frizzante si presenta di colore giallo paglierino. Al naso sprigiona profumi delicati e fini, tipicamente floreali con note di fiori bianchi e leggera frutta tropicale. Al gusto risulta secco e piacevolmente fresco e vivace.

A questi bianchi tipici della zona se ne aggiunge un altro, il Circeo Trebbiano Doc, ottenuto, anch’esso, da uve Trebbiano Toscano (90%) e Malvasia di Candia (10%) che viene vinificato con le stesse tecniche del Circeo Bianco Doc.
Gradazione: 12°% vol. Il colore è giallo paglierino. I profumi che sprigiona sono delicati e fini, tipicamente floreali con note di fiori bianchi e frutta tropicale. Al palato è secco e piacevolmente fresco.

Da una breve macerazione a bassa temperatura del mosto con le uve, Merlot (85%) e Sangiovese (15%) coltivate a filare e tendone, si ottiene questo blend dal bel colore rosato acceso. Il Circeo Rosato Doc che subisce poi una soffice pigiatura ed una lenta fermentazione a bassa temperatura per circa 10 giorni. Al termine della fermentazione il vino viene travasato e lasciato riposare in piccoli serbatoi di acciaio per circa 3 mesi. Successivamente viene imbottigliato e lasciato riposare per altri 3 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato.
Gradazione: 11,5°% vol. Di colore rosato acceso. Al naso sprigiona profumi freschi e intensi. Emergono note floreali e di frutta fresca. Al gusto è secco, di buona struttura e piacevolmente fresco.

Con stessi uvaggio e percentuali di assemblaggio nasce il Circeo Rosso Doc che viene vinificato con una macerazione in appositi vinificatori di ultima generazione per avere un'estrazione selettiva dei complessi polifenolici. In base alla sanezza delle uve la macerazione può variare di durata ma generalmente è compresa tra 7/9 giorni. Durante questa delicata fase si cerca di mantenere la temperatura intorno ai 30°C in modo da avere una buona estrazione di colore ma anche una certa finezza a livello di profumi. Al termine della fermentazione il vino viene travasato e lasciato riposare in piccoli serbatoi di acciaio per circa 3 mesi, viene poi fatto maturare in piccoli botti di rovere per altri 3 e successivamente viene imbottigliato e lasciato riposare per 3 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato.
Gradazione: 12,5°% vol. Il colore è di un rosso rubino intenso. All’olfatto rivela profumi caratteristici, a tratti selvatici, complessi. Risulta vinoso, emerge frutta a polpa rossa matura, marmellata di frutti di bosco, marasca e lievi note speziate. Al palato è secco, di buona struttura, pieno, armonico e con tannini levigati.

Ne viene prodotta anche una versione riserva, il Circeo Rosso Doc Riserva, da uve Merlot (85%) e Cesanese (15%) con stesse tecniche di vinificazione, ma con macerazione più lunga, 12/15 giorni e invecchiamento per 12 mesi in piccoli botti di rovere e successivo affinamento in bottiglia per altri 6 prima di essere commercializzato.
Gradazione: 13,5°% vol. Molto concentrato il colore rosso rubino intenso a tratti impenetrabile. Al naso presenta un quadro olfattivo di profumi complessi ed eleganti. Emerge in prima battuta la frutta a polpa rossa matura, frutti di bosco, marasca seguite da lievi note speziate che si amalgamano a note di tabacco e vaniglia dolce. Al gusto rivela tutta la sua complessità. È secco, pieno e di ottima struttura, armonico, dolcemente tannico e molto persistente.

Il Circeo Sangiovese Doc, ricavato dalla combinazione di uve Sangiovese (90%) e Merlot (10%), viene vinificato con le stesse tecniche del Circeo Rosso Doc. Prima di essere commercializzato, viene affinato in vasche di acciaio per 3 mesi e lasciato riposare per un altro mese in bottiglia.
Gradazione: 12,5°% vol. Di colore rosso rubino abbastanza intenso. Al naso sprigiona profumi delicati, ampi e caratteristici di marmellata di frutti di bosco e marasca. Al palato è secco, di media struttura, armonico e leggermente tannico.

Chiude le fila dei rossi Doc aziendali il Circeo Rosso Novello Doc, un capolavoro d’arte enologica. Un capolavoro che ha conquistato il palato dei sommeliers più esperti, tanto da ottenere nel 1997 la medaglia d’oro al Banco d’Assaggio di Forgiano e nel 1999 il secondo premio al Concorso "I novelli del Lazio" organizzato dall’Associazione Italiana degli stessi sommeliers. Le uve di Merlot (85%) e Sangiovese (15%) selezionate per questa particolare tipologia di vino vengono poste ancora integre e con il raspo in apposite vasche in acciaio termocontrollate e colme di anidride carbonica dove iniziano la macerazione carbonica. Questa particolare macerazione in assenza di ossigeno prosegue per circa 10 giorni dopo di che le uve vengono pressate sofficemente ed il mosto fiore prosegue la fermentazione in vasche termocontrollate. Al termine della fermentazione il vino viene travasato e lasciato riposare alcuni giorni prima della rapida messa in bottiglia e successiva commercializzazione.
Gradazione: 12°% vol. Questo novello si presenta con un colore rosso rubino intenso con tipici riflessi violacei. Al naso sprigiona una congerie di sensazioni olfattive molto fruttate e fresche. Emergono frutta fresca a polpa rossa, fragola, lampone e mirtilli. Possiede un sapore piacevolmente secco, è di buona struttura, armonico, rotondo e persistente nonostante la sua giovane età, davvero un fuoriclasse nella sua categoria.

L’unica etichetta IGT della Linea Classica, il Cesanese Amabile (Rosso IGT), da uve di Cesanese di Terracina in purezza, viene vinificato con una macerazione in appositi vinificatori di ultima generazione per avere un'estrazione selettiva dei complessi polifenolici. In base alla qualità delle uve la macerazione può variare di durata ma generalmente è compresa tra 7/9 giorni. Durante questa delicata fase si cerca di mantenere la temperatura intorno ai 26/28°C in modo da avere una buona estrazione di colore ma anche una certa finezza a livello di profumi. Al raggiungimento dell'adeguato residuo zuccherino il vino viene refrigerato, filtrato e lasciato riposare in piccoli serbatoi in acciaio termocontrollati. I successivi travasi e il costante controllo della temperatura mantengono in questo vino amabile tutto il sapore e i profumi dell'uva da cui proviene.
Gradazione: 11°% vol. Il colore è rosso rubino intenso. Al naso sprigiona profumi caratteristici, a tratti selvatici, complessi. Risulta vinoso, emerge frutta a polpa rossa matura, marmellata di frutti di bosco. In bocca è amabile, di buona struttura, pieno e armonico.

L’azienda produce anche tre spumanti con metodo Charmat. Due sono ottenuti con uve Moscato di Terracina, mentre il terzo con uve Cesanese di Terracina e Merlot. Sì, in Provincia di Latina si produce anche un singolare spumante rosso. Superiore anche a certi spumanti rossi più conosciuti. Frizzante, delicatamente amabile e con una spuma violacea. Razzente è il classico vino da conversazione. Gli altri due sono il Moscato di Terracina Spumante Secco ed il fratello Moscato di Terracina Spumante Dolce due delle migliori espressioni di questo vitigno locale.

Molto interessanti, dunque, anche gli spumanti della Linea Classica. Il Moscato di Terracina – Spumante Secco (Bianco DOC), spumantizzato con metodo Charmat con una lunga permanenza in autoclave, senza l’utilizzo di lieviti esogeni ma solo con quelli endogeni propri del Moscato di Terracina. La vinificazione avviene con delicata pigio-diraspatura, criomacerazione di 24/36 ore e lentissima fermentazione a temperatura controllata, 16/18°C. La base vino cosi ottenuta dopo un breve periodo di riposo in vasche di acciaio termocontrollate viene posto in piccole autoclavi e addizionato di una piccola quantità di mosto fresco di Moscato di Terracina per avviare la fase di spumantizzazione secondo il metodo Charmat. Il vino rimane in autoclave per questa lentissima rifermentazione per circa 3 mesi in modo da avere un perlage fine e persistente. Successivamente viene imbottigliato con una linea isobarica in modo da conservare tutti gli aromi, la freschezza e il perlage che lo distinguono.
Gradazione: 12°% vol. Il colore di questo spumante elegante si presenta di un giallo paglierino con lievi riflessi dorati. Concede aromi molto intensi e tipici del vitigno di provenienza, complessi, con note di frutta tropicale, rosa appassita ed albicocca. Il perlage è molto fine e persistente. In bocca svela una silhouette raffinata e accattivante, è ricco, pieno, equilibrato nell'acidità ed esuberante nelle note aromatiche, con una notevole lunghezza retrolfattiva che chiude con tipiche note di mandorla.

Il Moscato di Terracina – Spumante Dolce (Bianco Doc) le cui uve, come quelle degli altri Moscati spumante, vengono coltivate ad un altezza di 450 mt. s.l.m. a 7 km dal mare su terreni a media tessitura con prevalenza di argille rosse, con il sistema di allevamento a filare a Guyot con una densità da 4.500 a 7.000 piante per ettaro. La difficoltosa pigio-diraspatura, dovuta all'appassimento delle uve, avviene in modo molto delicato e la fermentazione si avvia dolcemente dopo una breve criomacerazione. Il mosto fiore viene poi collocato in piccoli fusti termocontrollati dove termina la lenta fermentazione. Dopo un riposo di 3 mesi, una parte della massa, si affina per 6 mesi in botti di rovere per maturare, evolversi ed acquisire aromi unici. Successivamente viene imbottigliato e lasciato riposare in bottiglia per altri 3 mesi prima di essere commercializzato.
Gradazione: 11°% vol. Il colore è giallo oro brillante con lievi riflessi ambrati. All’olfatto sprigiona aromi intensi, complessi, tipici del vitigno di provenienza. Su tutti emerge frutta a polpa gialla matura, delicate note di miele, dattero, frutta candita e leggera vaniglia. Al palato è dolce e vellutato, pieno, di buona struttura, armonico e molto persistente.

Ne viene prodotta anche una interessante versione in rosso, il Rosso Razzente – Spumante Rosso Amabile ottenuto da una particolare cuveé di uve Cesanese di Terracina (70%) e Merlot (30%) spumantizzato con le stesse tecniche del precedente.
Gradazione: 12°% vol. Presenta una spuma violacea ed un colore rosso rubino brillante. Al naso è fine e persistente ed in bocca risulta gradevolmente amabile e vellutato, frizzante, di buona struttura.

La Linea Acquarelli rappresenta il meglio della produzione aziendale. Sono vini ottenuti esclusivamente dai migliori vigneti di proprietà nelle zone più vocate. È una produzione limitata e destinata ai migliori ristoranti ed enoteche italiane ed estere, ma anche ai palati più raffinati ed esigenti. Quattordici etichette, 13 delle quali Doc. Tra queste 5 sono di vini bianchi, 2 Doc Terracina e 3 Doc Circeo, una rosato Doc Circeo, 4 di vini rossi Doc Circeo, 2 spumanti Doc Terracina , 1 passito Doc Terracina ed infine una grappa monovarietale.

Singolari i due Moscati in versione secco e amabile. L’Oppidum Moscato di Terracina Secco (Bianco DOC) è un vino a base di Moscato di Terracina in purezza, ma secco, sorprendentemente secco, sorprendentemente buono. Un Moscato di Terracina veramente ben fatto, tanto da meritarsi la corona dei Vini buoni d’Italia (edizione 2007) dall’ottimo rapporto qualità-prezzo. Le uve subiscono una delicata pigio-diraspatura, breve criomacerazione di alcune ore e lentissima fermentazione a temperatura controllata. Al raggiungimento dell’adeguato residuo zuccherino il vino viene refrigerato, filtrato e lasciato riposare in piccoli serbatoi in acciaio termocontrollati. I successivi travasi e il costante controllo della temperatura mantengono in questo vino secco aromatico tutto il sapore e i profumi dell’uva da cui proviene.
Gradazione: 13°% vol. Colore e brillantezza magnifici. Cristallino, brillante del suo leggero residuo carbonico, dal colore oro antico a tratti lievemente ramato. Al naso è un trionfo aromatico. Ha impatto tipico dell'uva moscato, seguito da un buon profumo floreale di fiori bianchi di mandorlo, da un fruttato di cedro ed albicocca freschi. A seguito di ossigenazione i profumi di mandorla tendono alla dolce pasta di mandorle. Un contesto di medie intensità e complessità, molto fine ed elegante. Al gusto è appunto sorprendentemente secco, solare, equilibrato tra acidità e note aromatiche, di medie freschezza e sapidità. Ha finale intenso, abbastanza persistente con lieve e gradevole ritorno di mandorla matura. Finissimo ed elegante, un’esperienza pressoché unica.

La versione amabile, il Templum Moscato di Terracina Amabile (Bianco DOC) vinificato in purezza con le stesse tecniche del Moscato secco, è il "dolce" fratello di quest’ultimo poiché le sue uve vengono vendemmiate tardivamente. Anch’esso, come il Moscato secco, viene più volte travasato per fargli conservare il sapore ed il profumo caratteristici dell’uva di provenienza.
Gradazione: 12,5°% vol. Veste sontuosa per questo bianco. Il colore è giallo paglierino carico. Al naso presenta profumi intensi tipici del vitigno di provenienza, complessi, freschi e delicati, dove emerge su tutto la frutta a polpa gialla, pesca e albicocca e note tropicali di dattero. In bocca ha un attacco piacevolmente dolce e fresco, amabile, di buon corpo, armonico. Il finale è persistente con ricordi di uva e pesca.

Gli altri bianchi della Linea Acquarelli sono ottenuti da altri vitigni tipici della zona come il Dune Circeo Bianco Doc, un blend ottenuto da uve Trebbiano Toscano (60%) e Malvasia Puntinata (40%) le cui uve vengono raccolte tardivamente in modo da avere una certa surmaturazione, dopo una breve criomacerazione di 24/36 ore vengono pressate in modo soffice ed il mosto prosegue la lenta fermentazione a temperatura controllata, 16/18°C, in modo da mantenere al meglio una eleganza e finezza olfattiva. Al termine della fermentazione il vino viene travasato e fatto riposare in piccole vasche di acciaio per 3 mesi. Successivamente si affina in piccole botti di rovere al primo passaggio per 6 mesi. Infine viene imbottigliato e fatto affinare in bottiglia per 3 mesi prima della commercializzazione.
Gradazione: 14°% vol. Questo vino si presenta con un colore giallo paglierino carico con lievi riflessi dorati. Al naso esprime aromi intensi ed eleganti che si aprono su note di mela, ananas e agrumi seguite da aromi di biancospino e note speziate di vaniglia. In bocca ha buona corrispondenza con il naso, un attacco fresco, secco, pieno, di ottima struttura. Il finale è persistente con ricordi di susina e ananas.

Il Riflessi Circeo Bianco Doc, altro blend ottenuto da uve Trebbiano Toscano (60%) e Malvasia Puntinata (40%). Le uve dopo una breve criomacerazione di circa 12/24 ore vengono pressate in modo soffice ed il mosto prosegue la fermentazione, come il vino precedente, a temperatura controllata, 16/18°C, in modo da mantenere al massimo una eleganza e finezza olfattiva. Al termine della fermentazione il vino viene travasato e lasciato riposare in vasche di acciaio senza l’affinamento, come avviene per il Dune, in barrique. Infine si avvia alla fase di imbottigliamento e si affina per un mese prima della commercializzazione.
Gradazione: 12°% vol. Un bel vino cristallino, lucente, giallo paglierino vivace con riflessi verdolini, che forma archetti di discreta larghezza che scendono con lacrime abbastanza lente: abbastanza consistente. Ha olfatto floreale e bianco di acacia e biancospino, accompagnato da note fruttate di mandorla matura, poi citrine dolci di cedro di Amalfi che con l'ossigenazione si fa più tropicale e tende all'ananas. Ad accompagnare il tutto emergono con l'ossigenazione, note fresche e sapide di menta ed erbe aromatiche. Pulito, di medie intensità e persistenza. Secco al gusto, leggera la sensazione alcolica, media la grassezza tra lingua e palato. La vivacità è garantita dal buon tenore acido e dalla tipica, territoriale sapidità. Il finale è di media intensità e media persistenza, delicatamente fruttato, gradevolmente sapido. Un vino di facile e gradevole beva, affatto scontato, da bersi giovane e fresco.

Ne viene prodotta anche una versione frizzante, il Riflessi Circeo Bianco Frizzante Doc con stesso uvaggio e stesse tecniche di vinificazione del precedente con l’aggiunta, al termine della fermentazione, di un passaggio in piccole autoclavi per una rifermentazione secondo il metodo Charmat, in modo da acquisire naturalmente quella sua vivacità fatta di un perlage fine e persistente. In seguito si avvia alla fase di imbottigliamento e si affina per un mese prima della commercializzazione.
Gradazione: 12°% vol. Il Riflessi Circeo Bianco Frizzante si lascia bere facilmente pur gratificando con profumi e gusto di calibrata intensità. Ha un colore giallo paglierino vivace ed è vivace anche nel calice, per via del suo brillare reso ancor più gaio dalla lieve frizzantezza. Al naso propone un bouquet intenso che si apre con note floreali di acacia e biancospino, accompagnato da profumi netti di mela renetta, mela limoncella ed altre sensazioni agrumate, non ampio ma di estrema precisione e finezza. Tra lingua e palato conferma la sua vivacità, dovuta oltre che al frizzare, anche ad un buon corredo di acidità e ancor di più di sapidità, che vanno a bilanciare perfettamente il tangibile, gradevole, lieve residuo zuccherino. Le sensazioni sfumano lentamente in un finale delicatamente fruttato, tipicamente sapido come è normale che accada tra queste vigne che contornano il promontorio da cui il vino prende la denominazione. Ancora un Trebbiano-Malvasia di facile e gratificante beva da bersi fresco, nei primi due anni di vita.

Il vino principe da dessert, di grande signorilità, il Capitolium (Bianco Passito DOC) ottenuto da uve Moscato di Terracina al 100% dal perfetto equilibrio e dal grande rapporto qualità/prezzo, rappresenta un grande vino da meditazione estiva, da serata fronte mare in pace con sé stessi e con la natura. L'appassimento delle uve avviene in modo delicato e la fermentazione si avvia dolcemente dopo una breve criomacerazione. Il mosto fiore viene poi collocato in piccoli fusti termocontrollati dove termina la lenta fermentazione. Dopo un riposo di 3 mesi, una parte della massa, si affina per 6 mesi in botti di rovere per maturare, evolversi e acquisire aromi unici. Successivamente viene imbottigliato e lasciato riposare in bottiglia per altri 3 mesi prima di essere commercializzato.
Gradazione: 14°% vol. Si presenta cristallino, di un caldo colore giallo ambrato, molto luminoso, consistente ma vivace al tempo stesso sui lati del bicchiere, che restano grassi al passaggio del liquido formando larghi archetti, che al tempo stesso rattrappiscono scendendo verso il basso per via della pronunciata e salubre acidità. L'impatto olfattivo è intenso, persistente e aromatico. Colpisce per i netti sentori primari tipici del vitigno: con riconoscimenti di confetture di albicocca, di fichi, sottofondo di erbe aromatiche quali finocchio selvatico e timo, la speziatura dolce di zafferano seguite da aromi di dattero, miele e scorza d’agrume. Anche l'impatto gustativo ricorda le note primarie del vitigno, con buona morbidezza e struttura. Al palato è dolce ma nello stesso tempo leggero e vivace, per nulla sciropposo, caldo ma equilibrato da una viva acidità, sapido, quasi salmastro; interessante e lungo al retrolfatto, di frutta secca e di macchia mediterranea. Il finale è persistente con ricordi di uva passa, albicocca e fico secco.

I 4 rossi della Linea Acquerelli sono dei veri outsider. Il Riflessi Circeo Rosso Doc, un Merlot vinificato in purezza che subisce una macerazione in appositi vinificatori per avere un’estrazione selettiva dei complessi polifenolici. La durata della macerazione può variare in base alla qualità delle uve che generalmente è compresa tra 6/8 giorni. Durante questa delicata fase si cerca di mantenere la temperatura intorno ai 26/28°C in modo da avere una buona estrazione di colore ma anche una certa finezza a livello di profumi. Al termine della fermentazione il vino viene travasato e lasciato riposare in piccoli serbatoi di acciaio per circa 3 mesi, successivamente viene imbottigliato e lasciato riposare per un mese in bottiglia prima di essere commercializzato.
Gradazione: 12,5°% vol. Questo vino si presenta con un colore rosso rubino intenso, abbastanza trasparente. Al naso esprime aromi intensi, puliti e gradevoli che si aprono con note di amarena, lampone e prugna seguite da aromi di mirtillo, ciclamino e violetta. In bocca ha buona corrispondenza con il naso, un attacco leggermente tannico e piacevole freschezza, comunque equilibrato dall'alcol, buon corpo, sapori intensi. Il finale è abbastanza persistente con ricordi di prugna e lampone.

Il successivo Preludio alla Notte (Circeo Rosso DOC) pieno di croccante frutto, polposo al punto giusto data la buona concentrazione, preciso nei profumi, è un altro esempio di come l'Agro Pontino, analogamente al bordolese, possa regalare ottimi vini a base di Merlot o Cabernet. Per arricchire il bouquet di questo fuoriclasse, alle uve Merlot (85%) viene aggiunta una percentuale di Sangiovese (15%). Un vino beverino nonostante la non indifferente struttura, un blend nel quale felicemente si fondono la tipicità della regione e quella del vitigno principale; ha un rapporto qualità/prezzo che ne fa un vino da non mancare. La macerazione avviene in appositi vinificatori per avere un’estrazione selettiva dei complessi polifenolici. La durata della macerazione può variare in base alla qualità delle uve che generalmente è compresa tra 7/9 giorni. Durante questa delicata fase si cerca di mantenere la temperatura intorno ai 26/28°C in modo da avere una buona estrazione di polifenoli ed antociani mantenendo anche una certa finezza a livello di profumi. Al termine della fermentazione, il vino, viene travasato e lasciato riposare in piccoli serbatoi di acciaio per circa 3 mesi, viene poi fatto maturare in piccoli botti di rovere di secondo passaggio per 6 mesi e successivamente viene imbottigliato e lasciato affinare per 3 mesi prima di essere commercializzato.
Gradazione: 13°% vol. Ha un colore ancora rubino netto e la consistenza è buona, in rotazione il calice resta lievemente rosato al passaggio del liquido. L'impatto olfattivo è intenso e progressivo. Se ne apprezza la base vegetale matura di peperone rosso ed il frutto ancora croccante di ciliegia nera e di piccoli frutti di bosco scuri, tipiche e bene accolte le nuances di tabacco biondo. Al palato ha ottima stoffa, il quadro gustativo ripete precisamente le sensazioni olfattive, basato su trama polposa ed elegante, saporita, sostenuta da fresca acidità e da tannino anch'esso croccante e per questo perfettamente adatto al contesto. Il finale è di discreta persistenza, fruttato, ancora saporito anzi a tratti piacevolmente iodato, mediterraneo. Lascia una piacevole nota amarognola e di liquirizia nel retrogusto.

Un rosso di grande spessore come il Sogno (Circeo Rosso DOC) un altro blend di Merlot (85%) e Cesanese (15%) vinificato con le stesse tecniche del precedente. Al termine della fermentazione, il vino, viene travasato e lasciato riposare in piccoli serbatoi di acciaio per circa 3 mesi, in modo da svolgere naturalmente la fermentazione malolattica. Viene poi fatto maturare per 12 mesi in piccole botti di rovere nuove e successivamente affinato in bottiglia per altri 3 mesi prima della commercializzazione.
Gradazione: 14°% vol. Il vino si presenta rosso rubino scuro quasi impenetrabile. Al naso spiccano tostatura, note di tabacco; lieve speziatura dolce di vaniglia, ma anche sentori di frutta nera matura, frutti di bosco e amarena, macchia mediterranea e una nota balsamica di mentolo che si amalgamano. In bocca è veramente "Un Sogno", morbido ma consistente, appagante con tannini dolci a cui fa da contrappunto una buona spalla acida. Il finale è persistente con ricordi di prugna e mirtillo.

Il Capriccio di Circe (Rosso novello DOC) è il Circeo rosso giovane. Un blend di Merlot (85%) e Sangiovese (15%) vinificato con la macerazione carbonica, pronto da bere subito dopo la pigiatura come tutti i novelli. Un vino giovane che si mantiene così anche dopo parecchi mesi dalla sua produzione. Le uve raccolte vengono delicatamente diraspate e poste in appositi serbatoi termocontrollati, dove iniziano una lenta macerazione carbonica per una durata di 8-10 giorni. Dopo questa fase, i chicchi ancora integri e ricchi di sapori e profumi fruttati, vengono sofficemente pressati ed il mosto lentamente termina la fermentazione. Il vino viene poi travasato e lasciato riposare in piccoli serbatoi d’acciaio a bassa temperatura per alcuni giorni senza iniziare la fermentazione malolattica, in modo da mantenere al meglio i caratteri fruttati e giovani. Viene poi imbottigliato e lasciato affinare in bottiglia prima di essere commercializzato.
Gradazione: 12°% vol. Di colore rosso rubino con tipici riflessi violacei. I suoi profumi sono molto fruttati, ampi e persistenti, dove emergono sentori di lampone, viola e mora. In bocca risulta piacevolmente secco, di buona struttura, fresco e intensamente fruttato.

L’Azienda produce anche un rosato, il Riflessi Circeo Rosato Doc, un Merlot in purezza che rivela una personalità vivace e fresca. Le uve vengono pressate in modo soffice per avere tutta la ricchezza organolettica dell'uva e quel tono rosé che lo caratterizzano. Si avvia così la fermentazione mantenendo una temperatura di circa 16/18°C per conservare al meglio freschezza e aromi. Al termine della fermentazione il vino viene travasato e lasciato riposare in piccoli serbatoi di acciaio per circa 3 mesi, successivamente viene imbottigliato e lasciato riposare per un mese in bottiglia prima di essere commercializzato.
Gradazione: 12,5°% vol. Rosato intenso e acceso. I profumi caratteristici ed intensi del vitigno si sprigionano netti facendo emergere note di frutta a polpa rossa, viola e lampone. In bocca risulta secco, di buona struttura, pieno, armonico e piacevolmente tannico.

I due spumanti della Linea Acquerelli, ottenuti da uve Moscato di Terracina in purezza, arricchiscono l’offerta, già di per sé ampia, dei prodotti della Cantina Sant’Andrea. L’Oppidum -Spumante Secco (Bianco DOC) subisce una delicata pigio-diraspatura, criomacerazione di 24/36 ore e lentissima fermentazione a temperatura controllata, 16/18°C. La base vino cosi ottenuta dopo un breve periodo di riposo in vasche di acciaio termocontrollate viene posto in piccole autoclavi e addizionato di una piccola quantità di mosto fresco di Moscato di Terracina per avviare la fase di spumantizzazione secondo il metodo Charmat. Il vino rimane in autoclave per questa lentissima rifermentazione per circa 5 mesi in modo da avere un perlage fine e persistente. Successivamente viene imbottigliato con una linea isobarica in modo da conservare tutti gli aromi, la freschezza e il perlage che lo distinguono e lo rendono unico.
Gradazione: 13°% vol. Questo spumante si presenta con un colore giallo paglierino intenso, buona effervescenza, perlage fine e persistente. Al naso esprime aromi intensi, puliti e gradevoli che si aprono con note di pesca e pera seguite da aromi di mela, banana, rosa bianca e salvia. In bocca ha un attacco effervescente e fresco, buon corpo, è equilibrato nell'acidità ed esuberante nelle note aromatiche, con una notevole lunghezza retrolfattiva che chiude con tipiche note di mandorla.

Segue la versione dolce, il Templum - Spumante Dolce (Bianco DOC) vinificato con breve criomacerazione di alcune ore e lentissima fermentazione a temperatura controllata in apposite autoclavi. Al raggiungimento dell'adeguato residuo zuccherino il vino viene refrigerato, filtrato e imbottigliato, anch’esso, con una speciale linea isobarica in modo da conservare tutta la freschezza e le bollicine che rendono questo spumante unico e originale.
Gradazione: 12°% vol. Il colore è giallo paglierino. I profumi risultano intensi e tipici del vitigno di provenienza, complessi, freschi ed esaltati da un perlage fine e persistente. Al naso emerge frutta a polpa gialla, albicocca e lievi note tropicali di kiwi. Al palato è piacevolmente amabile, armonico e fresco.

Chiude le fila della Linea Acquerelli un distillato che rappresenta l’esaltazione del Moscato di Terracina, la grappa Oppidum distillata con alambicco discontinuo con calderine a vapore e caldaia a bagnomaria sottovuoto.
Gradazione: 42°% vol. Il suo aspetto è cristallino in trasparenza. All’esame olfattivo presenta un complesso bouquet floreale e fruttato con note di miele e spezie ad esprimere un profumo delicato e molto gradevole. L’ingresso in bocca è morbido ed elegante, scorre al palato piacevolmente armonica con sensazioni retro olfattive decisamente persistenti. Esprime eleganza, sensualità, grazia in armonie di rosa selvatica e tipiche note di mandorla amara.

Insomma il Moscato di Terracina declinato in ogni sua possibile versione.

 

Attigua alla Cantina Sant’Andrea e di proprietà di un altro ramo della famiglia, la Cantina Templari del Circeo di Pandolfo Claudio si occupa della vendita di vini, spumanti, grappe e distillati da oltre 50 anni. I prodotti sono ad Indicazione Geografica Tipica del Lazio (IGT) come il vino e la grappa di Moscato di Terracina.
Le origini dell’Azienda sono legate a doppio filo a quella della Cantina Sant’Andrea, a cui rimandiamo per le notizie storiche, ed alla famiglia Pandolfo che alla metà dell’ottocento, per opera di Andrea Pandolfo, iniziò a piantare piante di vite e produrre vini a base di uve Zibibbo, in una piccola isola del sud Italia, Pantelleria. La storia delle due cantine si intreccia ed ha per protagonisti gli stessi componenti della famiglia Pandolfo. Nel 1976 venne a mancare Andrea II Pandolfo ed i giovani figli, affiancati dalla madre Elena, decisero di continuare quel sogno iniziato 150 anni fa da Andrea I in un piccolo vigneto di Pantelleria.

Claudio Pandolfo, l’attuale proprietario della cantina, decise così di continuare la strada intrapresa 150 anni prima da Andrea Pandolfo, fino a creare ed accrescere l’odierna realtà che è la Cantina Templari del Circeo. I vigneti da cui nascono i vini dell’azienda sono vicinissimi al mare, a soli 7 kilometri di distanza, tutti ubicati nel comune di Terracina ed allevati a filare a Guyot o a tendone.

Le Etichette prodotte dall’azienda sono:

Apianea (Bianco IGT) Moscato di Terracina in purezza, dal colore giallo paglierino con lievi riflessi dorati. Dai profumi molto intensi e tipici del vitigno di provenienza, complessi con note di frutti tropicali, rosa appassita e albicocca. Al gusto è ricco, pieno equilibrato nell’acidità ed esuberante nelle note aromatiche con una notevole lunghezza retrolfattiva che termina con tipiche note di mandorla amara.

Titilus (Bianco IGT) da Malvasia Puntinata (60%) e Bellone (40%) di colore giallo paglierino. Al naso delicato ed elegante con note floreali. Dal sapore secco e vivace, fresco con retrogusto piacevolmente fine.

Odisseo (Rosso IGT) da uve Merlot (75%) e Montepulciano (25%) che subisce 3 anni di invecchiamento e viene affinato in barrique di rovere francese per 9 mesi. Gradazione: 13°% vol. Di colore rosso rubino intenso ed impenetrabile, sull’unghia risulta violaceo. I profumi sono complessi ed eleganti, emergono decisi sentori di frutti di bosco, marasca e lievi note speziate che si amalgamano nei sentori di tabacco e vaniglia. Al gusto risulta pieno e di grande struttura, armonico, morbidamente tannico e molto persistente.

Tiresia (Bianco IGT) prodotto con uve del vitigno autoctono Bellone in purezza. I vigneti da cui nasce questo vino si trovano a 14 km dal mare ad un’altezza di 460 mt. sul livello del mare. Dal colore giallo intenso, asciutto e corposo con sentori di vaniglia.

Euriloco (Bianco IGT) da uve Trebbiano in purezza dal colore giallo paglierino carico. I profumi sono intensi ed eleganti, con sentori di frutta matura e di spezie. Il sapore è secco e pieno. Di ottima struttura, piacevolmente fresco e con una lunghissima persistenza retro-olfattiva.

Ermes (Rosso IGT) dai vitigni Merlot e Montepulciano in ugual misura. Gradazione: 12,5°% vol. Dal colore rosso rubino con riflessi violacei; i profumi sono intensi e caratteristici del vitigno, emerge frutta a polpa rossa, note di viola e lampone. Al gusto è secco, di buona struttura, pieno ed armonico.

Elpenore (Bianco IGT) un interessante blend dai vitigni Malvasia (25%) Trebbiano (65%) e Bellone (15%). Dal colore giallo paglierino dorato e dai profumi delicati ed eleganti con note floreali di fiori bianchi e vaniglia. Dal gusto secco, di buona struttura, fresco sapido e con retrogusto piacevolmente fine.

Rosso di Valle Marina (Rosso IGT) ottenuto da Cesanese d’Affile in purezza. Gradazione: 13°% vol. Presenta un colore rosso rubino intenso e dei profumi intensi ed eleganti con note speziate e sentori di miele e vaniglia. Al gusto è secco e pieno, di ottima struttura e con lunghissima persistenza retro-olfattiva.

 

Usciamo dalla Cantina Templari del Circeo e alla fine di Via Renibbio, svoltiamo a sinistra sulla strada Migliara 56 che percorriamo dritta per circa 6 km, fino all’incrocio con la SS7, la Via Appia. Svoltiamo a destra e ne percorriamo circa 6 km in direzione di Terracina fino ad incontrare, sulla sinistra, la variante che porta alla SS213, la Via Flacca che costeggia la cittadina ed il lungomare. La moderna Via Flacca riprende il nome di quella che il censore Lucio Valerio Flacco fece costruire nel 184 a.C., fra Terracina e Gaeta, sebbene se ne discosti in vari punti. La consolare romana non fu costruita per motivi militari, ma probabilmente come variante costiera della Via Appia, per scopi meramente civili e commerciali. La strada percorreva, infatti, una zona ormai saldamente conquistata, nella quale erano state costruite numerose ville patrizie, affacciate sullo splendido scenario del Tirreno. Per di più, nella campagna retrostante si era sviluppata una notevole produzione vinicola (celebri il Caecubum ed il Fundanum di Fondi e il Setinum di Sezze e Priverno) che quella strada consentiva di convogliare celermente al porto di Terracina.

Percorrendo la consolare per 27 km si possono ammirare le numerose testimonianze romane che caratterizzano tutta la costa percorsa dalla Via Flacca. Appaiono i resti di numerose ville. Degne di nota, in particolare, quelle che si osservano al km 11, nelle vicinanze del Lago di San Puoto, al km 12,100 e al km 12,900. Il più importante ricordo dell’epoca romana su questa costa ineguagliabile è costituito dalla Villa di Tiberio che si incontra dopo il nucleo cittadino di Sperlonga, arrampicato sulla costa del Monte San Magno. Al km 16,300 della Via Flacca la residenza marina è divisa in due settori distinti: il primo è costituito dalla costruzione repubblicana, attribuita alla famiglia materna di Tiberio, originaria di Fondi. Il secondo settore si identifica con l’ampliamento di età imperiale. L’ambiente di maggiore fascino è costituito dalla Grotta di Tiberio, lussuoso triclinio ricavato da un antro marino, al quale si scende dal museo. L’ingresso è preceduto da un’ampia peschiera di forma rettangolare, comunicante con la Piscina circolare collocata all’interno della grotta, autentica scenografia teatrale, nella quale trovarono posto i gruppi scultorei oggi collocati nel museo.

Torniamo al nostro itinerario, nel territorio della Doc Terracina e sulla SS213, la Via Flacca e in località Rio Claro abbandoniamo momentaneamente la consolare e imbocchiamo sulla sinistra la Strada Provinciale Fondi-Sperlonga che si inoltra all’interno e dirige sull’altra grande consolare, la SS7, la Via Appia. Svoltiamo a destra, sulla statale in direzione di Itri e la percorriamo per circa 8 km, mentre sale fra uliveti sulle prime pendici degli Aurunci e attraversa la parte nuova del paese, dove arriviamo in Contrada Porcignano, sede dell’Azienda Monti Cecubi.
Questa giovane Azienda, lungo la Strada Panoramica che collega Itri a Sperlonga, da qualche anno, sta recuperando un prezioso vitigno autoctono del Lazio l’Uva Serpe o Abbuoto da cui veniva prodotto il vino Cecubo tanto apprezzato ai tempi dei Romani.

Quando Appio Claudio Cieco, il costruttore dell’Appia, la regina viarum che collegava e collega Roma a Brindisi, dopo un agevole percorso nella pianura pontina, si imbatté nei monti che da Fondi, attraverso Itri, accarezzano il cielo fino a Formia, trovò un ostacolo imprevisto da superare. Ma lo accolse, a lenimento delle sue fatiche, un pregevole ventaglio di vini che trasportò a Roma come un carico più prezioso di un trofeo di guerra.

Il viaggiatore, quando scende a sud per la Via Flacca, è incantato dalla cornice di terra che, dopo Sperlonga, gioca, tra sbalzi e rientranze, e si intreccia con un mare azzurrissimo, disegnando quadri di incomparabile bellezza; ma se rivolge lo sguardo verso i monti sovrastanti, si accorge che sono divisi orizzontalmente in piccoli e simmetrici terrazzamenti fino alla cima, come i gradini di una scalinata che sale verso il cielo.

Queste alture ancor oggi vengono chiamate Monti Cecubi e cecubi erano chiamati dai Romani i vini ivi prodotti. La parola "Cecubo" si suppone derivi da caecus (cieco), congiunto a bibeo (bevo), o bibere (bere), vocaboli fusi insieme ad identificare il bere del cieco, cioè la bevanda preferita proprio da Appio Claudio Cieco. Plinio il Vecchio, in una graduatoria di vini di qualità, come un Veronelli del primo secolo dopo Cristo, classificò prima il Cecubo e, poi, il Falerno, precisando «antea coecubum, postea falernum». E la dice lunga quel postea falernum, cioè dopo il celeberrimo vino che Petronio, nella famosa cena, fece offrire da Trimalcione ai convitati, esterrefatti, con il commento: «questo vino ha cento anni; esso ha vita più lunga dell’uomo».

Columella, poi, nel De Agricoltura, individuò il sito di produzione del miglior vino dell’Impero sulle alture sopra la "spelunca", oggi Sperlonga. Ed Orazio, nella seconda ode, ricorda che i vini cecubi erano nascosti, come un bene prezioso, sotto cento chiavi, ed erano superiori persino a quelli offerti negli opulenti banchetti dai Pontefici.

La famiglia Schettino, proprietaria dell’Azienda sita sulla Strada Provinciale Itri-Sperlonga, quasi al confine dell’antico Regno delle Due Sicilie con lo Stato Pontificio, ha recuperato la coltivazione del vitigno più antico del Lazio, quello che produce l’Uva Serpe e che è ancora presente, con pochi ceppi, sui Monti Cecubi. Nei terreni dell’Azienda, che ha radici antichissime, sono custoditi i resti dell’antica cantina dell’Imperatore Tiberio, qui soprannominato "Biberius" per l’amore abbondantemente manifestato verso i vini di questa generosa Contrada.

L’Uva Serpe, da cui si ricava il vino Cecubo ha la caratteristica di tramutarsi in un vino corposo, rosso, intenso, con una nota amara e dolce insieme, un vino che tinge il pavimento con macchie indelebili, come ricorda Orazio nel celebre verso, «vero tinget patvimentum superbo».

Il vitigno dell’Uva Serpe non ha al mondo riscontri che ne possano stabilire la sua origine per trasmigrazione: esso è proprio il frutto spontaneo di questa ristretta striscia di terra dei comuni di Itri e Sperlonga e, per l’alta qualità del prodotto, costituisce proprio un dono di Dio.
L’origine antichissima dell’Uva Serpe trova un convincente riscontro in Columella che, nel tratteggiare le varie specie di vitigni, già antichi per la sua epoca del I secolo d.C., menziona l’esistenza di un’uva che dava un vino robusto e che veniva prodotta da un vitigno chiamato Dracontion, che, in greco, significa serpente. Columella, scrivendo in latino, ha fatto ricorso, per indicare questo vitigno, ad un termine in lingua greca, che era quella originaria degli antichi abitanti dell’antichissina città di Amyclae che sorgeva sul litorale tra Fondi e Sperlonga. (Virgilio ne fa risalire l’origine ai Laconi, provenienti dal Peloponneso, regione abitata dagli Spartani). Gli Amiclani piantarono sui colli di Itri la vite dell’Uva Serpe, anche come retaggio delle proprie credenze religiose.

Chi si inoltra tra le balze dei Monti Cecubi scopre che addossati ai ruderi di ogni antico fabbricato, proprio in prossimità dell’ingresso principale, vi è ancora un grosso tronco di vite pluricentenaria: é la vite dell’Uva Serpe che ogni avo, in occasione della costruzione di un nuovo fabbricato, usava piantare, di generazione in generazione, a protezione e tutela della dimora familiare proprio in prossimità dell’uscio. E proprio al rispetto sacrale di questa millenaria tradizione contadina dobbiamo ora la conservazione dell’uva serpe.

L’attuale estensione dei vigneti dell’Azienda Monti Cecubi, ammonta a 13 ettari, ma solo 7 di questi sono in piena produzione e si pensa di arrivare ad impiantare tra i 20 e i 30 ettari totali nel tempo. Le varietà coltivate sono equamente divise tra uve a bacca rossa e uve a bacca bianca. Per i rossi si coltiva l’Aglianico, l’Abbuoto, il Montepulciano, il Cabernet Sauvignon (non ancora in produzione) l’Uva Serpe, e Vipera questi ultimi due entrambi vitigni autoctoni individuati sul posto ed in via sperimentale si stanno moltiplicando le viti madri. Per i bianchi, invece, si è preferito seguire le origini avellinesi della famiglia impiantando Fiano, Falanghina e Vermentino. La zona dei vigneti aziendali è situata nel comune di Itri e nel comune di Sperlonga, ad una distanza dal mare che oscilla tra i 500 metri fino ai 3 km., con un'altitudine di 300 metri circa. Il territorio è collinare, sassoso, assolato, ricorda la foresta asciutta sarda, con numerose sugheraie, cespugli di mirto e lentisco. Il terreno è argilloso e limoso, di color prevalentemente rossiccio.

La produzione e la commercializzazione dell’Azienda è recentissima visto che il primo vero anno di produzione è stato il 2008. Due sono i vini "Cru", denominati "Vinum Caecobum" un bianco e un rosso, invecchiati ed affinati in botti di rovere, seguiti da altre 3 etichette d’annata e da un vino rosso di oltre un anno.

Il Vinum Caecobum Rosso (Rosso IGT) è ottenuto da Aglianico (60%), Abbuoto (10%), Montepulciano (20%), ed altri vitigni autoctoni come Uva Serpe e Vipera per il restante 10%. I vigneti hanno un’esposizione a sud, sud-ovest ed il terreno è mediamente argilloso, sassoso, con calcare presente. La vinificazione avviene in due parti. La prima parte comprende la macerazione classica dell’85% dell’uva con refrigerazione della massa pigiata a 15-16°C per permettere di ricavare le sostanze nobili coloranti, gli antociani. Segue poi la messa in fermentazione dopo 36-48 ore con lieviti selezionati; la fermentazione a temperatura controllata tra 24 e 28°C, (sotto il cappello) per 7-12gg a seconda delle necessità d’estrazione, cosa che varia di annata in annata. Durante il tempo di macerazione si procede con la follatura, soffice spinta del cappello di vinaccia sotto il liquido, avendo così poco sfregamento delle bucce; questo si può ottenere grazie a dei tini d’acciaio, follatori automatici, (ultimo gioiello costruito per la tecnica enologica); si ha così una estrazione delle sostanze lenta, non forzata, e senza ottenimento di grosse quantità di feccia nel vino nuovo. Per ultimo segue la svinatura del vino nuovo, e torchiatura delle vinacce con pressa soffice; conseguente travaso per eliminare la feccia grossolana e assemblaggio con pigiato da uva appassita.
Il restante 15% dell’uva subisce il metodo del "rigoverno all’uso toscano" raccolta dell’uva scelta in vigna 7 gg prima della vendemmia normale, stesa su graticci di cannucce e messa ad appassire, in apposito locale areato, a temperatura ed umidità controllate; 15gg. dopo sui medesimi graticci si girano i grappoli, e nell’occasione si eliminano quelli non perfetti; si prosegue con l’appassimento, fino a metà novembre ed oltre se occorre.
Nella seconda parte della vinificazione viene aggiunta l’uva appassita pigiata al vino "fratello" dopo che questo ha subito il primo travaso, in botte grande. Il vino viene poi lasciato fino a primavera inoltrata a rifermentare lentamente in ambiente a temperatura controllata, facendo in modo, così, che la rifermentazione (rigoverno toscano) consumi lentamente gli zuccheri, e che si prosegua anche con la malo-lattica. Al termine si "svina", e si scola la vinaccia, ormai sul fondo della botte. Segue poi l’affinamento e la maturazione in botti grandi per il 70% del vino, mentre il restante 30% affina per 2 anni in barriques prima di essere imbottigliato e affinato in bottiglia per altri 6 mesi prima della messa in vendita.
Gradazione: 14°% vol. Il vino Cecubo
alla vista si presenta con un bel colore rosso rubino carico e sfumature di rosso porpora tendenti al granato, poco trasparente. Il naso è carico di aromi puliti e intensi, prevalentemente di frutta, ben disposti e piacevoli. Si riconoscono buoni aromi di mirtillo, ribes e violetta. Poi si allarga ad un concerto di profumi, man mano che acquista ossigeno nel bicchiere, si riconoscono nette le note speziate di liquirizia, chiodi di garofano, pepe nero e grafite con una nuance nera di caffè. In bocca risulta pieno, rotondo, molto corposo, ma vellutato, piacevole, caldo e tannico, con sensazione astringente comunque ben inglobata nelle altre sensazioni più morbide (frutto del rigoverno). Nel finale di lunga persistenza si esprime in un complesso di note piacevoli e sensazioni pepate e di confettura che sono comunque arrotondate dallo spessore del vino.

Il Vinum Caecobum Bianco (Bianco IGT) ottenuto, visto le origini avellinesi della famiglia Schettino, dai vitigni "campani" Fiano (50%) e Falanghina (50%). Un bianco dalle caratteristiche varie e complesse in cui si riconosce sia il fruttato tipico delle fermentazioni in bianco, sia il corpo e la personalità di un vino evoluto in legno. Come il Caecobum Rosso, anche questo suadente bianco viene vinificato in due parti. La prima parte riguarda il 50% delle uve vinficate in criomacerazione, con pigiadiraspatura dell’uva; mantenimento del pigiato a freddo per 12-15 ore, per estrarre dalla buccia la sostanze aromatiche primarie presenti. Segue la spremitura del pigiato criomacerato in pressa a polmone soffice, avendo cura di procedere celermente, onde evitare l’aumento di temperatura dello stesso pigiato. Attivazione della fermentazione con lieviti selezionati, a temperatura controllata tra 18 e 20°C. Fermentazione del mosto in legno (botte nuova di rovere da 20 hl.e barriques ), travaso solo dopo 10 mesi, nei quali il prodotto non solo ha fermentato lentamente trasformandosi in vino, ma si è arricchito grazie ad una "autolisi" ed una esterificazione. Vengono effettuati continui mescolamenti settimanali, detti "Batonage", del prodotto, tanto da mettere in sospensione il feccino nobile che si trova sul fondo, il tutto ovviamente senza contatto con l’aria. Questo vino nelle barriques subisce una ossidoriduzione contemporanea, ed è l’unico caso in enologia. Durante questo lungo periodo il vino fa anche la fermentazione malo-lattica, che viene comunque monitorata. La seconda parte della vinificazione del restante 50% avviene "in bianco" con spremitura dell’uva intera scelta in vigna con pressa soffice, per permettere un maggior sgrondo grazie ai raspi presenti, onde ricavare solo mosto fiore di prima scelta. Il mosto utilizzato per questo vino è solo quello dei primi 20’ minuti di pressatura, tanto da assicurare solo la parte più pregiata. Viene poi attivata la fermentazione con lieviti selezionati a temperatura controllata, dopo una defecazione naturale del prodotto a freddo. Travaso dopo 10gg. circa, separando la feccia grossolana. Il vino nuovo ottenuto viene mantenuto a temperatura controllata per evitare, su questa parte, la fermentazione malo-lattica. Chiarifica dopo un mese circa. Stabilizzazione del vino dai tartrati a freddo a fine primavera per 10gg. a temperatura di -4°C in apposito recipiente inox coibentato. Alla fine, dopo 10 mesi di affinamento in legno, avviene la riunione delle due parti di vino prodotto in unico recipiente. Imbottigliamento e messa in commercio dopo 3 mesi d’affinamento.
Gradazione: 14°% vol. Il colore è di un giallo paglierino carico con riflessi dorati. Al naso è intenso, persistente, fragrante ma nello stesso tempo anche un po’ etereo. Ricorda prima frutti maturi: pesca, mela cotogna; poi sensazioni esotiche di ananas. Non manca anche una parte mielosa che ricorda fichi secchi, e per finire una sensazione vanigliata da "legno", sempre con marcata freschezza. In bocca risulta rotondo, fresco, generoso, pieno, carezzevole e gustoso. Di buona serbevolezza. Si beve bene e non ci si accorge della "stoffa" di cui è fatto subito ma solo dopo un secondo approccio.

Molto interessanti risultano anche i due monovarietali bianchi. Il Boccabianca dei Monti Cecubi (Bianco IGT) ottenuto da uve di Falanghina in purezza che nasce da terreni mediamente argillosi con presenza di calcare. La vinificazione anche in questo caso avviene in due parti. Il 75% del vino viene vinificato "in bianco" con la spremitura dell’uva pigiadiraspata e pressa a polmone soffice con ottenimento del mosto senza scorze; refrigerazione del mosto a 10°C per 12 ore per provocare la defecazione nel mosto fiore ottenuto delle parti più grossolane che vanno sul fondo; travaso del limpido; attivazione della fermentazione a temperatura controllata tra 17 e 19°C. L’altro 25% del vino viene vinificato "in crimacerazione" con mantenimento del pigiato a freddo per 12 ore per ricavare aromi primari dalla buccia; spremitura del pigiato criomacerato in pressa a polmone soffice; attivazione della fermentazione del mosto ottenuto a temperatura controllata tra 18°C e 20°C. Entrambe le fermentazioni vengono condotte con lieviti selezionati ed attivati; ognuna con un ceppo specifico di lieviti.
Entrambe le parti ottenute vengono mantenute separate e subiscono la stessa lavorazione come segue: travaso dopo 10 gg a fine fermentazione e separazione delle feccie; mantenimento della temperatura del vino nuovo a temperatura bassa per evitare malo-lattiche indesiderate nella parte più importante; nella seconda parte invece si agevola la fermentazione malo-lattico per avere una quota di prodotto meno acido e con sensazione matura; chiarifica dopo un mese circa solo della prima parte. Stabilizzazione a freddo del vino per 10 gg a -4°C in primavera. Alla fine segue la riunione delle due partite di vino prima dell’imbottigliamento, che viene eseguito con impianto moderno nel rispetto dell’H.A.C.C.P. ed attraverso microfiltrazione. Dopo l’imbottigliamento segue l’affinamento per almeno 1 mese prima della messa in commercio.
Gradazione: 13,5°% vol. Di colore giallo chiaro con lievi riflessi verdolini. Al naso ricorda fiori bianchi e limoncello, fresco, fruttato, con sensazioni di mandorla fresca, molto piacevole. In bocca risulta sottile in un primo momento, rivela poi buon corpo. Acidulo ma compatto, si lascia bere nonostante l’acidità sopra la media; lascia in bocca una decisa sensazione di pesca bianca, che conferisce freschezza di gusto.

Il Fiano dei Monti Cecubi (Bianco IGT), altro bianco in purezza ottenuto da uve Fiano di Avellino da vigneti esposti a sud, sud-est. Anche questo bianco del "sud" del Lazio viene vinificato in due parti distinte. Una prima metà "in bianco", la seconda metà del vino viene vinificata "in crimacerazione", come il precedente.
Entrambe le fermentazioni, anche in questo caso, vengono condotte con lieviti selezionati ed attivati; ognuna con un ceppo specifico di lieviti. Le due partite di vino ottenute vengono mantenute separate e subiscono la stessa lavorazione con travaso dopo 10 gg a fine fermentazione e separazione delle fecce; mantenimento della temperatura del vino nuovo a temperatura bassa per evitare malo-lattiche indesiderate; chiarifica dopo un mese circa. Stabilizzazione a freddo del vino per 10 gg a -4°C in primavera. Le due parti vengono riunite ed imbottigliate e poi subiscono un affinamento per almeno 1 mese prima della messa in commercio.
Gradazione: 14°% vol. Il colore è di un bel giallo paglierino scarico e ben luminoso. I profumi espressi sono fini ed intensi, di grande fascino, con un netto fruttato che ricorda frutti esotici per poi passare a sensazioni di nocciola tostata e mandorla fresca fino a giungere a richiami di uva sultanina ed albicocca secca con il tempo. Al palato è vinoso, di buon corpo e personalità, caratterizzato da profondità e ricchezza strutturale. Vellutato e dotato di morbidezza, questa derivante dal notevole contenuto di glicerina naturale, che conferisce finezza di gusto, rotondità, accompagnata da una nota di pseudo calore vinoso che però non copre la buona freschezza ed acidità. Vino di grande serbevolezza, può tranquillamente attendere, o essere atteso, anche per 2 anni.

La gamma produttiva dell’Azienda Monti Cecubi comprende anche un vino rosso particolare, il Cetarola (Rosso IGT) un blend ben assemblato di Aglianico (60%), Abbuoto (20%) e Montepulciano (20%) che viene vinificato in macerazione classica con refrigerazione della massa pigiata a 15-16°C; la messa in fermentazione dopo 36-48 ore con lieviti selezionati a temperatura controllata tra 24 e 28°C per 7-12gg. Durante il tempo di macerazione si procede con follatura, soffice spinta del cappello di vinaccia sotto il liquido, avendo così poco sfregamento delle buccie. Il vino così ottenuto viene conservato per un 70% in botti e per un 30% in barriques dove continua la fermentazione malo-lattica ed invecchia per almeno un anno, prima di essere imbottigliato ed affinare in bottiglia per almeno 6 mesi prima della vendita.
Gradazione: 14°% vol. Si presenta di un colore rosso carico con riflessi violacei, tendente al granata. Il bouquet che emana è un ventaglio di sensazioni che vanno dal profumo vinoso, ai ricordi accesi di ciliegia e alle note speziate di liquirizia e cuoio. In bocca rivela grosso spessore già al primo assaggio, poi la sensazione aggressiva ed astringente diventa più docile in bocca prima di deglutire. Grande corpo, caldo e tannico, da degustare in piccoli sorsi, fino a prendere confidenza dopo qualche istante, quasi da domare con la degustazione, rivela note di tostatura e sensazioni pepate e di peperoncino piccante.

L’azienda produce anche il Dracontion Dei Monti Cecubi, bianco e rosso entrambi IGT. Questo nome viene dal serpentello adorato dagli antichi popoli nella zona, ed ancora oggi simbolo della città di Itri, che pare sia stata fondata da Greci sbarcati nelle vicinanze di Sperlonga, provenienti da Sparta, ed allontanati perché adoravano le serpi. Per quanto riguarda i vini però, attualmente è in corso un ripensamento dell'utilizzo di questa etichetta, che molto probabilmente verrà usata per vini di selezione aziendale tipo Passito, e non ultimo per l’olio. Attenderemo gli ulteriori sviluppi.

Nell’«Ager Caecubus», dunque, l’antico vitigno dei Romani rivive grazie al sacrificio ed all’impegno della famiglia Schettino. Uva quindi che racconta il fascino di antichi miti, il fasto dell’impero romano, un vitigno che è proprio il caso di dirlo, affonda i tralci nella terra del sud pontino.

 

Lasciata l’Azienda Monti Cecubi ci dirigiamo nuovamente verso il mare, e torniamo sulla statale Appia che dopo un percorso abbastanza rettilineo, immerso nella splendida campagna circostante, incrocia nuovamente la SS213, la Via Flacca.
Girando a destra, percorrendo la Via Flacca, ci si può dirigere, in pochi chilometri, a Gaeta, posta su un’appendice marittima dei Monti Aurunci (penisoletta di Monte Orlando), su una costa in cui la natura offre ambienti diversi, fatti di belle spiagge e roccia. Di origini antichissime, fu prima Repubblica Marinara e, nel 1860-61, ultimo baluardo della monarchia borbonica. I segni più importanti dell’epoca romana sono nei pochi resti della marittima Villa di Fonteo Capitone (spiaggetta di Fontana), nel grande Mausoleo di Lucio Munazio Planco, nei pressi del Santuario della Trinità a Monte Orlando (area protetta facente parte, insieme all’omonima Oasi Blu marina, del Parco Regionale Riviera di Ulisse), e nel Mausoleo di Lucio Sempronio Atratino. La città raggiunse il massimo splendore nel Medioevo, come testimoniano i numerosi edifici del quartiere di S. Erasmo: il Castello angioino-aragonese, che si affaccia sul mare dall’alto del promontorio. Dell’antico maniero restano soltanto le mura esterne con i quattro torrioni angolari; meglio conservato è il settore più alto, accessibile tramite una doppia rampa di scale dalla Via Aragonese, risalente alla successiva dinastia degli aragonesi, di origine spagnola, che regnò su Napoli fra il 1422 e il 1501.

Da Via Aragonese tramite Via Civita si giunge a Piazza De Vio. Qui, accanto al Duomo di S. Erasmo, sorge il Palazzo di Docibile che ci riporta indietro, fra il IX e il X secolo, al tempo del primo "ipata" o console di Gaeta, con il quale la nascente repubblica marinara diede un apporto decisivo contro l’espansione musulmana. Nel vicino Palazzo De Vio vi è custodito lo stendardo di Lepanto, ricordo della vittoria riportata nel 1571 dalla flotta cristiana sulle navi turche. Fu a Gaeta che gli ammiragli Giovanni d’Austria e Marcantonio Colonna riportarono il vessillo, rimasto indenne nell’accanita battaglia.

All’incrocio tra la Via Appia e la Via Flacca, anziché girare a destra, prendiamo a sinistra, in direzione di Formia, che la strada raggiunge in circa 6 km, costeggiata da edifici senza soluzione di continuità, che formano quasi un unicum urbano fra Gaeta e Formia. All’inizio dell’abitato di Formia la Via Flacca prende il nome di Viale dell’Unità d’Italia. La zona litoranea è costellata da numerose testimonianze storiche e artistiche, tra le quali Villa Rubino, importante complesso circondato da un giardino arricchito da reperti archeologici. Nella villa fu firmata la resa dei Borbonici ai Piemontesi nel 1861. La costruzione moderna ingloba le poderose sostruzioni di un edificio romano a terrazze, identificato come la Villa di Cicerone. Altre vestigia del passato romano sono rappresentate dalle arcate dell’acquedotto romano (a Mola), dai criptoportici della Villa Comunale, dai resti di un vivaio ittico nel mare del porto, da un grande cisternone romano e dal porticciolo romano e borbonico di Caposele.

Giunti alla rotonda, prendiamo la seconda uscita per la SS213, che prende il nome di Lungomare della Repubblica e proseguendo dritti si torna sulla Via Appia lato Napoli e seguendola si giunge alla rotonda che immette sulla SS630, la Strada Statale Ausonia Formia-Cassino. Giriamo a sinistra e la percorriamo per circa 7 kilometri inoltrandoci verso l’interno e dirigendoci verso Spigno Saturnia, formato da due insediamenti: il nucleo originario Spigno Vecchio, oggi pressoché abbandonato, ma vissuto in estate, conserva, dopo le distruzioni dell’ultima guerra, resti del muro poligonale in località Campovivo e dell’antico Castrum e a valle, sul bordo della superstrada Formia-Cassino, Spigno Nuovo dove, sulla sinistra incontriamo Via Fornello, sede al civico 94, della piccola cooperativa Terra delle Ginestre.
A poca distanza dall’affascinante Golfo di Gaeta, quasi al confine con la Campania, la piccola cooperativa Terra delle Ginestre, fondata il 30 marzo 1998 da un gruppo di amici che avevano in comune la passione per il vino ed un grande amore per la loro terra e le loro radici, si impegna nella coltivazione di vitigni autoctoni che stanno cadendo nell’oblio. Tra gli obiettivi dell’azienda quello di recuperare i vitigni storici della tradizione e valorizzare la cultura vitivinicola del basso Lazio. Nella piccola azienda di Spigno Saturnia vive il nobile intento di far rivivere il passato, di dare nuova vita a vini antichi scomparsi come il Cecubo e il Formianum di cui la tradizione ci ha lasciato soltanto un vago ricordo letterario.

Il territorio aveva infatti goduto, nei millenni passati, di una grande fama dovuta alla produzione di vini straordinari, esclusivi dei politici e dell’antica nobiltà romana ma, da tempo ormai, era caduto nell’oblio. Iniziava così, dopo lunghe ricerche e selezioni, con lo scopo di individuare i cloni dei vitigni descritti dagli antichi scrittori latini ed oggi considerati quasi estinti, l’attività dell’azienda Terra delle Ginestre.

Ciò che anima, oggi più che mai, l’attività di Terra delle Ginestre, come quella della precedente e vicina Masseria dei Monti Cecubi, è la convinzione di poter riprodurre l’antico vino della zona di Fondi, il Cecubo (citato anche negli scritti di Plinio) a base di uva Abbuoto e riportare sulle tavole, in giusta armonia con i piatti della gastronomia locale, i vini prodotti dalle uve di vitigni ormai quasi sconosciuti al grande pubblico quali il Metolano (vitigno poco conosciuto che dà vini leggeri e beverini), il Primitivo, l’Abbuoto e l’Uva Vipera (tutte uve a bacca rossa). Una piccola azienda, ma grande di cuore che tiene alta anche la bandiera dei vitigni autoctoni bianchi laziali sia con il Bellone, detta anche "Uvapane" e "Cicinello", diminutivo tipicamente campano, sia con il Moscato di Terracina.

In una terra devastata dal Trebbiano, dunque, anche i vini bianchi hanno buone possibilità che non siano quelle dei vitigni internazionali come lo Chardonnay e il Sauvignon. Un ottimo esempio di come la scienza enologica risolve modernamente l’autenticità del terroir che Maurizio de Simone traduce con Origine, ossia studio delle uve, dei terreni e della tradizione enologica di un luogo.
Una scommessa vinta vista la felicità espressiva di tutti i vini assaggiati. C’è in loro qualcosa di autentico e genuino, una pienezza ed un’artigianalità che si è un po’ persa nel mare magno di vini tecnologici, corretti, ma algidi che imperversano nel mercato italiano.
Insomma vini nuovi da vitigni antichi, nel rispetto della tradizione.

Ad oggi l’azienda è composta di sei soci ed ha una produzione di circa 15.000 bottiglie annue. Dispone di un ettaro di vigneti di proprietà e di tre ettari di vigneti in affitto. La cantina dell’azienda è all’interno di un vecchio casale di fine ottocento stupendamente ristrutturato.
La produzione di Terra delle Ginestre è rappresentata da 6 diverse etichette di vino: 3 bianchi, tutti monovitigni 2 ottenuti da Moscato di Terracina ed uno da Bellone (Lentisco
, Invito e Stellaria), 2 rossi (Il Generale e Ricordi, che è un vino da tavola) ed un passito (Promessa).

Una sorpresa, un vero invito al palato può essere l’Invito (Bianco IGT), vinificato in versione secca è uno dei migliori bianchi da aperativo che si producono nel Lazio. L’Invito è un vino che racchiude in sé la filosofia produttiva di Terra delle Ginestre, riportare alla luce gli antichi fasti di un territorio da sempre legato alla produzione di uve da vino che la moderna agricoltura ha reso ormai quasi estinte. In questa zona il Moscato viene coltivato da tempo immemorabile e Terra delle Ginestre lo interpreta come si presume si sia sempre prodotto, cioè vino fermo e secco con estrema freschezza e piacevolezza di beva. Ottenuto dal vitigno autoctono Moscato di Terracina al 100% allevato con sistema Guyot alberello. Le uve sono coltivate in un vigneto che si trova a 50 mt. sul livello del mare in zona Vallemarina-Monte San Biagio da terreno sabbioso-limoso con una buona ventilazione e freschezza dovuta alla vicinanza del Lago di Fondi. La vinificazione delle uve avviene con macerazione a temperatura ambiente per circa 6-8 ore. Dopo la svinatura, la fermentazione viene gestita alla temperatura costante di 18° C e al termine si effettua un travaso per la separazione delle fecce grossolane, in contenitori di acciaio, e si lascia riposare per circa 4-6 mesi sulle fecce fini. Solo dopo ulteriori travasi di illimpidimento il vino viene imbottigliato.
Gradazione: 11,5°% vol. Vino unico. Si presenta di colore paglierino con chiari riflessi verdognoli. Al naso è molto intenso e persistente con netti sentori floreali di tiglio e acacia, poi fruttati di melone giallo. Al gusto è secco con forte intensità e discreta persistenza retrolfattiva, conserva una buona consistenza acida che lo rende piacevole alla beva, anche per il suo corpo leggero. Presenta un soffio salino e finale fruttato.

Il Lentisco (Bianco IGT) poi, da uve Bellone lasciate fermentare per 6 mesi in botti di castagno da 300 litri, conferma tutto il suo carattere e la calda appetitosità dei profumi per nulla sopraffatti dal legno. Bianco molto sapido e carnoso al palato, gustoso di appagante dolcezza espressiva. Il Lentisco nasce dopo anni di ricerca tesa ad individuare, sul territorio, un vitigno capace di esprimere la tradizione dei vini bianchi locali. Terra delle Ginestre ha intervistato i pochi produttori superstiti e dall’assaggio dei loro vini è emerso che la botte di castagno è un formidabile strumento per armonizzare i caratteri di durezza del vitigno con la sua imponente alcolicità, così in questo vino alla rivalutazione di un vitigno autoctono come il Bellone si unisce la riscoperta delle botticelle di castagno, dove si svolgono la fermentazione ed il successivo affinamento per 6 mesi. Ottenuto dal vitigno autoctono Bellone al 100% allevato con il sistema del cordone speronato, Guyot alberello. Le uve nascono in due diverse zone di produzione, a Cori e a Gianola di Formia con altezze dei vigneti diseguali tra loro: 250 mt. sul livello del mare Cori, 50 mt. Gianola. Anche la tipologia del terreno è diversa. Terreno di medio impasto molto argilloso, per la zona di Cori, terreno sabbioso-limoso con forte presenza di sali minerali per la vicinanza del mare della zona di Formia per Gianola. La vinificazione delle uve avviene con macerazione a temperatura ambiente per circa 48 ore con innesco della fermentazione. Alla svinatura il mosto completa la fermentazione in fusti di castagno da 300 litri, qui rimane, sulle fecce di fermentazione, per 8 mesi, infine dopo ulteriori mesi di permanenza in acciaio, viene imbottigliato a seguito di filtrazione.
Gradazione: 12°% vol. Già all’impatto visivo esprime carattere di vino molto particolare, di colore paglierino intenso con riflessi di oro antico. All’olfatto è ricchissimo di sentori floreali, si percepiscono nettamente fiori di ginestra, poi una evoluzione di pera matura in evidenza che fa da ponte alle sensazioni di camomilla, un po’ di cannella con un gradevole sentore di affumicato reso dalla permanenza in botti di castagno. Al gusto è emozionante, di forte personalità, ricco di stimoli gustativi, di grande corpo ma anche grazia ed equilibrio, con insolite ma interessanti note rustiche dovute proprio al castagno, in particolare la tostatura di caffè che accompagna un corpo perfettamente armonico con la freschezza. Sostenuto nell’ingresso, piacevole sino alla fine con una chiusura di grande eleganza e pulizia.

Lo sposalizio di uve aromatiche come il Moscato e la barrique è sempre stato di difficile gestione. Nello Stellaria (Bianco IGT), che nasce da una intuizione di Maurizio De Simone, socio enologo della cantina, si integrano i naturali profumi di questo Moscato particolare con i tannini del legno e l’esperimento può dirsi riuscito. Tale connubio fissa per sempre il carattere del vino rendendolo conservabile per moltissimo tempo, infatti esprime il meglio di sé dopo due/tre anni dalla vendemmia. Ottenuto dal vitigno autoctono Moscato di Terracina vinificato in purezza, allevato con sistema Guyot-Alberello. Le uve provengono dallo stesso vigneto, posto a 50 mt. sul livello del mare, del suo fratello "minore" Invito in zona Vallemarina-Monte San Biagio formato da terreno sabbioso-limoso con una buona ventilazione e freschezza dovuta alla vicinanza del Lago di Fondi. La vinificazione delle uve avviene, come per il precedente Invito, con macerazione a temperatura ambiente per circa 6-8 ore. Dopo la svinatura, la fermentazione viene gestita alla temperatura costante di 18°C in contenitori di acciaio, per essere poi ultimata in barriques di rovere a media tostatura composte di miscela di legni provenienti da zone diverse, al termine si effettua un travaso per la separazione delle fecce grossolane in contenitori di acciaio. Il vino riposa ancora per circa 4-6 mesi su fecce fini prima di essere imbottigliato dopo ulteriori travasi di illimpidimento.
Gradazione: 12°% vol. Vino molto particolare, dove il tradizionale profumo di Moscato è invaso da mille sfumature diverse che si evolvono nel tempo facendo risultare sempre in evoluzione il vino, anche a distanza di diversi anni dalla vendemmia. Dal colore giallo paglierino intenso, esprime forti riflessi di oro antico e grande consistenza. Ampio e camaleontico all’olfatto, è ricco di sentori caldi e vanigliati che con il tempo terziarizzano in spezie e frutta secca. La permanenza nel legno sottolinea al naso, senza coprirle, le note dolci e aromatiche di fiori d’acacia e d’arancio. Al gusto è morbido e cremoso, estremamente caldo con leggera predominanza delle spezie dolci di vaniglia e cannella, unisce ad una buona freschezza giusta rotondità e ampiezza.

Il Generale (Rosso IGT) fascinoso e speziato ai profumi, da elogiare per il recupero di uve autoctone poco considerate in queste zone. I vigneti di Abbuoto e Uva Vipera che Terra delle Ginestre ha impiantato otto anni fa, rinverdendo una tradizione assopita, quasi scomparsa, hanno reso possibile la nascita di questo vino che evoca i fasti di un antichissimo vino prodotto dagli Etruschi, il Cecubo. Da ricerche storiche, infatti, risulta che questi vitigni erano presenti in questi territori ancora prima dell’avvento della grande Roma repubblicana. Ottenuto dai vitigni autoctoni della zona è un blend di Abbuoto (70%) e Uva Vipera (30%) allevati con il sistema del cordone speronato e Guyot. Le uve nascono nel vigneto in località Spigno Saturnia, sede dell’azienda, ad un’altezza sul livello del mare di 250 mt. da terreno di medio impasto molto argilloso, ricco di sali minerali. Le uve sono vinificate con macerazione a temperatura ambiente per circa 8 giorni con follature manuali ripetute 4-5 volte al giorno. Al momento della svinatura il mosto completa la fermentazione in fusti di rovere da 500 litri, e qui rimane per 12 mesi per il completamento della fermentazione malolattica. Al travaso in acciaio segue un periodo di 3-4 mesi di affinamento durante il quale si effettuano travasi di illimpidimento e, infine, l’imbottigliamento con filtrazione.
Gradazione: 13°% vol. Vino dal colore rosso rubino intenso, poco trasparente, con unghia granata. Si presenta al naso ampio e speziato con sentori di marasca, cioccolato, cuoio e caffè, in una cornice di toni balsamici accesi con un richiamo di china. Al gusto risulta di medio corpo, piuttosto morbido, con una materia tannica in primo piano, finale caldo e fruttato.

Splendido infine il passito Promessa (Bianco IGT) da uve di Moscato di Terracina vinificate in purezza poste ad appassire per 6 settimane nel fruttaio. Una delle caratteristiche delle uve Moscato è sicuramente la forte predisposizione all’appassimento. Forte di questa peculiarità, Terra delle Ginestre ha abbinato all’appassimento la presenza della botritis cinerea, muffa nobile che caratterizza ancor più questo prodotto. Le uve provengono dallo stesso vigneto, posto a 50 mt. sul livello del mare, dei suoi fratelli Invito e Stellaria, in zona Vallemarina-Monte San Biagio formato da terreno sabbioso-limoso con una buona ventilazione e freschezza dovuta alla vicinanza del Lago di Fondi. Le uve appena raccolte vengono trasportate in cantina dove i grappoli migliori, selezionati ad uno ad uno, vengono posti in cassettini da 4 kg e lasciati in ambiente chiuso con ventilazione e umidità controllata per lo sviluppo della muffa nobile. Dopo circa 2 mesi vengono vinificati con torchiatura diretta ed il mosto versato in botti di rovere da 225 litri su fecce fini. A seguito di ulteriori travasi di illimpidimento, la Promessa diventa realtà e viene imbottigliata.
Gradazione: 14°% vol. Vino dal colore ambrato acceso, intenso e concentrato. Il vino, che ha fermentato lungamente in botticelle di rovere, si presenta all’olfatto con un bouquet ampio con forti sentori di agrumi e spezie dolci come cannella e vaniglia per proseguire nel suo ventaglio aromatico con sentori di rosa gialla, cedro, miele e pesca matura. Al gusto è moderatamente dolce e delicato nell’insieme, la complessità aromatica e gustativa lo rende lungo e con leggero retrogusto di affumicato. Presenta un soffio salino e finale fruttato.


Usciamo dall’Azienda Terra delle Ginestre, ultima tappa del territorio della recente Doc Moscato di Terracina. Laggiù all’orizzonte il sole sembra tuffarsi nel mare, la campagna assume colori più accesi ed intensi, l’ombra dei colli corre nella pianura, una leggera brezza si alza e ci porta gli ultimi profumi della giornata. È il tramonto. Finisce qui, con questa visione, il viaggio attraverso i territori delle Doc della Provincia di Latina, senza dubbio le più interessanti del Lazio.




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