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Poggio Bracciolini

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Raffigurazione di Poggio Bracciolini.

Giovanni Francesco Poggio Bracciolini (Terranuova, 11 febbraio 1380Firenze, 30 ottobre 1459) è stato un umanista e storico italiano.

Indice

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Biografia [modifica]

Svolse i suoi studi di notariato a Firenze, dove conobbe Coluccio Salutati. Nel 1403 si recò a Roma dove ricoprì l'incarico di segretario apostolico sotto Bonifacio IX ed alcuni suoi successori. A causa delle vicissitudini del Grande Scisma d'Occidente, in corso in quegli anni, si trovò, per la sua posizione, a viaggiare per la Germania e la Francia, soprattutto per seguire i lavori del Concilio di Costanza. Dopo aver perso l'incarico, nel 1418 si recò in Inghilterra al seguito del cardinale di Beaufort e vi rimase quattro anni. Nel 1423, ritornato a Roma riebbe il suo incarico in curia.

Le "scoperte" di Bracciolini [modifica]

Per mezzo dei suoi incarichi nella curia Poggio ebbe l'opportunità di effettuare molte ricerche nelle biblioteche dei monasteri delle aree vicine a Costanza (San Gallo, Reichenau, Cluny) anche se di fatto più simili a furti, nelle quali "riscoprì" molte opere dell'antichità che, a lungo, erano state ritenute definitivamente perse in Italia, mentre nell'Europa germanica erano per lo più note come attestano le citazioni di autori medioevali. Altre opere ebbe modo di averle servendosi della sua autorità presso gli ecclesiastici provenienti da tutta Europa, a Roma per suppliche e richieste alla curia.

Divennero così noti agli umanisti italiani molte orazioni di Cicerone, tra cui la Pro Milone, Quintiliano, Virgilio, Vitruvio, le Silvae di Papinio Stazio, non lette nel corso del Medioevo, i Punica di Silio Italico e anche una copia del De rerum natura di Lucrezio Caro.

Provvide personalmente a ricopiare molti di questi manoscritti pur non essendo un valido amanuense ed un profittatore: spediva dietro compenso le sue copie frettolose in Italia e provvedeva a distruggere gli originali in modo da impedire che altri potessero intaccare il suo "monopolio". [senza fonte]Non a caso alcuni dei testi con cui ebbe a che fare (Lucrezio, Manilio) presentano enormi problemi testuali dovuti anche alla frettolosa copia di Poggio; possediamo anche casi in cui una stessa opera fu copiata da Poggio e da suoi amici Bartolomeo da Montepulciano e Zosimo da Pistoia: delle tre quella di peggior valore filologico è quella di Poggio. Tutto ciò contrasta con una lunga e ancora dura a morire tradizione che lo vede "riscopritore" di testi tenuti nella "prigionia barbarica": di fatto invece per denaro distrusse importanti codici medioevali [senza fonte](anche la grafia di un codice ci dà notevoli informazioni) e lasciandoci solo copie di basso valore filologico.

De architectura [modifica]

La maggiore scoperta attribuita a Bracciolini fu forse quella del trattato di Vitruvio De architectura che così grande importanza ebbe per l'architettura del Rinascimento e poi fino al XIX secolo. In realtà copie del manoscritto era state possedute e studiate da Petrarca e da Boccaccio ed altre copie sono documentate in Italia a fine Trecento[1]. Perde credito, pertanto, il mito della riscoperta nel 1414 a Montecassino da parte di Poggio Bracciolini che comunque deve averne rinvenuta una copia nelle sue ricerche, forse in area tedesca, forse a Montecassino, contribuendo alla sua successiva diffusione.

La grafia minuscola [modifica]

Un suo notevole merito fu invece incentivare la grafia minuscola carolina che era caduta in disuso sostituita dalla meno chiara scrittura gotica: continuando la linea di Coluccio Salutati, convinto anch'egli che si trattasse della grafia usata dai Romani (e non di quella che si sviluppò alla corte di Carlo Magno); da essa sviluppò la "minuscola umanistica rotonda", che promosse nelle sue lettere (i manoscritti ricopiati invece erano in corsiva, scrittura meno chiara ma, guarda caso, molto più rapida). Fu una mossa decisiva nel secolo in cui sarebbe nata la stampa: infatti a fine secolo i "piombi" (caratteri tipografici) furono fatti in minuscola e non in gotica da cui derivano anche i nostri odierni caratteri a stampa.

Opere post concilio di Costanza [modifica]

Dopo il concilio di Costanza ritornò in Italia con Martino V, del quale divenne segretario. In questo periodo pubblicò una ricerca, che si potrebbe definire archeologica, sulle rovine di Roma. Nel 1450 tornò a Terranuova per sfuggire ad un'epidemia di peste e scrisse, sempre in latino perché non credeva nell'uso del volgare, un'opera umoristica, le Facetiae.

Fu anche un fecondo autore di invettive, soprattutto quando sosteneva dispute con altri umanisti; non a caso Nicola Cusano lo descrive come ubriacone e frequentatore di prostitute: da una parte c'è l'invettiva del cardinale e di chi gli era avverso, ma dall'altra sicuramente c'è un fondo di verità visti anche i forti proventi che ottenne con i suoi viaggi nelle abbazie svizzere.

Tra il 1452 e il 1453 fu protagonista di un'accesa polemica con Lorenzo Valla in cui, all'interno del comune recupero dell'Antico, si contrapposero concezioni opposte della cultura umanistica: il metodo filologico e storicizzato e l'esigenza della scientificità e del rigore di Valla con l'approccio di Poggio, più entusiastico ed incentrato sulla rivalutazione della continuità culturale tra cultura antica e letteratura cristiana e medievale e sul mito della retorica, personificato da Cicerone nella cui figura Poggio Bracciolini cerca una totale immedesimazione stilistica convinto della trasmissibilità attraverso le epoche dell'insegnamento degli antichi.

Nel 1453 si spostò a Firenze, presso i Medici e si dedicò alla scrittura di una storia di questa città. Qui morì il 30 ottobre del 1459.

Note [modifica]

  1. ^ H.-W. Kruft, Storie delle teorie architettoniche da Vitruvio al Settecento, 1988

Bibliografia [modifica]

  • R.V. Manekin: analisi del contenuto come metodo di ricerca sulla storia del pensiero (Poggio Bracciolini). Ricerche sulla scienza delle fonti storiche. Gazzetta dell’Università di Mosca. Serie 8. Storia. 1991. N 6, pag. 72-82.

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