Siamo in guerra
19 Dicembre 2011
 

I Miserabili

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Una domenica mattina, anni fa, in un'isola dell'Oceano Indiano, ho lasciato i miei amici e mi sono incamminato lungo la costa. Ho superato delle grandi palme che si allungavano sulla spiaggia per seguire delle voci. Allegre. Venivano da un piccolo villaggio. Gli abitanti erano vestiti quasi di nulla. Qualche camicetta, dei pantaloncini, dei cappelli di paglia. Cantavano, qualcuno rideva esibendo denti bianchissimi. Le case erano capanne, piccole, ma confortevoli. C'era un rivo di acqua trasparente con pesci e perioftalmi, i pesci che camminano, che ho visto solo lì. Mi guardavano indifferenti, sia loro che gli indigeni. Avranno pensato che fossi un miserabile, loro avevano tutto e io dovevo guadagnarmi ogni cosa con la schiavitù del lavoro. Un ragazzo mi si è avvicinato e mi ha offerto una noce di cocco. E allora mi sono sentito povero come mai prima. Non è stata una bella sensazione. Che cosa stavo facendo della mia vita?
La paura di diventare indigenti è oggi palpabile, nell'aria. Le persone sono terrorizzate dall'idea di perdere il lavoro e quello, poco o tanto, che hanno accumulato. La miseria come riporta il vocabolario è "capace di pregiudicare seriamente la dignità morale e sociale di un individuo", ma miserabile vuol dire soprattutto "sentirsi miserabile". Nessuno può farti sentire miserabile senza il tuo permesso. La civiltà dei consumi ha creato il nuovo miserabile, colui che non può accedere ai consumi. Più consumi, meno sei miserabile, più sei invidiato. Qualcuno la chiama evoluzione, altri progresso. Il PIL guida le decisioni dei governi, non la ricerca della felicità. La rinuncia a un bene inutile è un atto rivoluzionario. Se le masse ne prendessero coscienza, il mondo cambierebbe senza un solo colpo di fucile.
Negli anni 50 i nostri fiumi erano chiari e pescosi, l'aria decente,i prati circondavano le città. Si viveva con poco, con semplicità, si andava in vacanza dai parenti in treno, magari in terza classe con le panchine di legno, ma il treno era puntuale, pulito e i passeggeri cortesi. La crisi può diventare un ritorno al passato, un momento di ripensamento delle nostre priorità e dei nostri bisogni. Una decostruzione e ricostruzione di un mondo nuovo dove nessuno possa sentirsi miserabile. Se per Napoleone la rivoluzione era un'opinione appoggiata dalle baionette, oggi la rivoluzione è un'opinione appoggiata sulla spesa. C'è qualcuno che può prestarmi 20 euro? Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

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Postato il 18 Dicembre 2011 alle 14:30 in | Scrivi | listen_it_it.gifAscolta | Stampa
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Tags: consumismo, miserabili, Napoleone, Oceano Indiano, perioftalmi

Bar Blog

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Questo blog è come un bar. Ci sono clienti affezionati e di passaggio. Persone che entrano, insultano e guardano l'effetto che fa. Altre che hanno molto studiato (elencano i loro titoli di studio..., di solito sono economisti) che criticano e gridano (in maiuscolo) "LA SOLUZIONE E'UN'ALTRA", ma non la spiegano mai. Ci sono i dietrologi che pretendono chiarimenti sulla massoneria, i poteri forti e i salotti buoni, la Casaleggio e cosa facevo quella dannata sera sul piroscafo Britannia con il Bildeberg. Non mancano i buoni di cuore, i samaritani, che segnalano un refuso, un link inesistente, un errore di ortografia, una cazzata qualunque. Grazie! Ci sono quelli che avevano scritto la stessa cosa del post con le stesse parole due anni prima e che non si fa così a copiare. Un gruppetto di implacabili vuole che spieghi il signoraggio "Perché non ne parli, hai una paura fottuta, vero? Maledetto ciccione...", una pattuglia scrive commenti da anni sulle scie chimiche e sul perchè moriremo tutti. Uno, isolato, chiede ogni giorno "QUANTO MANCAAAA???" senza che nessuno mai gli risponda. Ci sono gli strateghi della politica con consigli e analisi tratte dal Capitale di Marx e su cosa è veramente la democrazia diretta. Un leghista, sempre lo stesso, sparge il terrore per la presenza di pericolosi extracomunitari in Italia. Di solito incomincia a scrivere la mattina presto dopo il primo grappino. Il blog ha i suoi poeti, le sue metriche, le sue rime, tra un insulto e un altro spesso nasce un fiore. L'americano, forse uno della Cia, contesta puntualmente i commenti contro gli Stati Uniti. E' la Statua della Libertà Vigilata del blog. E i commentatori da competizione in agguato? Darebbero lo stipendio per scrivere "Primo!", ma ci sono anche quelli che si accontentano di "Secondo". Alcuni ripetenti inseriscono "prova" decine di volte. Chissà perché lo fanno? Tra un commento e il successivo può spuntare, improvvisa, una testimonianza che ti lascia senza fiato, di emarginazione e di povertà. Molti scrittori con la S maiuscola scrivono con 2000 caratteri articoli da urlo, bellissimi. E i guardoni? Lo so che ci siete e passate la notte a leggere 1000 commenti facendo refresh con CTRL F5. E' diventata la vostra magnifica ossessione. C'è chi guarda la televisione e commenta il programma invece del post. Sono i critici televisivi multicanale. I copiaincollatori copiano e incollano. I trolls spammano, vengono bannati, ritornano e vengono ribannati e poi gridano alla censura. E' un bel bar. Io ci spendo le giornate. Non lo cambierei con nient'altro al mondo.

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Postato il 17 Dicembre 2011 alle 14:00 in | Scrivi | listen_it_it.gifAscolta | Stampa
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Tags: bar, beppegrillo.it, blog

L'economia inesistente

L'economia inesistente

Il valore di ogni cosa presente sul pianeta Terra non supera il 10% del denaro, dei titoli mobiliari e dei valori immobiliari. In altri termini il 90% della presunta ricchezza non esiste. La realtà è che le nostre case valgono un quarto, le azioni delle imprese quotate un decimo, i titoli pubblici possono non valere nulla e non essere più rimborsati. E' un gigantesco falò quello che sta avvenendo dal'inizio del nuovo millennio. Un incendio di proporzioni colossali che sta bruciando la carta straccia che abbiamo stampato, era solo un'iIlusione ottica. Polvere era e polvere diventerà. Pire di debiti pubblici, derivati, monete senza valore (come il dollaro americano), sono alimentati continuamente da governi senza un'idea di futuro. Una corsa folle di una macchina fuori controllo. La crescita è la soluzione, dicono i guidatori, e premono l'acceleratore. Nessun organismo in natura cresce per sempre. Vogliono stampare moneta e vendere debiti per l'eternità. Dentro a questa macchina infernale, l'attività umana serve soltanto a spostare più in là di qualche anno la resa dei conti. Il crack del pianeta. Si lavora come schiavi al servizio di una ricchezza inesistente, per un sogno malato di un modello di società al tramonto. Si scava una buca, si riempie una buca.
Nell'estate di quest'anno l'umanità aveva già utilizzato tutte le risorse rinnovabili prodotte dalla Terra. Ci stiamo mangiando il mondo come una mela, ne rimarrà il torsolo. Sono necessari due pianeti per sostenere questo ritmo. Marte può essere la prossima frontiera del consumismo. La specie umana ricorda le cavallette del cosmo. Quando le risorse naturali non esistono inventa ricchezze virtuali. Lavoriamo al servizio del nulla. Il motore si sta surriscaldando. I cosiddetti Bric, Brasile, Russia, India e Cina, insieme alla Turchia, il Bric mediterraneo, nel 2012 rallenteranno la loro crescita. Per mancanza di clienti. Il Nord America e l'Europa entreranno in recessione. La strategia della Cina per continuare a produrre è di comprare il debito dei Paesi in cui esporta. In sostanza, gli anticipa i soldi per poter vendere le sue merci. Più affondiamo, più neghiamo il problema. Non si può creare ciò che non esiste. Qualcuno mi svegli! AAAARGH!

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Postato il 16 Dicembre 2011 alle 14:00 in | Scrivi | listen_it_it.gifAscolta | Stampa
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Tags: Bric, debito, economia, Marte, Terra, Turchia

Il Veneto degli imprenditori suicidi

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Forse un veneto, più di altri italiani, non accetta l'idea del fallimento. La sua cultura non lo prevede. Lo considera una vergogna. La chiusura di un'azienda è un evento che NON può succedere. Non è contemplato. I suoi dipendenti sono spesso persone con cui lavora insieme ogni giorno in ufficio o in fabbrica. Il Veneto è la patria delle piccole e piccolissime imprese, dei distretti industriali. Guardare negli occhi i propri colleghi mentre sono licenziati è intollerabile. Per la famiglia vale ancora di più. I figli che finiranno con lui in mezzo a una strada sono gli stessi che gli corrono incontro la sera prima di cena con la speranza di un piccolo regalo. Questo è vero anche altrove, ma in Veneto lo è di più. Il fallimento è una cappa di piombo, che ti isola, che ti porta al suicidio. Il mito dell'imprenditore che non deve chiedere nulla a nessuno, di un piccolo sogno americano, qui è più forte che altrove.
La lunga linea d'ombra degli imprenditori suicidi, 40 dall'inizio della crisi, è qualcosa di profondo, che non può essere spiegato in modo razionale. Perché questa strage silenziosa? Nell'ultima settimana altri due piccoli imprenditori si sono uccisi. Uno di loro si chiamava Giovanni Schiavon. Era titolare della Eurostrade 90 Snc a Peraga di Vigonza, in provincia di Padova. Aveva due figli. Si è seduto alla scrivania del suo ufficio e si è ucciso. Per Natale avrebbe dovuto mettere in cassa integrazione i suoi dipendenti, forse non sarebbe riuscito neppure a pagare stipendi e tredicesime. I clienti ritardavano i pagamenti, le banche avrebbero chiesto di rientrare dalle linee di finanziamento e secondo fonti locali "vantava crediti per oltre 200mila euro verso la pubblica amministrazione.“ Per la moglie il gesto è dovuto al "Sistema in cui nessuno paga". Una situazione da manuale. Il piccolo imprenditore onesto in Italia è un eroe. Lo Stato lo premia con le tasse più alte d'Europa, da incassare in anticipo. Per i rimborsi, invece, c'è sempre tempo. Ed è quasi impossibile riscuotere le fatture non pagate.
Il Veneto ha un male oscuro, tremendo, se costringe chi ha investito in questo Paese la sua vita e le sue risorse a impiccarsi in un garage o a spararsi nell'azienda vuota un sabato mattina. I pensionati sono importanti e anche i dipendenti pubblici, ma senza le imprese finiranno tutti in mezzo a una strada. Chi si occupa delle piccole imprese? Sono mucche da mungere. Nel Veneto hanno la massima concentrazione. I movimenti indipendentisti veneti stanno aumentando. Non sono cani da lecca come la Lega. Il Veneto non si farà suicidare in silenzio.

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Postato il 15 Dicembre 2011 alle 13:00 in | Scrivi | listen_it_it.gifAscolta | Stampa
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Tags: Eurostrade 90, Giovanni Schiavon, imprenditori, indipendentismo, Lega, Padova, Peraga di Vigonza, piccola impresa, suicidi, Veneto

Democrazia antistress

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Siamo così distratti dall'economia che non sappiamo più cos'è la democrazia. In Italia ci sono un governo, un parlamento, un presidente della Repubblica, ma non c'è la democrazia. Monti rappresenta solo sé stesso, nessuno lo ha eletto. La sua funzione è quella del liquidatore che deve preservare "la credibilità internazionale", in sostanza il valore dei titoli di Stato comprati da Francia, Germania e Gran Bretagna per evitare il default. Chiunque, incensurato e morigerato, fosse venuto dopo questa classe partitocratica, della quale Berlusconi è la caricatura, sarebbe stato accolto come un salvatore. E così è stato. La paura di perdere tutto da parte degli italiani ha fatto il miracolo. Ha trasformato un vecchio professore in un padre della Patria. I governi precedenti sono stati il trionfo della partitocrazia. I segretari di partito, grazie a una legge elettorale incostituzionale, hanno eletto a tavolino tutti i senatori e tutti i deputati. Nessun partito si è tirato indietro nel fottere la democrazia. Se comandare è meglio che fottere, i partiti hanno coniugato entrambe le attività. Senza democrazia, senza la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica non c'è futuro per l'Italia. Invece che di diritti civili si discute di spread, di bund e di crescita. Se è più democratico un conto corrente o un investimento azionario.
Per la successione di Monti, nel 2013, c'è, caldo caldo, il banchiere Passera. Abbiamo fatto il Risorgimento e la Resistenza per mettere a capo del governo un banchiere? E non è il primo a essere candidato al soglio. Il pdmenoellino Enrico Letta, il nipote di suo zio, ebbe lo stomaco di candidare Profumo un paio di mesi fa. Ritorneremo al voto per censo, come nell'Ottocento. Voterai se te lo puoi permettere. I voti si pagano, non si contano. Il dibattito sui diritti e sui doveri, sulla Costituzione, sui motivi dello stare insieme e sulla costruzione di un futuro migliore è scomparso da qualunque agenda. Siamo diventati correntisti al posto di cittadini. Il codice fiscale ha sostituito la cittadinanza. Si usa la parola democrazia come una pallina antistress. Serve a farci sentire meglio mentre la strizziamo parlandone. "Siamo un Grande Paese Democratico" dove il referendum è solo abrogativo e comunque i partiti se ne fregano dei risultati, dove le proposte di leggi popolari sono ignorate e dove non puoi scegliere il candidato. Cosa vuoi di più dalla vita? Il fascismo a questi gli fa una sega.

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Postato il 14 Dicembre 2011 alle 14:00 in | Scrivi | listen_it_it.gifAscolta | Stampa
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Tags: antistress, debito pubblico, default, democrazia, economia, Monti, Passera, Profumo

I segnali deboli

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I segnali deboli sono indizi di futuro. Chi li vede può sapere prima cosa lo aspetta. All'inizio sono fruscii, brezze leggere che volgono improvvisamente, ma solo per gli sprovveduti, in uragano. Finora chi li ha ignorati poteva giustificarsi con il basso livello del segnale, ma questo vale per il passato, quando per politici, giornalisti e banchieri indebitarsi era bello, spostare la produzione all'estero un segno di progresso, Berlusconi era un presidente del Consiglio e il pdmenoelle un partito di opposizione. Ora i segnali deboli sono diventati forti, assordanti. I timpani vibrano. Dai 30 decibel di un sussurro si è passati ai 180 di un razzo al decollo. Non ci sono più giustificazioni. Se la casa trema, i mobili si muovono come palline in un flipper e il lampadario ti cade in testa non puoi continuare a dormire come se nulla fosse.
L'incendio del campo rom di Torino, città del profondo Nord, da parte di gente normale, con la quale ti ritrovi al bar o sull'autobus ogni mattina, è attribuito alla deflorazione di una fanciulla invece che alla rabbia repressa, a una convivenza forzata, a un incubo sociale nel quale stiamo precipitando. Una folla di torinesi con le torce in mano che bruciano roulotte e baracche del "diverso" è un fatto che richiama il Medio Evo. Non illudiamoci che rimanga isolato. Altro segnale, la bomba a Equitalia che è stata accolta dalla Rete, e non solo, con un entusiasmo incredibile, con boatos e migliaia di commenti di approvazione. L'unica risposta delle Istituzioni è stata la solidarietà (per carità, dovuta) alla vittima. L'italiano vuole la chiusura di Equitalia con le buone e, purtroppo, anche con le cattive. Lo sceriffo di Nottingham aveva una reputazione pubblica migliore di Attilio Befera, il presidente di Equitalia. Perchè non si interviene sulle cause del malcontento e sulla reale utilità del mantenere in vita Equitalia e l'applicazione di meccanismi sanzionatori fuori da ogni ragionevolezza? Si poteva prevedere la bomba? Certo che si poteva prevedere! Gli assalti a uffici di Equitalia e il sequestro di suoi funzionari non fanno più neppure notizia. Altro segnale, i parlamentari che, in piena crisi, fanno resistenza a una riduzione parziale dei loro emolumenti e alla cancellazione del vitalizio. E' un segnale forte, del tipo "Io sono io e voi non siete un cazzo". Saranno forse applauditi se riconosciuti per strada da disoccupati e pensionati alla fame? E in caso contrario Napolitano lancerà un monito di solidarietà?
L'Italia è allo stremo e i segnali del suo corpo esausto sono ignorati e sbeffeggiati. Prima vennero a prendere gli zingari, poi gli esattori e dopo a chi toccherà?

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Postato il 13 Dicembre 2011 alle 14:00 in | Scrivi | listen_it_it.gifAscolta | Stampa
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Tags: Attilio Befera, bomba, Equitalia, segnali deboli, Torino, zingari

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